Gli Stati Uniti hanno deciso di negare l’ingresso nel Paese a cinque personalità europee impegnate nella promozione di una regolamentazione più stringente del settore tecnologico.
Tra i destinatari del provvedimento figura Thierry Breton, ex commissario europeo al Mercato interno, considerato uno dei principali promotori delle norme Ue che negli ultimi anni hanno imposto nuovi obblighi alle grandi piattaforme digitali.
L’annuncio del Dipartimento di Stato americano
La decisione è stata annunciata dal Dipartimento di Stato americano, che ha motivato le sanzioni sostenendo che le iniziative portate avanti dai cinque europei equivalgono a una forma di “censura” e risultano “dannose per gli interessi americani“. In una nota ufficiale, l’amministrazione statunitense parla di “azioni decisive contro individui che hanno guidato iniziative organizzate per costringere le piattaforme Usa a censurare, demonetizzare e sopprimere opinioni americane a loro sgradite“.
Oltre a Breton, il divieto di ingresso riguarda quattro esponenti di organizzazioni non governative impegnate nel contrasto alla disinformazione e ai discorsi d’odio online: Imran Ahmed, del Center for Countering Digital Hate; Clare Melford, a capo del Global Disinformation Index; Anna-Lena von Hodenberg, fondatrice della Ong tedesca HateAid, e Josephine Ballon, attiva nella stessa organizzazione. I nomi sono stati resi noti successivamente dalla sottosegretaria per la diplomazia pubblica, Sarah Rogers.
Al centro dello scontro c’è il Digital Services Act (DSA), la legge europea sulla sicurezza e la trasparenza dei servizi digitali entrata in vigore nell’agosto del 2023 e fortemente sostenuta proprio da Breton durante il suo mandato alla Commissione europea, dal 2019 al 2024. Il DSA mira a ridurre la diffusione di notizie false e contenuti nocivi sui social network, imponendo alle grandi aziende tecnologiche obblighi di filtraggio, blocco o rimozione dei contenuti pericolosi, con sanzioni che possono arrivare fino al 6% del fatturato annuo in caso di violazioni.
Rubio: “Trump non tollererà questi palesi atti di censura”
Il segretario di Stato americano Marco Rubio ha attaccato duramente l’impianto normativo europeo, accusando Bruxelles di voler limitare la libertà di espressione.
For far too long, ideologues in Europe have led organized efforts to coerce American platforms to punish American viewpoints they oppose. The Trump Administration will no longer tolerate these egregious acts of extraterritorial censorship.
Today, @StateDept will take steps to…
— Secretary Marco Rubio (@SecRubio) December 23, 2025
“Per troppo tempo gli ideologi europei hanno condotto sforzi coordinati per costringere le piattaforme americane a sanzionare le opinioni americane a cui si oppongono“, ha scritto Rubio su X, aggiungendo che “l’amministrazione Trump non tollererà più questi palesi atti di censura extraterritoriale”.
Critiche analoghe erano arrivate anche dal vicepresidente JD Vance, in particolare dopo la multa da 120 milioni di euro inflitta dalla Commissione europea al social network X per violazioni del DSA, la prima sanzione di questo tipo dall’entrata in vigore della normativa.
Thierry Breton ha reagito definendo il provvedimento americano una nuova “caccia alle streghe“. In un messaggio pubblicato su X, l’ex commissario ha scritto:
“La caccia alle streghe di McCarthy è tornata?”.
Un vent de maccarthysme souffle-t-il à nouveau ? 🧹
Pour rappel : 90 % du Parlement européen — démocratiquement élu — et les 27 États membres à l’unanimité ont voté le DSA 🇪🇺
À nos amis américains : « La censure n’est pas là où vous le pensez. »
— Thierry Breton (@ThierryBreton) December 23, 2025
Breton ha ricordato che il Digital Services Act è stato votato dal 90% del Parlamento europeo e all’unanimità dai 27 Stati membri, aggiungendo:
“Ai nostri amici americani: la censura non è dove pensate che sia”.
Ira della Francia, Barrot: “Popoli Europa liberi e sovrani”
Dura anche la reazione della Francia. Il ministro degli Esteri Jean-Noël Barrot ha condannato “con la massima fermezza” la restrizione dei visti decisa dagli Stati Uniti contro Breton e le altre quattro personalità europee.

“I popoli d’Europa sono liberi e sovrani e non possono farsi imporre da altri le regole che si applicano al loro spazio digitale”, ha dichiarato Barrot, denunciando un atto che colpisce figure impegnate nella regolamentazione della tecnologia e nel contrasto alla disinformazione.
Il caso segna un ulteriore irrigidimento nei rapporti tra Washington e Bruxelles sul tema della governance digitale. La regolamentazione delle Big Tech, con il Digital Services Act e il Digital Markets Act, si conferma così uno dei terreni di scontro politico ed economico più sensibili tra le due sponde dell’Atlantico.