MEDIORIENTE

Usa e Israele decidono il futuro di Gaza a tavolino: pronto il piano post-guerra

Riunione su Gaza alla Casa Bianca con Blair e Kushner

Usa e Israele decidono il futuro di Gaza a tavolino: pronto il piano post-guerra

Alla Casa Bianca si è tenuta una riunione ad alto livello sulla guerra di Gaza presieduta dal presidente statunitense Donald Trump, con la partecipazione dell’ex primo ministro britannico Tony Blair e dell’ex inviato speciale di Trump per il Medio Oriente, nonché suo genero, Jared Kushner. Secondo quanto riportato dal Times of Israel e da Axios, sul tavolo c’erano l’intensificazione degli aiuti umanitari, la crisi degli ostaggi e soprattutto i piani per la fase postbellica.

Un funzionario della Casa Bianca ha minimizzato l’incontro definendolo “semplicemente una riunione politica”, ma diverse fonti sottolineano che Blair e Kushner sarebbero i registi di un piano più ampio per il “day after” a Gaza. Il progetto, discusso da mesi, punta a una ricostruzione coordinata con Israele e potrebbe fornire al premier Benjamin Netanyahu la copertura politica necessaria per accettare un cessate il fuoco, presentandolo come un accordo più ampio per rimuovere Hamas dal potere.

Blair e Kushner in prima linea sul piano post-guerra

Secondo Axios, Blair avrebbe già incontrato vari leader regionali, incluso il presidente palestinese Mahmoud Abbas, per illustrare proposte di stabilizzazione. Kushner, dal canto suo, è stato a inizio mese in Israele per colloqui diretti con Netanyahu. Entrambi lavorano da tempo con Steve Witkoff, inviato speciale di Trump, che ha parlato su Fox News di un “piano globale per la gestione postbellica di Gaza”.

Usa e Israele decidono il futuro di Gaza a tavolino: pronto il piano post-guerra
Tony Blair e Jared Kushner

L’idea non è priva di controversie: Kushner in passato aveva parlato del “valore immobiliare” del lungomare di Gaza, mentre Trump aveva avanzato la proposta di trasformare la Striscia in una “riviera del Medio Oriente, ipotesi che aveva sollevato dure reazioni internazionali poiché implicava il trasferimento forzato di milioni di palestinesi.

La guerra sul terreno e la crisi umanitaria

Mentre a Washington si discute di scenari futuri, nella Striscia l’esercito israeliano continua le operazioni. L’Idf ha dichiarato che l’evacuazione di Gaza City è “inevitabile, invitando le famiglie a spostarsi verso sud in cambio di aiuti. Le forze israeliane hanno colpito infrastrutture di Hamas a Jabalia, Khan Younis e alla periferia di Gaza City, rivendicando l’uccisione di Mahmoud al-Asoud, comandante dell’apparato di sicurezza generale di Hamas.

Netanyahu ha deciso: occuperà Gaza. E Trump è d'accordo
Il bilancio dall’inizio della guerra del 7 ottobre 2023 parla di oltre 62.800 vittime e quasi 159.000 feriti

Il ministero della Sanità di Gaza, controllato da Hamas, denuncia invece 75 morti nelle ultime 24 ore, tra cui 18 persone uccise mentre attendevano aiuti umanitari. Dieci palestinesi, inclusi due bambini, sarebbero morti di fame nello stesso arco di tempo. Il bilancio dall’inizio della guerra del 7 ottobre 2023 parla di oltre 62.800 vittime e quasi 159.000 feriti.

Le Nazioni Unite avvertono che la fame ha già colpito oltre mezzo milione di persone e che entro settembre il numero potrebbe superare le 640.000, con almeno 132.000 bambini sotto i cinque anni a rischio di malnutrizione acuta.

Le reazioni internazionali

Intanto, il presidente francese Emmanuel Macron ha scritto a Netanyahu avvertendo che una rioccupazione di Gaza aggraverebbe l’isolamento di Israele e “non porterà mai alla vittoria”. Anche Papa Leone XIV ha lanciato un appello contro l’“esodo forzato” della popolazione palestinese, mentre la Conferenza episcopale italiana ha ribadito che “non c’è futuro nella vendetta”.

Nonostante i richiami internazionali, Washington e Gerusalemme sembrano decisi a stringere un’intesa politica per il dopo-guerra. Trump ha fatto sapere di voler “vedere finire il conflitto il prima possibile”, ma allo stesso tempo appare disposto a sostenere l’offensiva israeliana su Gaza City come condizione per raggiungere la nuova fase.