Ursula Von Der Leyen di nuovo ignorata, stavolta da un ministro ugandese: meno male che c'era Macron...
Dopo il brutto episodio di stampo maschilista avvenuto in Turchia, ancora un'accoglienza sciovinista per la presidente della Commissione europea.
Ricordate l'increscioso episodio avvenuto ad Ankara nell'aprile 2021 quando, nel corso di un incontro diplomatico, alla presenza di Erdogan, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, rimase senza sedia e venne "abbandonata" sul divano come i bambini che non possono sedere al tavolo dei grandi? L'accaduto, che testimonia una deprimente e persistente mentalità maschilista, era stato soprannominato sofa-gate. Un fatto analogo, sempre a danno di von der Leyen, si è ripetuto giovedì 17 febbraio 2022, durante l'arrivo dei leader africani a Bruxelles per il vertice Ue-Africa. Il ministro degli esteri ugandese Odongo Jeje ha infatti saltato la stretta di mano con la numero uno dell'esecutivo europeo, affrettandosi - però - a salutare il presidente del Consiglio Ue Charles Michel e il presidente francese Emmanuel Macron.
Nuovo sofa-gate per Ursula von der Leyen
Per fortuna stavolta c'era Macron che, con prontezza di riflessi, è riuscito, elegantemente, a "richiamare" Jeje a un comportamento più adeguato, rammentando che la signora bionda che aveva bellamente ignorato è niente meno che il capo della baracca... Il ministro degli esteri ugandese, dopo aver saltato la stretta di mano con von der Leyen - senza risparmiarsi, invece, con Michel e Macron - è stato indirizzato dal francese a omaggiare anche la presidente della Commissione europea, rimasta in piedi e snobbata, visibilmente imbarazzata, con un diplomatico - quanto legittimamente nervoso - sorriso di circostanza stampato sul volto.
Niente stretta di mano
Finalmente una pezza? Macché, anzi, quando la pezza è peggio del buco... verrebbe da dire osservando come il ministro degli esteri ugandese è corso ai ripari. Dopo essere stato spronato da Macron Odongo Jeje si è comunque ben guardato dallo stringere la mano a von der Leyen, come aveva invece fatto con i suoi colleghi, limitandosi a chinare il volto e salutarla con la stessa enfasi e credibilità che si riconosce a un bambino che pretende un paio di secondi di attenzione, mentre i grandi devono fare le cose da grandi.
Ursula von der Leyen, come in Turchia, si è confermata una fine diplomatica che ha saputo incassare con eleganza l'ennesima umiliazione, perché di questo si tratta, con l'arguzia di chi sa che certe dinamiche non si cambiano con la stizza o i gesti plateali. Rassicura - nel contesto deprimente - che stavolta, a differenza di quanto accaduto in Turchia, qualcuno si sia preso la briga di sottolineare la legittimità del ruolo di von der Leyen: Macron ha messo ha segno un colpo da maestro, soprattutto in vista delle presidenziali francesi 2022.
Seconda occasione persa, invece, per il presidente del Consiglio Ue Charles Michel che anche stavolta, esattamente come in Turchia, è stato spettatore del gesto sessista e non ha preso alcuna posizione in merito. Circa il "pasticcio" di Ankara Michel aveva così giustificato il suo agire:
"Le poche immagini che sono state mostrate hanno dato l'impressione che sia stato insensibile alla situazione. Niente è più lontano dalla realtà, né dai miei sentimenti profondi. Né, infine, dai principi di rispetto che mi sembrano essenziali. In quel momento, pur percependo la natura deplorevole della situazione, abbiamo scelto di non peggiorarla con un incidente pubblico, e di privilegiare in questo inizio di riunione la sostanza della discussione politica che stavamo per iniziare, Ursula ed io, con i nostri ospiti".
Stavolta, dato che Macron ha dimostrato che con cortesia si poteva comunque rivendicare il ruolo della collega, non sarà così facile trovare delle giustificazioni per il suo silenzio.