“Ieri mattina, alcuni droni delle Forze di Difesa Israeliane hanno sganciato quattro granate nei pressi delle forze di pace dell’Unifil impegnate a rimuovere i blocchi stradali che impedivano l’accesso a una postazione delle Nazioni Unite”, ha dichiarato la forza Onu operante in Libano.
Unifil ha spiegato che alcuni droni israeliani hanno sganciato quattro granate nei pressi delle forze di pace, in quello che è stato definito “uno degli attacchi più gravi” contro il proprio personale dal cessate il fuoco di novembre.
“Una granata è caduta a meno di 20 metri di distanza dal personale e dai veicoli delle Nazioni Unite, mentre le altre tre sono cadute a circa 100 metri.
Unifil: attacco israeliano in Libano contro i caschi blu
“I droni sono stati osservati mentre rientravano a sud della Linea Blu” scrive l’Unifil sul suo sito. “Le Idf erano state informate in anticipo dei lavori di sgombero stradale in corso da parte dell’Unifil nella zona, a sud-est del villaggio di Marwahin. Per motivi di sicurezza, i lavori di ieri sono stati sospesi a causa dell’incidente. Qualsiasi azione che metta in pericolo le forze di pace e i loro beni, nonché qualsiasi interferenza con i compiti loro assegnati, è inaccettabile e costituisce una grave violazione della Risoluzione 1701 e del diritto internazionale. È responsabilità delle Forze di Difesa Israeliane garantire la sicurezza e l’incolumità delle forze di pace che svolgono i compiti assegnati dal Consiglio di Sicurezza” si legge ancora.
105 palestinesi uccisi nelle ultime 24 ore
Almeno 63.633 palestinesi sono stati uccisi e altri 160.914 feriti negli attacchi israeliani nella Striscia Gaza dal 7 ottobre 2023, secondo quanto dichiarato oggi il ministero della Sanità di Gaza, controllato da Hamas.

L’offensiva militare israeliana su Gaza City continua senza sosta. Almeno 105 palestinesi sono stati uccisi in tutta la Striscia di Gaza nelle ultime 24 ore, secondo quanto scrive al Jazeera, mentre i raid israeliani hanno raso al suolo aree densamente popolate, in particolare il quartiere di al-Sabra, sotto attacco da giorni. Almeno 32 delle vittime sono state colpite mentre cercavano aiuti.
Il “No” dei militari israeliani
Le resistenze arrivano anche dal fronte israeliano. Da Tel Aviv, ieri, centinaia di riservisti hanno mandato un segnale netto:
“Siamo oltre 365 soldati che rifiutano di obbedire a ordini illegali”, ha detto il sergente Max Kresch. Al suo fianco il capitano Ron Feiner, della Brigata Nahal, ha denunciato una decisione “politica, cinica e pericolosa”, voluta da un governo “messianico e privo di legittimità”. Occupare Gaza City, ha avvertito, significherebbe sacrificare ostaggi, soldati e civili. Alla conferenza stampa erano presenti anche ufficiali di alto rango, come il generale Dor Menachem dell’Unità 411.
Ma Netanyahu tira dritto senza curarsi delle critiche interne e internazionali. Nelle scorse il Belgio, tramite il ministro degli Esteri Maxime Prévot, ha annunciato la disponibilità a riconoscere lo Stato di Palestina, unendosi agli altri Stati che già avevano annunciato questa decisione. Condizionando però il passo alla liberazione di tutti gli ostaggi israeliani e all’esclusione di Hamas dal governo di Gaza.