GUERRA IN UCRAINA

Trump sulla proposta di pace russa: "Due settimane per sapere se Putin fa sul serio"

Possibili nuovi negoziati a Istanbul, la Germania conferma il proprio aiuto a Kiev sui missili

Trump sulla proposta di pace russa: "Due settimane per sapere se Putin fa sul serio"
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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha fissato un ultimatum di due settimane per verificare la reale disponibilità della Russia a negoziare una tregua in Ucraina. "Entro due settimane capiremo se Putin fa sul serio o se ci sta solo prendendo in giro", ha dichiarato Trump dalla Casa Bianca, esprimendo "profonda delusione" per i recenti attacchi di Mosca durante delicati colloqui diplomatici.

Trump: "Sanzioni? Non voglio rovinare tutto"

Il presidente ha evitato di sbilanciarsi sulla reale intenzione di Vladimir Putin di porre fine al conflitto.

"Non posso dirvi se vuole davvero fermare la guerra, ve lo dirò tra circa una settimana e mezza", ha detto Trump, spiegando che "ci sono trattative in corso, ma finché il documento non sarà firmato, nessuno può dirlo".

Trump ha escluso la sua partecipazione a eventuali colloqui con Putin e Zelensky a Ginevra, affermando che "doveva avvenire settimane fa, ora non vedo il motivo". Tuttavia, ha lasciato una porta aperta a un possibile vertice trilaterale: "Lo farò se necessario. A questo punto, doveva succedere mesi fa".

Rispondendo a chi chiedeva se siano in arrivo nuove sanzioni contro Mosca, ha replicato: "Penso che siamo vicini a un accordo, non voglio rovinare tutto. Questa non è la mia guerra. È la guerra di Biden, di Zelensky e di Putin. Io sono qui solo per cercare di porre fine alla guerra e salvare 5.000 vite a settimana e un sacco di soldi".

Mosca propone un nuovo round di negoziati a Istanbul

Nel frattempo, la Russia ha proposto un nuovo incontro con l’Ucraina il 2 giugno a Istanbul. A darne notizia è stato il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, che ha annunciato l’intenzione di presentare un memorandum dettagliato sul processo di pace.

Lavrov: "Completato lo scambio di prigionieri, invieremo nostre condizioni per la pace in Ucraina"
Sergej Lavrov

"La nostra delegazione, guidata da Vladimir Medinsky, è pronta a fornire tutte le spiegazioni necessarie", ha affermato Lavrov, ringraziando la Turchia per la disponibilità ad ospitare l’incontro.

Lavrov ha inoltre avuto un colloquio telefonico con il segretario di Stato americano Marco Rubio, durante il quale ha ribadito l’impegno russo per la preparazione del memorandum e ricevuto conferma della volontà di Trump di porre fine al conflitto il prima possibile.

La risposta dell’Ucraina non si è fatta attendere. Il ministro della Difesa Rustem Umerov ha confermato l’apertura di Kiev a nuovi colloqui, ma ha sottolineato che il successo dell’incontro dipenderà dalla consegna preventiva del documento russo: "Non ci opponiamo a ulteriori incontri, ma vogliamo ricevere il memorandum per evitare che l’incontro sia vuoto".

Zelensky: "Putin non vuole la pace"

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky intanto ha denunciato un massiccio ammassamento di truppe russe nella regione nord-orientale di Sumy: "50.000 soldati sono ora posizionati al confine, con l’apparente obiettivo di creare una zona cuscinetto entro i nostri confini". Zelensky ha anche rinnovato l’invito a un vertice a tre con Trump e Putin ma il Cremlino ha risposto che un simile incontro sarà possibile solo dopo "accordi specifici" sui contenuti da discutere.

In un’intervista all’emittente tedesca RTL, Zelensky ha aggiunto: "Non vedo la volontà di Putin di porre fine alla guerra. Non la vedo, non la sento, e non abbiamo abbastanza pressione. Gli Stati Uniti sono coinvolti, ma non al 100%. Altri stati, come la Cina o altri paesi del Sud globale, si stanno tirando indietro. Questo permette a Putin di prolungare il conflitto".

Volodymyr Zelensky

Dal Cremlino nel frattempo arriva un messaggio chiaro: la Russia non accetterà condizioni che non rispettino i propri interessi strategici. Il portavoce Dmitry Peskov ha ribadito che Mosca è disposta a negoziare, ma "non a qualsiasi prezzo".

Tra le condizioni "non negoziabili" figurano il ritorno dell’Ucraina a uno status neutrale, il blocco dell’allargamento della NATO a est (Ucraina, Georgia e Moldavia) e l’allentamento delle sanzioni internazionali. Lavrov ha definito il ritorno alla neutralità ucraina "imprescindibile" per una pace duratura, ricordando che tale status fu alla base del riconoscimento dell’indipendenza di Kiev nel 1991.

In parallelo al percorso diplomatico, la Germania ha confermato il proseguimento del proprio sostegno militare all’Ucraina, in particolare con nuovi sistemi di difesa missilistica, considerati cruciali per proteggere le città dagli attacchi russi. Berlino ha sottolineato che il supporto a Kiev continuerà "finché sarà necessario" e che eventuali sviluppi diplomatici non annulleranno gli impegni già assunti.

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