Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha lanciato un ultimatum ad Hamas, fissando per domenica 5 ottobre alle ore 18 di Washington (mezzanotte in Italia) la scadenza ultima per accettare il piano di pace americano per Gaza.
In un messaggio diffuso sul suo social Truth, Trump ha ribadito che “ogni altro Paese ha già firmato” il documento in 20 punti, frutto di intense trattative che hanno coinvolto anche Israele, Qatar ed Egitto. Ma ha avvertito:
“Se quest’ultima chance non verrà colta, si scatenerà contro Hamas un inferno come mai visto prima. In un modo o nell’altro, ci sarà pace in Medio Oriente”.
Trump: “Ultima occasione”
Il presidente americano ha usato toni durissimi. Nel suo messaggio ha ricordato che, in risposta al massacro del 7 ottobre in Israele, “oltre 25.000 soldati di Hamas sono già stati uccisi” e che “i restanti sono circondati e intrappolati, in attesa solo del mio ordine per essere eliminati”.
Trump ha poi rivolto un appello alla popolazione civile palestinese:
“Lasciate immediatamente quest’area di morte sicura per recarvi nelle zone più protette di Gaza. Sarete accuditi da chi è pronto ad aiutarvi”.
“Fortunatamente per Hamas – ha aggiunto – viene data loro un’ultima possibilità. È stato firmato un grande accordo che può portare la pace in Medio Oriente dopo tremila anni. Se gli ostaggi saranno rilasciati e i corpi restituiti, verranno risparmiate le vite dei combattenti rimasti”.
Le condizioni poste da Washington
Il piano elaborato dalla Casa Bianca prevede innanzitutto un cessate il fuoco immediato, seguito dal rilascio entro 72 ore di tutti i restanti ostaggi israeliani, vivi e morti, in cambio della scarcerazione di 1.950 prigionieri palestinesi.
Tra le clausole vi è il ritiro graduale delle forze israeliane dalla Striscia, vincolato però al disarmo del movimento, con tempistiche non precisate e la possibilità per Israele di mantenere una “zona cuscinetto” lungo i confini; la presenza di una forza internazionale di stabilizzazione incaricata di amministrare Gaza nel lungo termine e il disarmo totale delle milizie.
Hamas divisa in due sul piano
Hamas, pur non avendo ancora dato una risposta ufficiale, ha fatto sapere tramite alcuni esponenti di stare analizzando i dettagli del piano, chiedendo chiarimenti soprattutto sulle tempistiche del ritiro israeliano e sul ruolo della forza internazionale.

Il gruppo è tuttavia diviso: la leadership politica, basata in Qatar, sembrerebbe più incline ad accettare; l’ala militare, che controlla gli ostaggi, resta invece contraria, ritenendo che il rilascio in blocco dei prigionieri priverebbe il movimento della sua principale leva nei confronti di Israele. La Jihad islamica palestinese ha invece già espresso il proprio rifiuto.
La deadline fissata per domenica sera si preannuncia dunque come un punto di svolta cruciale per il futuro della Striscia di Gaza e per l’intero equilibrio in Medio Oriente.