Trump: "Fordow come Hiroshima, ora andiamo d'accordo con l'Iran"
Il tycoon: "Teheran non avrà l'atomica". Il presidente Pezeshkian: "Pronti a parlare con gli Usa, vogliamo solo i nostri diritti"

Il 24 giugno 2025 si è aperto nei Paesi Bassi, uno dei vertici NATO più significativi degli ultimi anni. Al centro del dibattito, la proposta di aumentare la spesa militare dei Paesi membri fino al 5% del PIL entro il 2035, obiettivo fortemente sostenuto dal segretario generale dell’Alleanza Atlantica.
Fra i leader presenti anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha ribadito l’impegno dell’Ucraina verso l’ingresso nell’Alleanza:
“Il percorso irreversibile dell'Ucraina verso la NATO non deve cambiare”, ha dichiarato, riaffermando la volontà di Kiev di proseguire nella sua integrazione euro-atlantica.

Durante la cena ufficiale offerta dalla famiglia reale olandese, si è svolto un lungo colloquio tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni.
Stamane, 25 giugno 2025, hanno fatto il giro del mondo le parole del presidente a stelle e strisce:
"Fordow come Hiroshima, ora andiamo d'accordo con l'Iran".
Trump: “Il raid a Fordow ha messo fine alla guerra”
Stamane, 25 giugno 2025, nel corso di un punto stampa con il segretario Nato, Mark Rutte, Donald Trump ha rilasciato dichiarazioni in riferimento al recente attacco statunitense in Iran.
“Il raid a Fordow ha messo fine alla guerra, essenzialmente è stata la stessa cosa di Hiroshima e Nagasaki”, ha affermato il presidente americano, paragonando l’operazione militare a uno degli eventi più tragici della storia del XX secolo.
Trump ha spiegato che "dentro è tutto collassato, i tunnel sono crollati, nessuno può entrare a vedere", riferendosi all’impianto nucleare iraniano, duramente colpito nei bombardamenti.
Ha poi aggiunto:
“La tregua sta andando bene, Israele ha fatto retromarcia e sono molto orgoglioso di loro. Ora andiamo molto d'accordo con l'Iran. L’ultima cosa che vogliono fare ora gli iraniani è arricchire l’uranio, non costruiranno la bomba per molto tempo”.
Trump ha anche commentato le nuove politiche dell’Alleanza Atlantica:
“Ho chiesto di andare al 5% e oggi lo faranno, è una notizia importante. La NATO sarà molto forte con noi. Quando c’era Biden era tutto morto”, ha detto il tycoon, rivendicando la sua influenza sull’organizzazione. Ha poi aggiunto: “Non ne possiamo parlare fino al voto, perché a volte succedono cose strane”, lasciando intendere un legame tra le dinamiche geopolitiche e la campagna elettorale americana.
Il bombardamento di Fordow: attacco agli impianti nucleari iraniani
Le parole di Trump fanno riferimento all’attacco condotto dagli Stati Uniti nelle prime ore di domenica 22 giugno 2025, ora locale. L’operazione ha colpito tre siti chiave del programma nucleare iraniano: l’impianto di arricchimento dell’uranio di Fordow, quello di Natanz, e il centro di tecnologia nucleare di Isfahan.
Fordow, definito da molti analisti il “gioiello nascosto” del programma nucleare di Teheran, è un impianto sotterraneo di massima sicurezza, costruito in segreto tra il 2006 e il 2007 all’interno di una ex base delle Guardie Rivoluzionarie.
Secondo gli esperti, la struttura svolgeva un ruolo cruciale nel ciclo del combustibile nucleare: ospitava centrifughe avanzate per l’arricchimento dell’uranio-235, utilizzabile anche a fini militari. L’esistenza del sito fu rivelata solo nel 2009, dopo che l’intelligence occidentale ne scoprì la natura bellica.
Da allora, Fordow è stato sotto costante osservazione da parte dell’AIEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) e dei principali Paesi occidentali, rappresentando uno dei punti più sensibili nella questione nucleare iraniana.
La Casa Bianca ha chiarito più volte la propria posizione: Teheran deve rinunciare allo sviluppo del nucleare a scopo militare, volontariamente o con la forza. In quest’ottica, Trump ha parlato in passato di una “real end” — una soluzione definitiva — al problema dell’arricchimento dell’uranio da parte dell’Iran.
Iran: “Vogliamo solo i nostri diritti”
Le reazioni da Teheran non si sono fatte attendere. Il presidente iraniano Masoud Pezeshkian, durante una conversazione telefonica con il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, ha affermato:
“L’Iran è pronto a risolvere i problemi con gli Stati Uniti, sulla base del quadro internazionale. Non chiediamo altro che i nostri diritti”.