Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha autorizzato l’Ucraina a condurre attacchi a lungo raggio contro il territorio russo, ma con una condizione precisa: ogni singola operazione dovrà ricevere il suo via libera personale, caso per caso.
Lo ha confermato l’inviato speciale Keith Kellogg in un’intervista a Fox News, spiegando che “la posizione di Trump è chiara: bisogna usare la capacità di colpire in profondità, non esistono santuari”.
Le richieste di Kiev: Tomahawk e difesa aerea
La decisione arriva dopo le nuove pressioni del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che la scorsa settimana, a margine dell’Assemblea generale dell’Onu, ha chiesto a Trump missili da crociera Tomahawk a lungo raggio, con gittata fino a 2.500 km, in grado di colpire Mosca. Secondo quanto riferito dal vicepresidente americano J.D. Vance, Washington sta “valutando la possibilità” di fornire i Tomahawk, eventualmente tramite la vendita ad altri Paesi europei che poi li invierebbero a Kiev.
Regarding Russian drone and aircraft encroachments into international airspace.
Estonia, Poland, Denmark, and Norway have been affected – and Sweden has already signaled its concern on the matter. There’s no smoke without fire. All these are definite risks: all these are…
— Volodymyr Zelenskyy / Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) September 29, 2025
Trump apre al via libera per gli attacchi ucraini in Russia:
Contestualmente, Zelensky ha rilanciato la proposta di uno scudo aereo regionale per proteggere Ucraina, Polonia e altri partner dalle minacce russe.
“Se la Russia perde la capacità di colpire dal cielo, la guerra cambierà in modo fondamentale”, ha dichiarato alla conferenza sulla sicurezza di Varsavia.
In un post su X ha poi definito “l’unità europea” l’arma più potente contro Mosca, invocando maggiore coordinamento tra Kiev e gli alleati.
Mosca risponde: “Tomahawk non cambieranno il fronte”
Dal Cremlino è arrivata la replica del portavoce Dmitri Peskov, che ha sollevato dubbi sull’effettiva capacità dell’Ucraina di usare i missili americani senza il diretto coinvolgimento di personale statunitense:

“Chi li lancerà? Gli ucraini o i militari americani? Chi fornirà i target?”.
Peskov ha avvertito che Mosca valuterà attentamente la catena di comando prima di stabilire la sua reazione, ma ha aggiunto che “non esiste un’arma magica che possa cambiare la situazione al fronte, nemmeno i Tomahawk”.
Sul piano negoziale, Peskov ha ammesso che il processo di pace è in “pausa” a causa della “riluttanza del regime di Kiev a continuare il dialogo”. L’ultimo incontro tra delegazioni si è tenuto a Istanbul il 23 luglio, ma da allora non ci sono stati progressi. Mosca aveva proposto tre gruppi di lavoro (politico, militare e umanitario), ma Kiev non avrebbe ancora risposto.
La situazione sul campo
Intanto, la guerra prosegue senza tregua. Secondo il ministero della Difesa russo, nella notte la difesa aerea ha abbattuto 84 droni ucraini in otto regioni, tra cui Mosca, Bryansk e Belgorod. Due persone – una donna di 76 anni e il nipote di sei – sono morte in un incendio provocato dalla caduta dei rottami di un drone nella regione di Mosca. A loro volta, le forze ucraine hanno dichiarato di aver abbattuto 32 droni russi.
Sul fronte del Donetsk, Mosca ha rivendicato il controllo della località di Shandryholove, mentre a Kiev cresce l’attesa per l’arrivo di nuovi caccia: secondo il viceministro della Difesa Ivan Havrylyuk, l’Ucraina riceverà i Gripen svedesi, oltre agli F-16 americani e ai Mirage francesi.