MEDIO ORIENTE

Terzo fronte di guerra aperto da Israele: le truppe di Damasco si ritirano, la provincia siriana di Sweida sotto il controllo dei Drusi

Oltre 300 morti, Tel Aviv continua ad attaccare: anche qui Casa Bianca in pressing per cercare di metter fine all'ennesima crisi

Terzo fronte di guerra aperto da Israele: le truppe di Damasco si ritirano, la provincia siriana di Sweida sotto il controllo dei Drusi
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È nella provincia siriana meridionale di Sweida che si è aperto un nuovo, preoccupante fronte di guerra in Medio Oriente. Il bilancio delle vittime è già drammatico: oltre 350 morti in pochi giorni, tra cui civili, militari siriani, combattenti drusi e beduini. Dopo giorni di violenti scontri interetnici e raid aerei israeliani, l’esercito di Damasco ha annunciato il ritiro dalla regione, lasciando il controllo della sicurezza alla comunità drusa locale, con il placet del governo ad interim guidato da Ahmad al-Sharaa.

 

 

L’evacuazione delle forze governative siriane — formalmente giustificata come il completamento di “operazioni di rastrellamento contro gruppi fuorilegge” — è avvenuta sotto la crescente pressione militare israeliana e diplomatica statunitense. Israele ha giustificato i raid con la necessità di difendere la minoranza drusa, dopo che alcuni membri della comunità erano stati coinvolti in scontri sanguinosi con miliziani beduini sunniti appoggiati, secondo le accuse, da Damasco.

Israele entra in guerra per i Drusi

L’intervento israeliano è stato deciso dopo che le truppe governative siriane erano penetrate a Sweida per sedare gli scontri tra drusi e beduini. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha avvertito:

“Non permetteremo una seconda guerra in Libano nel sud della Siria. Proteggeremo i nostri fratelli drusi”.

Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno colpito duramente: bombardati il ministero della Difesa a Damasco, il palazzo presidenziale e varie basi strategiche a Latakia, Daraa e presso l’aeroporto di Thaala. L’esercito israeliano ha avvertito che le operazioni continueranno finché le forze del regime non si ritireranno completamente dalla zona.

Cresce il pressing degli Stati Uniti

La Casa Bianca è intervenuta con urgenza. Il segretario di Stato Marco Rubio ha dichiarato di aver avviato un “meccanismo multilaterale con partner arabi e Turchia per fermare l’escalation”, ottenendo un temporaneo cessate il fuoco tra il governo siriano e i leader drusi. Tuttavia, la tregua è durata poco: nella mattinata successiva sono ripresi violenti scontri a fuoco tra fazioni settarie, nonostante l’annuncio ufficiale del ritiro dell’esercito da Sweida.

Ahmad al-Sharaa, presidente ad interim siriano ed ex leader jihadista noto come al-Jolani, ha cercato di rassicurare la comunità drusa. In un discorso televisivo ha ribadito che “i drusi sono parte integrante della Siria” e ha accusato Israele di voler “seminare il caos e distruggere l’unità nazionale”. Al-Sharaa ha annunciato che la gestione della sicurezza a Sweida passerà “alle fazioni locali e ai leader spirituali drusi”.

Il terzo fronte aperto da Israele, dopo Gaza e il Libano, rischia ora di incendiare anche la Siria meridionale. L’intervento diretto di Washington, Ankara e dei Paesi arabi ha per il momento evitato una guerra su vasta scala ma la tensione resta altissima.