MEDIO ORIENTE

Superate le 50mila vittime a Gaza dall'attentato del 7 ottobre 2023

Nella notte altri attacchi israeliani nella Striscia. Sotto la lente i guai giudiziari di Netanyahu

Superate le 50mila vittime a Gaza dall'attentato del 7 ottobre 2023
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Il conflitto in Medio Oriente, scaturito dall'attacco del 7 ottobre 2023, ha raggiunto un bilancio tragico: il numero delle vittime palestinesi nella Striscia di Gaza ha superato le 50.000 unità, secondo quanto riferito dal Ministero della Sanità locale. Nel frattempo proseguono gli attacchi israeliani, mentre il primo ministro Netanyahu è finito al centro delle proteste.

Colpite Khan Yunis e Rafah: almeno 16 le vittime

Cinquantamila vittime. Un dato che gli analisti internazionali ritengono persino prudente, considerando che migliaia di persone risultano ancora disperse sotto le macerie delle abitazioni distrutte dai bombardamenti israeliani. Nelle ultime ore, l'esercito israeliano (Idf) ha intensificato l'offensiva, colpendo in particolare le città di Khan Yunis e Rafah.

Secondo Al Jazeera, almeno 16 persone sono morte negli attacchi notturni, tra cui Ismail Barhoum, identificato dal ministro della Difesa israeliano Israel Katz come "il nuovo premier di Hamas a Gaza". A Khan Yunis, un raid ha colpito l'ospedale Nasser, causando almeno cinque morti e numerosi feriti. L'Idf ha confermato l'attacco, sostenendo di aver eliminato un alto esponente di Hamas.

Parallelamente, Israele ha avviato l'accerchiamento del quartiere Tel al-Sultan a Rafah, invitando la popolazione all'evacuazione tramite volantini lanciati dal cielo. Testimoni hanno riferito che, nonostante l'ordine di evacuazione, i civili in fuga sono stati colpiti durante il loro spostamento, aggravando la situazione già disperata degli sfollati.

Netanyahu al centro delle proteste

Sul fronte interno, il governo di Benjamin Netanyahu si trova sotto pressione. Le sue recenti decisioni, tra cui il tentativo di destituire il capo dello Shin Bet, Ronen Bar, e la procuratrice generale Gali Baharav-Miara, hanno scatenato forti proteste. A Gerusalemme, centinaia di manifestanti hanno marciato fino alla residenza del primo ministro, mentre a Tel Aviv migliaia di persone hanno invaso piazza Habima per chiedere il ritorno alla tregua e la liberazione degli ostaggi.

Superate le 50mila vittime a Gaza dall'attentato del 7 ottobre 2023
Un'immagine dall'alto delle proteste a Gerusalemme

"Questo governo sta portando il Paese verso la guerra civile", ha dichiarato l'ex premier Yair Lapid, denunciando la gestione di Netanyahu.

Mentre la guerra infuria, il governo israeliano ha dato luce verde alla proposta del ministro della Difesa Israel Katz di creare un'unità per facilitare la "partenza volontaria" dei palestinesi dalla Striscia di Gaza, un'iniziativa che molti considerano un tentativo di sfollamento forzato.

Il tentativo di licenziare il capo dello Shin Bet e la procuratrice generale Gali Baharav-Miara è stato visto da molti come una rappresaglia contro chi non si è piegato alla linea di Netanyahu. L'ennesima forzatura del suo governo riguardante sia la sua gestione del potere che i suoi tentativi di sfuggire alla giustizia.

Nel corso del suo governo Netanyahu e i suoi alleati sono accusati di aver cercato di indebolire il sistema giudiziario israeliano. Le riforme proposte dal suo governo, che miravano a ridurre il potere della Corte Suprema e aumentare il controllo dell'esecutivo sulla magistratura, hanno scatenato massicce proteste popolari. Molti critici sostengono che queste mosse fossero finalizzate a garantirgli protezione legale nei suoi processi e Netanyahu è stato accusato anche di tentare di influenzare le indagini contro di lui, esercitando pressioni sulla polizia e sulla magistratura.

Netanyahu: "Pronti a riprendere la guerra in qualsiasi momento"
Benjamin Netanyahu

Il premier israeliano è accusato di aver ricevuto regali di lusso (sigari, champagne e gioielli) da miliardari come Arnon Milchan e James Packer in cambio di favori politici. Si sospetta che abbia negoziato con il proprietario del quotidiano Yedioth Ahronoth per una copertura mediatica più favorevole, offrendo in cambio misure per limitare la concorrenza di un altro giornale. Ed infine è accusato di aver favorito l’azienda di telecomunicazioni Bezeq in cambio di una copertura positiva sul sito di news Walla!.

Alcuni analisti ritengono inoltre che Netanyahu stia prolungando il conflitto a Gaza per distogliere l’attenzione dai suoi guai giudiziari e consolidare il sostegno politico della destra estrema. Per questo avrebbe ignorato i numerosi appelli internazionali per il cessate il fuoco e continuato con la strategia del “pugno di ferro”, nonostante le proteste anche in Israele.

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