L’Unione Europea lavora al 19° pacchetto di sanzioni contro la Russia, e tra le misure in discussione emerge una novità: linee guida più stringenti per l’emissione di visti turistici ai cittadini russi.
Secondo fonti europee, la proposta nasce dai dati record di ingressi registrati durante l’estate, soprattutto verso mete come Italia, Francia e Grecia.
Una stretta che potrebbe rivelarsi anche più efficace delle ritorsioni economiche e che starebbe gettando nel panico i tanti turisti russi che negli ultimi tre anni si sono “infilati” nel Belpaese (e non solo) finora curandosi attentamente di non sbandierare la loro nazionalità di provenienza. Senza contare poi che in molte località di grido (la Versilia toscana per esempio) i cittadini russi hanno messo pure radici, gestendo bagni e attività commerciali.
Stop ai viaggi “facili” per i russi
La misura rappresenterebbe un inasprimento di quanto già deciso dal Consiglio UE nel settembre 2022, quando venne sospeso l’accordo di facilitazione sui visti con Mosca a seguito dell’invasione dell’Ucraina. Da allora:
- i cittadini russi non hanno più accesso privilegiato e devono affrontare procedure più lunghe, costose e complesse;
- gli Stati membri hanno maggiore discrezionalità nel valutare le richieste;
- restano possibili eccezioni per motivi essenziali (familiari di cittadini UE, giornalisti, dissidenti, rappresentanti della società civile);
- i documenti di viaggio rilasciati in regioni ucraine occupate o in territori separatisti della Georgia non sono accettati come validi.

Con il nuovo pacchetto si andrebbe oltre, rafforzando le restrizioni soprattutto sui visti turistici. Sul tavolo anche una proposta rilanciata dalla Polonia: limitare i movimenti dei diplomatici russi, che non potrebbero più viaggiare liberamente nello spazio Schengen ma solo nel Paese in cui sono accreditati. Una misura pensata per motivi di sicurezza, visto l’alto numero di agenti dell’intelligence russa che operano sotto copertura diplomatica.
Cooperazione con gli Usa, reazione del Cremlino
Il pacchetto sanzioni, ancora in fase di definizione, si inserisce nella più ampia strategia di pressione coordinata con gli Stati Uniti. Washington spinge per misure più incisive, comprese sanzioni secondarie contro Paesi terzi che commerciano con Mosca (come l’India sul petrolio). Bruxelles, tradizionalmente più prudente su questo fronte, preferisce concentrarsi su misure direttamente applicabili e giuridicamente solide, come appunto i visti.

Mosca però non arretra. Il portavoce Dmitri Peskov ha ribadito che “nessuna sanzione potrà costringere la Federazione Russa a cambiare la sua posizione coerente”. Intanto, Vladimir Putin ha presentato alla Duma un progetto di legge per il ritiro dalla Convenzione europea per la prevenzione della tortura, segnando un nuovo strappo con l’Europa.
Un pacchetto complesso
Il 19° pacchetto non riguarderà comunque solo i visti: Bruxelles e Washington discutono di come contrastare la “flotta ombra” che permette alla Russia di vendere petrolio aggirando i controlli, e di come ridurre ulteriormente le entrate energetiche di Mosca.
Il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, ha ribadito dalla Finlandia:
Starting week 2 of my #TourdesCapitales in Helsinki with PM @PetteriOrpo.
🇫🇮 exemplifies how peace in 🇺🇦 and security in 🇪🇺 are closely interconnected. Strengthening our Eastern borders will benefit the EU’s stability and competitiveness. https://t.co/FzmjT4HbER
— António Costa (@eucopresident) September 8, 2025
“Dobbiamo aumentare la pressione su Mosca, non solo con nuove misure, ma anche imponendo sanzioni secondarie a chi compra gas e petrolio russi”.