Sosia di Zelensky in fuga salvo grazie ai colleghi copie di Putin e Kim Jong Un
L'attore 41enne è in salvo in Polonia, dove è andato a bersi qualcosa con il "falso zar".
Una vicenda al limite del surreale, che corre parallela alla drammatica narrazione ucraina. Al centro di questa singolare storia, fortunatamente a lieto fine, i sosia di Volodymyr Zelensky, leader ucraino finito nel mirino di Vladimir Putin dal primo giorno in cui la Russia ha invaso l'Ucraina, ma anche l'attore che per vivere (e per somiglianza) è noto come la copia del numero uno del Cremlino e, a chiudere l'improbabile trio, anche il sosia del dittatore nordcoreano Kim Jong Un.
Il sosia di Zelensky salvo anche grazie ai sosia di Putin e Kim Jong Un
Il sosia di Zelensky, Umid Isabaev - famoso per l’incredibile somiglianza che per anni gli ha permesso di lavorare come imitatore del presidente ed ex attore - dopo l'invasione russa a danni dell'Ucraina ha iniziato a temere per la propria vita, rifugiandosi nei bunker di Kiev.
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Effettivamente essere la fotocopia dell'uomo che il Cremlino vuole morto può essere terrificante e pericoloso. Il 41enne, inaspettatamente, ha ricevuto un prezioso aiuto proprio da un collega che, ironia della sorte, è il sosia del presidente russo Vladimir Putin; nonché di colui che impersona Kim Jong Un dal 2013.
E' stato proprio quest'ultimo, noto con il solo nome di Howard X, a rendere pubblica la vicenda a condizione che i suoi dati sensibili non venissero divulgati. Dal luogo segreto in cui si trova, Howard ha seguito dall'inizio la situazione ucraina e ha temuto fin da subito per il suo collega.
I due non si conoscono ma hanno lavorato allo stesso documentario sui sosia dei politici mandato in onda dalla tv russa nel 2020. Come Howard ha raccontato al Washington Post, la vita da imitatore di personaggi famosi è divertente ma può presentare anche risvolti rischiosi; così ha deciso di mandare un messaggio a Isabaev offrendosi di pagargli i viaggi per fuggire dall’Ucraina.
Non pago ha coinvolto un altro collega: Slawomir, in arte Steve Poland, sosia professionale di Putin che, subito dopo lo scoppio della guerra, aveva chiarito sui suoi social:
“Anche se fingo di essere lui, non lo ammiro".
Dalla sua casa in Polonia, il "falso zar" è rimasto in costante comunicazione con Isabaev durante la sua fuga. Il viaggio verso la Polonia è durato circa una settimana. Una volta in Polonia, il finto Zelensky è stato accolto da un’auto inviata da Howard che si è anche offerto di pagargli l’alloggio in hotel.
Isabaev e Slawomir si sono incontrati: sono entrati in un bar per bere una birra e parlare della guerra, scattando anche alcune foto che sono diventate, ovviamente, virali.
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