Secondo gli esperti i dazi di Trump avranno un impatto limitato sull'export italiano
Il centro studi Prometeia calcola il peso fra i 4 e i 7 miliardi. L'economista Altomonte: "Poca roba, la nostra è un'economia diversificata"
Dopo Cina, Messico e Canada tocca all'Europa. Donald Trump annuncia una stretta anche sull'export dell'Ue, che potrebbe colpire anche l'Italia. Giorgia Meloni, forte anche del rapporto con il tycoon, prova a mediare.
Quali effetti dei dazi di Trump sull'Europa e l'Italia
Trump ha annunciato che i dazi colpiranno anche l'Unione Europea.
"Si stanno davvero approfittando di noi, abbiamo un deficit di 300 miliardi di dollari. Non ci prendono le nostre auto o i nostri prodotti agricoli, quasi nulla e noi tutti prendiamo milioni di automobili, quantità enormi di prodotti agricoli", ha tuonato il presidente Usa.
Al momento non si parla di tempistiche precise, anche se Trump ha parlato di un preoccupante "molto presto".
Bruxelles però non vuole farsi trovare impreparata e non vuole andare allo scontro e dunque si sta approntando una proposta che prevede pacchetti di maggiori acquisti di gas liquido e aumenti della spesa militare. Ma c'è anche chi spinge per una "reazione aggressiva", colpendo a sua volta l'economia americana in Europa (in particolare alcolici, automobili e misure contro le big tech).
E l'Italia?
Che Trump abbia stima di Giorgia Meloni non è un segreto. Lo ha dichiarato apertamente lui stesso. Ma che questo possa escludere di partenza l'Italia dai dazi sembra improbabile.
Più facile pensare che la premier possa, proprio in forza dei suoi rapporti con la Casa Bianca, offrirsi come mediatrice per l'Europa, chiedendo in cambio di venirle incontro sulle spese per la difesa.
Il peso dei dazi sull'Italia
Sono molti i settori dell'export italiano che potrebbero essere interessati. I dati dicono che potrebbero venire colpite circa 44mila imprese, con una danno che potrebbe aggirarsi tra i 4 e i 7 miliardi di euro.
Ma c'è davvero da preoccuparsi? Non tanto, secondo l'economista Carlo Altomonte del Centro Studi Prometeia:
"L'impatto, anche se ci fosse, non sarebbe così importante - ha detto al Gr2 - Siamo una grande economia diversificata, non così collegata con gli Stati Uniti".
C'è anche chi poi sottolinea come il nostro Paese esporti prodotti di nicchie di mercato difficilmente contendibili e produzioni in gran parte altamente sofisticate, e dunque con un alto grado di specializzazione. Difficile che gli Usa nel breve medio termine siano in grado di rimpiazzare le forniture italiane su queste categorie di prodotti, e questo potrebbe allentare un po' la pressione.