Sabato 14 giugno il "No Kings Day": oltre 1.400 città Usa in rivolta contro Trump (nel giorno del suo compleanno)
Nel giorno del suo 79° compleanno, Trump dovrà affrontare la più grande mobilitazione di massa dall'inizio del suo secondo mandato

Il 14 giugno 2025 promette di essere una data memorabile nella storia recente degli Stati Uniti. In coincidenza con la parata militare a Washington D.C. per celebrare il 250º anniversario dell’esercito americano ma anche con il 79° compleanno del presidente Donald Trump, oltre 1.800 manifestazioni di protesta si terranno in almeno 1.400 città del Paese sotto un unico slogan: “No Kings”.
Quella che si preannuncia come la più grande mobilitazione di massa anti-Trump da inizio del suo secondo mandato nasce in risposta all’escalation autoritaria delle ultime settimane. L’impiego massiccio di forze armate per reprimere le proteste contro i raid migratori dell’ICE, l’invio di migliaia di marines e membri della Guardia Nazionale a Los Angeles senza il consenso dei governatori locali e l’uso del linguaggio bellico contro i manifestanti hanno innescato un’ondata di indignazione trasversale.
In corso proteste da costa a costa
"Duecentocinquant’anni fa abbiamo cacciato un re. Non vogliamo ritrovarci con un altro".
Il movimento “No Kings” è il risultato di un’alleanza orizzontale e decentrata che unisce centinaia di sigle pro-democrazia, sindacati, collettivi civili e gruppi progressisti come Indivisible, MoveOn, Public Citizen, Common Defense e Human Rights Campaign. Nata dal basso, la mobilitazione ha già scosso le strade di Los Angeles, New York, Dallas, Seattle, Chicago, Boston e Atlanta, dove decine di migliaia di cittadini sono scesi in piazza per contestare le politiche migratorie e la crescente militarizzazione delle città.

Le proteste si sono moltiplicate in risposta ai raid dell’ICE, che hanno portato all’arresto di centinaia di migranti cosiddetti “irregolari”, ma anche contro l’utilizzo delle forze armate per funzioni di ordine pubblico. Il presidente Trump ha dispiegato 4.000 uomini della Guardia Nazionale e 700 marines a Los Angeles, scavalcando il governatore democratico Gavin Newsom, che ha definito la mossa “una scelta teatrale e autoritaria”, annunciando un’azione legale contro la Casa Bianca.
Anche in Texas il governatore repubblicano Greg Abbott ha replicato il modello losangelino, annunciando il ricorso alla Guardia Nazionale per “contenere le proteste”.
"No Kings Day": un "referendum" sulla democrazia
La protesta del 14 giugno, ribattezzata “No Kings Day”, vuole essere molto più di una semplice manifestazione. È pensata come un vero e proprio referendum popolare diffuso contro quella che milioni di americani percepiscono come una deriva autocratica. Cortei, performance artistiche, concerti, assemblee pubbliche, momenti di disobbedienza civile e comizi si svolgeranno da Detroit a Houston, da New Orleans a Tampa Bay, fino ai campus del Midwest, coinvolgendo cittadini comuni, studenti, insegnanti, veterani e famiglie.
The map for this Saturday's nationwide #NoKingsDay peaceful protests — this is what democracy looks like.
Find a rally near you: https://t.co/KEpE3E2C3n pic.twitter.com/oQKZwJH4fR
— DJ Koessler (@DJKoessler) June 11, 2025
A Detroit, è attesa anche la deputata Rashida Tlaib, mentre a Mobile (Alabama) gli organizzatori denunciano minacce, ma assicurano che i cortei si terranno con determinazione e tono pacato.
In New York, Boston, Philadelphia, Chicago e Denver, le proteste degli scorsi giorni si sono svolte in gran parte pacificamente, anche se non sono mancati gli scontri con la polizia e alcune decine di arresti. La tensione resta però più alta ovviamente a Los Angeles, dove è stato imposto il coprifuoco in alcune zone centrali, con ulteriori arresti per violazioni notturne.
Niente proteste nel cuore di Washington ma la pressione sale
Gli organizzatori hanno deciso strategicamente di non concentrare le manifestazioni dentro Washington D.C. per evitare che la Casa Bianca trasformi il 14 giugno in uno “scontro al vertice”. Tuttavia, sono previsti presìdi di massa nei sobborghi limitrofi: Chevy Chase, Bethesda, Silver Spring e Takoma Park in Maryland, così come Arlington, Alexandria e Falls Church in Virginia.
Nel frattempo, il presidente Trump ha avvertito che chiunque tenterà di protestare “verrà contrastato con una forza molto grande”. Le autorità hanno confermato un dispiegamento imponente: 7.000 militari, 28 carri armati Abrams, 28 veicoli Bradley, 50 elicotteri Apache, Black Hawk e Chinook, concerti e fuochi d’artificio, oltre a una performance di paracadutisti. L’intera Constitution Avenue verrà blindata, con placche d’acciaio installate per evitare danni strutturali all’asfalto.
Remember to protest on June 14th. pic.twitter.com/FPSg4gLt2J
— Brian Krassenstein (@krassenstein) June 10, 2025
Le proteste non nascono solo dalla rabbia per i raid migratori o la militarizzazione. Secondo molti osservatori, Trump sta combattendo una vera e propria guerra culturale. Università, media, minoranze, centri urbani, e soprattutto l’idea stessa di una società pluralista e multiculturale, sono diventati bersagli sistematici. Il “No Kings Day” risponde a questo attacco con la Costituzione in mano e la disobbedienza civile come strumento democratico, rivendicando il diritto a dissentire anche di fronte alla forza militare.
Il 14 giugno 2025 potrebbe essere ricordato come un punto di svolta: da un lato un presidente che si presenta come leader forte, sostenuto da carri armati e parate; dall’altro una nazione che, città dopo città, marcia per riaffermare i valori costituzionali, la libertà di dissenso e il rifiuto di ogni forma di autocrazia. In gioco non c’è solo una presidenza, ma l’identità stessa degli Stati Uniti d’America.
Gli americani sono un popolo molto ricco e grossolano e allo stesso tempo libero in quanto creatosi da solo con proprie risorse e renderlo succube di una politica restrittiva causa la sua insurrezione senza limiti.