"condizioni disumane"

Rientrato in Italia uno dei due italiani di Alligator Alcatraz

Resta ancora a Krome l'altro nostro connazionale, Gaetano Cateno Mirabella Costa

Rientrato in Italia uno dei due italiani di Alligator Alcatraz
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È atterrato in Italia il 31 luglio 2025, assistito dal consolato italiano a Miami, Fernando Eduardo Artese, 63 anni, dopo essere stato detenuto per diversi giorni negli Stati Uniti.

Lo ha comunicato ufficialmente la Farnesina, confermando che Artese ha lasciato il centro di detenzione Krome di Miami, dove era stato trasferito dopo un primo periodo nel penitenziario noto come Alligator Alcatraz, situato nelle paludi della Florida.

Fernando Artese torna a casa

Artese, in possesso di doppio passaporto italiano e argentino, era stato fermato il 25 giugno mentre cercava di imbarcarsi per l’Argentina. Era entrato negli Stati Uniti circa dieci anni fa dalla Spagna, utilizzando il passaporto italiano nell’ambito del programma di esenzione dal visto (Visa Waiver Program), che consente soggiorni turistici fino a 90 giorni. Tuttavia, era rimasto nel Paese ben oltre il periodo consentito.

Nel 2018 la sua famiglia lo aveva raggiunto negli Stati Uniti, stabilendosi anch’essa illegalmente. Il suo arresto è scattato quando la polizia ha scoperto un mandato pendente per non essersi presentato a un’udienza in tribunale prevista nel mese di marzo, relativa a una multa per guida senza patente. Secondo quanto riferito dai familiari, Artese non si era presentato per paura di essere arrestato. Dopo sei giorni dal fermo, è stato trasferito sotto la custodia dell’U.S. Immigration and Customs Enforcement (ICE), l’agenzia federale per l'immigrazione.

Rientrato in Italia uno dei due italiani di Alligator Alcatraz
Artese e Mirabella Costa

Gaetano Mirabella Costa: ancora detenuto a Krome

Diversa la posizione dell’altro connazionale Gaetano Cateno Mirabella Costa, nato a Taormina nel 1980, ancora oggi trattenuto nel centro di Krome. Il suo caso è seguito attentamente dal consolato italiano a Miami, dall’ambasciata a Washington e dalla Farnesina, che continuano a fornirgli assistenza legale e consolare.

Mirabella Costa era stato arrestato il 3 gennaio 2025 con l’accusa di possesso di sostanze stupefacenti senza prescrizione medica e aggressione. Il 7 maggio è stato condannato a sei mesi di reclusione, al termine dei quali le autorità statunitensi hanno disposto la sua deportazione in Italia per violazione delle norme sull'immigrazione. Tuttavia, il rientro non è ancora avvenuto.

Le condizioni nei centri di detenzione: la denuncia

Nel corso della sua permanenza negli Stati Uniti, Mirabella Costa ha denunciato pubblicamente le gravissime condizioni di detenzione in cui si è trovato, in particolare durante la sua permanenza nella struttura soprannominata Alligator Alcatraz.

In un'accorata testimonianza diffusa il 20 luglio, ha raccontato:

“Siamo letteralmente in gabbia, come in un pollaio, in 32. I bagni sono aperti e tutti ti vedono. Non ho nemmeno la possibilità di parlare con un avvocato, né con un giudice.”

Che cos’è Alligator Alcatraz

La struttura in questione è un centro di detenzione per migranti irregolari, realizzato nel cuore delle Everglades, l'area paludosa nel sud della Florida. Il nome “Alligator Alcatraz” deriva proprio dalla sua posizione estremamente isolata, in un ambiente naturale popolato da alligatori, coccodrilli e pitoni.

Il centro è parte di un progetto varato durante l’amministrazione Trump, con l'obiettivo di aumentare la capacità di detenzione per migranti e coinvolgere maggiormente le autorità locali nell’applicazione delle leggi federali sull'immigrazione.

Le parole di Mirabella Costa hanno contribuito a riaccendere l’attenzione pubblica e diplomatica sulle condizioni in cui si trovano molti migranti trattenuti negli Stati Uniti, spesso in attesa di espulsione o in fase di valutazione della loro posizione legale.

Le autorità italiane restano in contatto con quelle statunitensi per monitorare da vicino l’evolversi della situazione di Mirabella Costa e garantire che vengano rispettati i suoi diritti fondamentali, in attesa del suo ritorno in Italia.