Quanti ostaggi israeliani sono sopravvissuti e verranno rilasciati da Hamas
I parenti degli ostaggi sono tornati ad alzare la voce, soprattutto per paura che qualcosa possa andare storto: "Netanyahu, sarà responsabile di qualsiasi ulteriore ostacolo"
Il 19 gennaio 2025 è prevista l’entrata in vigore di un accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas, che include un importante capitolo sul rilascio degli ostaggi israeliani trattenuti nella Striscia di Gaza. L’intesa, articolata in tre fasi, punta a riportare a casa i rapiti attraverso un processo graduale, con criteri specifici e un calendario preciso. Su 251 persone rapite da Hamas il 7 ottobre 2023, ecco - indicativamente - chi sarebbe sopravvissuto e potrebbe tornare a casa.
Accordo Israele Hamas: il quadro complessivo degli ostaggi
Dal 7 ottobre 2023, data dell’attacco di Hamas in Israele, sono state rapite 251 persone, come ricostruito dalla CNN. Di queste:
94 si troverebbero ancora a Gaza: 60 sono presumibilmente vive, 34 si ritiene siano decedute, sebbene il numero reale potrebbe essere più alto. Delle 157 sono recuperate: 109 sono state rilasciate, 8 salvate dall’esercito israeliano, 37 sono state ritrovate morte, 3 sono state accidentalmente uccise durante la fuga dall’Idf.
Oltre a questi, Hamas trattiene 4 persone rapite dal 2014, di cui almeno 2 risultano decedute.
Le identità degli ostaggi riflettono la varietà delle vittime: donne, bambini, giovani, anziani, soldati e lavoratori stranieri.
- Donne (10 presunte vive), di età compresa tra 20 e 34 anni. Tra loro: 5 soldatesse rapite dalla base militare di Nahal Oz, Emily Damari, 27 anni, Doron Steinbrecher, 30 anni, e Romi Leshem Gonen, 23 anni, rapite rispettivamente nei kibbutz di Kfar Aza e durante il rave party di Reem. Il corpo di un’altra donna, Inbar Haiman, 27 anni, si troverebbe ancora nell’enclave.
- Giovani tra i 19 e i 35 anni (13 persone) rapiti al festival musicale: non si conosce il destino di questi ostaggi, ma non sono stati dichiarati morti. È noto che Jonatan Mordechai Samerano, 21 anni, Uriel Baruch, 35 anni, e Guy Iluz, 26 anni, sono stati uccisi durante l’attacco e portati a Gaza.
- Anziani tra i 64 e gli 85 anni: per 4 persone non ci sono informazioni sull’esistenza in vita, 6 sono state dichiarate morte.
- Lavoratori stranieri: 6 thailandesi ancora in prigionia, altri 2 risultano deceduti. Hamas trattiene anche uno studente nepalese di 23 anni e il corpo di un giovane tanzaniano di 21 anni.
- Civili tra i 37 e i 55 anni, rapiti nei kibbutz del sud di Israele: Omri Miran (46), Ohad Yahalomi (49), Eli Sharabi (55), Tal Shoham (39), Yair Horn (45) ed Eitan Horn (37).
Il rilascio graduale: primi 33 ostaggi
La prima fase dell’accordo prevede il rilascio di 33 ostaggi, tra cui donne, bambini, anziani e malati. Questo gruppo iniziale include: 5 soldatesse israeliane, 2 cittadini americani: Keith Siegel e Sagui Dekel-Chen, la famiglia Bibas: Shiri, con i figli Kfir e Ariel (la loro sorte è ancora incerta).
Il rilascio avverrà secondo un calendario preciso: Primo giorno della tregua: rilascio di 3 ostaggi, principalmente donne e bambini.
Settimane successive: 4 persone nella seconda settimana, 3 nella terza settimana, 3 nella quarta settimana.
Ultima settimana: rilascio di 14 ostaggi.
Le fasi successive
Nella seconda fase, anch’essa della durata di 42 giorni, si prevede il rilascio dei restanti ostaggi maschi. In cambio, Israele procederà alla liberazione di prigionieri palestinesi.
In vista del rilascio, il ministero della Salute israeliano ha preparato un protocollo specifico che include:
- Controlli medici approfonditi, inclusi test per malattie sessualmente trasmissibili,
- Assistenza psicologica per affrontare i traumi subiti
- Separazione dagli altri pazienti negli ospedali, con possibili ricoveri psichiatrici per i casi più gravi.
Israele: cosa cederà in cambio
Israele rilascerà un numero significativo di prigionieri palestinesi: Almeno 1.000, con un massimo di 1.650 a seconda del numero di ostaggi rilasciati.
Fra loro: 190 con condanne superiori ai 15 anni, oltre 100 ergastolani. Non saranno liberati coloro che hanno partecipato agli attacchi letali, né Marwan Barghouti, leader della prima Intifada. L’accordo esclude il rilascio dei responsabili degli attacchi ai kibbutz e al Nova Festival, dove persero la vita circa 1.200 persone.
Un'intesa delicata
L’intesa tra Israele e Hamas è un passo delicato che mira a salvare vite umane e ridurre le tensioni. Tuttavia, le sfide rimangono numerose, con molti ostaggi di cui non si conosce ancora il destino. L’operazione “Wings of Freedom”, promossa dall’Idf, simboleggia la speranza per il ritorno di tutti i prigionieri, ma il cammino verso la pace resta lungo e incerto.
I parenti degli ostaggi sono tornati ad alzare la voce, soprattutto per paura che qualcosa possa andare storto proprio nelle ultime battute:
“Né Hamas né Ben Gvir, ma Benjamin Netanyahu, sarà responsabile di qualsiasi ulteriore ostacolo al ritorno degli ostaggi”.