Putin: "Pagamento del gas in rubli o dall'1 aprile chiudiamo le forniture". Ma c'è un sistema per aggirare il blocco
Il leader del Cremlino attacca gli Usa: "Vogliono vendere il loro gas, più caro, all'Europa".
Se i colloqui con Mario Draghi avevano aperto a qualche spiraglio, nel giro di poche ore lo scenario è decisamente cambiato. E Vladimir Putin torna a minacciare l'Europa:
"Se il gas non sarà pagato in rubli chiuderemo le forniture".
Putin: gas pagato in rubli o stop alle forniture
Il decreto di Putin per il pagamento delle forniture di gas in rubli prevede che dall'1 aprile gli acquirenti dei Paesi considerati ostili dalla Russia paghino il gas in rubli. E se fino a poche ore fa lo "zar" sembrava arrivato a più miti consigli, procrastinando la data di avvio dell'iniziativa, ora la situazione si è decisamente capovolta.
Nel concreto, il provvedimento si configurerebbe con l'apertura da parte dei Paesi ostili di conti speciali in valuta russa presso la Gazprombank, sulla quale fare i versamenti per l'acquisto del gas (che al Cremilino frutta circa un miliardo di dollari al giorno).
L'attacco agli Usa
Ma c'è di più. Putin ha colto la palla al balzo per dare fiato a una delle teorie complottiste più in voga e attaccare al contempo i nemici storici degli Stati Uniti.
"Gli Usa cercano di spingere l'Europa ad acquistare il gas americano più caro rispetto a quello di Mosca".
Aggiornato l'elenco dei Paesi ostili
Il Governo russo ha inoltre aggiornato la lista dei Paesi ostili: si tratta di tutti gli Stati dell'UE, Australia, Albania, Andorra, Regno Unito, Islanda, Canada, Liechtenstein, Micronesia, Monaco, Nuova Zelanda, Norvegia, Repubblica di Corea, San Marino, Macedonia del Nord, Singapore, Stati Uniti, Taiwan, Ucraina, Montenegro, Svizzera e Giappone.
Ma può farlo?
L'uscita di Putin è una prova di forza o può farlo davvero? Su questo le opinioni divergono. Secondo la Ue (e gli Stati Uniti) richiedere il pagamento del gas in rubli configurerebbe una violazione dei contratti, che andrebbero dunque riscritti - e ricontrattati - con l'indicazione della nuova moneta. Ma il leader del Cremlino in questo momento sembra poco propenso (eufemismo) a mettersi al tavolo per discutere di contratti.
Putin, ovviamente, è di altra opinione:
"Nessuno ci vende niente gratis, e noi nemmeno faremo opere di carità. Significa che i contratti esistenti, in caso di mancato pagamento del gas in rubli, saranno interrotti".
Insomma, sembra piuttosto deciso a procedere con questa politica. Anche se vuol dire rinunciare a parecchio denaro con il quale finanziare la campagna in Ucraina e "difendersi" dalle sanzioni.
Uno "schema" per aggirare il divieto in realtà c'è. E prevede che il Paese importatore del gas apra due conti (uno in euro o dollari e l'altro in rubli) presso Gazprombank, paghi nella propria moneta e sia poi la banca russa a fare il cambio, trasferendo poi la valuta sul conto dell'importatore che potrà così pagare a Gazprom. Un "giro" che salverebbe quantomeno la forma e che potrebbe far dire a entrambe le parti di essere vincitrici, senza fermare le forniture.
Se andrà così sarà solo il tempo a dirlo, ma quel che è certo è che le conseguenze economiche del conflitto ci accompagneranno ancora per tanto tempo.
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