LEGAME SOSPETTO

Petroliera fermata dai francesi accusata di far parte della “flotta fantasma” russa

Oltre al traffico illecito di petrolio, si indaga su un possibile collegamento con i droni che hanno violato lo spazio aereo di Paesi Nato. Macron: "Resterò cauto"

Petroliera fermata dai francesi accusata di far parte della “flotta fantasma” russa

Una petroliera sospettata di appartenere alla cosiddetta flotta fantasma” russa è stata abbordata e trattenuta dalla Marina militare francese al largo delle coste della Bretagna, vicino a Saint-Nazaire. L’operazione, avvenuta nei giorni scorsi, si inserisce nel quadro di crescenti tensioni legate al commercio clandestino di petrolio e al sospetto coinvolgimento di navi ombra in attività ostili nei cieli europei.

Il fermo e le accuse

La petroliera, lunga 244 metri e conosciuta con i nomi Pushpa e Boracay, batte bandiera del Benin ed era partita dalla Russia con destinazione Vadinar, in India, dove sarebbe dovuta arrivare il 20 ottobre. L’abbordaggio è stato ordinato dalla procura marittima di Brest per “mancata documentazione della nazionalità della nave” e per “rifiuto di obbedire alle istruzioni delle autorità”. Due membri dell’equipaggio sono stati arrestati, mentre a bordo sarebbero saliti circa dieci militari francesi per controllare la situazione.

Il presidente francese Emmanuel Macron, parlando a margine del vertice dei leader europei di Copenaghen, ha confermato l’apertura di un’indagine, dichiarando che l’equipaggio avrebbe commesso “reati molto gravi”. Pur senza specificare la natura delle accuse, Macron ha sottolineato che l’operazione dimostra l’impegno della Francia e dell’Unione Europea nel contrasto alle navi della “flotta ombra” che consentono a Mosca di aggirare le sanzioni internazionali.

Il sospetto legame con i droni in Danimarca

Oltre al traffico illecito di petrolio, la vicenda ha assunto una dimensione più ampia a causa di un possibile collegamento con i voli di droni che, a fine settembre, hanno violato lo spazio aereo di Paesi Nato. Tra il 22 e il 25 settembre la nave si trovava al largo delle coste danesi, negli stessi giorni in cui velivoli senza pilota hanno costretto la Danimarca a chiudere temporaneamente alcuni aeroporti, compreso quello di Copenaghen.

Secondo un’analisi basata sui dati di VesselFinder, la coincidenza temporale e geografica alimenta il sospetto che la petroliera possa aver servito da piattaforma per il lancio dei droni. Anche la Norvegia ha registrato episodi simili nello stesso periodo. Tuttavia, né la procura francese né Macron hanno confermato ufficialmente un collegamento diretto tra la nave e le incursioni aeree.

La “flotta fantasma” russa

La nave fermata a Saint-Nazaire sarebbe parte, come detto, della rete di petroliere della “flotta fantasma” russa: imbarcazioni che operano sotto bandiere di comodo, spesso con documentazione irregolare e standard di sicurezza discutibili. Questa flotta parallela è nata per permettere a Mosca di esportare petrolio nonostante le sanzioni internazionali seguite all’invasione dell’Ucraina.

Il fenomeno desta crescente preoccupazione in Europa non solo per le implicazioni economiche, ma anche per i rischi legati alla sicurezza e all’ambiente. Le petroliere fantasma, infatti, navigano frequentemente in acque internazionali senza rispettare le norme di sicurezza, aumentando il rischio di incidenti gravi.

La risposta francese ed europea

L’intervento della Marina francese, che ha inviato anche una motovedetta a sorvegliare la petroliera, si colloca in una strategia più ampia di contrasto alle attività illecite legate al Cremlino. “Resterò molto cauto”, ha dichiarato Macron sul possibile legame con i droni, ma ha ribadito la necessità di rafforzare la cooperazione europea per impedire a Mosca di sfruttare navi ombra per finanziare la propria guerra e destabilizzare l’area atlantica.

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Il presidente francese Emmanuel Macron

Mentre la procura di Brest prosegue le indagini, la petroliera resta immobilizzata al largo della costa francese, diventando il simbolo delle nuove sfide di sicurezza e di intelligence che l’Europa deve affrontare: non solo il commercio illegale di petrolio, ma anche il possibile utilizzo delle navi come basi mobili per operazioni ostili nei cieli Nato.