Rischio ecatombe

Perché la Cina si incaponisce con la tolleranza zero sul Covid

Il problema principale risiede nella scarsa efficacia dei "vaccini di casa" con cui è stata immunizzata gran parte della popolazione.

Perché la Cina si incaponisce con la tolleranza zero sul Covid
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Milioni di persone in lockdown duro, beni di prima necessità che scarseggiano, quarantene simili a prigionie: la tensione sociale in Cina, a causa della politica zero Covid è altissima. Nello scorso fine settimana è stato un susseguirsi di proteste su vasta scala che non si vedevano dai tempi della repressione di Piazza Tienanmen del 1989, figlie della frustrazione dopo quasi tre anni di applicazione della 'tolleranza zero' verso il rischio contagio. Alcuni manifestanti, soprattutto a Shanghai, hanno utilizzato le proteste anche per chiedere una maggiore libertà di espressione, il passo indietro del Pcc e addirittura le dimissioni del presidente Xi Jinping, fresco del terzo mandato di fila a capo del partito e quindi dello Stato.

Ciò che ci si chiede da qui, dall'altra parte del mondo, ovvero quella in cui si gira quasi ovunque senza mascherine e le restrizioni sono ormai un pallido ricordo è perché? Per quale ragione il Governo cinese rischia una guerra civile a causa di politiche estremamente restrittive per difendersi dalla pandemia? Le ragioni sono diverse ma - sul banco degli imputati - sale principalmente la campagna vaccinale: il  vaccino cinese a virus inattivato ha una minor efficacia rispetto ai vaccini a mRNA (con cui è stata immunizzata la gran parte della popolazione occidentale). Le istituzioni cinesi hanno deciso, durante l'emergenza pandemica, di tirare dritto e affidarsi ai propri sieri: con il risultato che prediligere una tecnica meno aggiornata serve ora il (salato) conto. Omicron, con la sua alta contagiosità ha fatto il resto, facendo correre il virus.

Cinesi in rivolta

Aprire e andare incontro a un'ecatombe - causata dalle immunizzazioni poco efficaci a cui la popolazione è stata sottoposta - sarebbe una debacle politica macroscopica per il regime. La soluzione per contenere le conseguenze rimane dunque la serrata. Ma quanto sarà sostenibile nel tempo questa strategia?

Rabbia dei cittadini cinesi

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La Cina tiene la rotta: 'tolleranza zero', annunciando però un nuovo piano per accelerare i vaccini anti-Covid per poter aumentare la protezione degli anziani, a partire dagli ultraottantenni.

Contenere la rabbia della popolazione si sta rivelando sempre più complicato, ed è così che il regime ricorre a espedienti di varia natura per non soffiare sul fuoco. Emblematico il recente caso dei Mondiali in ritardo. Dopo l'iniziale censura totale anche la Cina ha cominciato a mandare in onda le partite dei Mondiali di calcio 2022 in Qatar, ma con un espediente: le immagini vengono ritrasmesse con una leggera differita che consente di rimuovere quelle che indugiano sugli spettatori che affollano le tribune degli stadi senza mascherine; al loro posto vengono inseriti  piani di allenatori o calciatori. Lo scopo è quello di non mostrare ai cinesi gli assembramenti di persone senza mascherina e altri dispositivi di protezione che assistono dal vivo agli incontri, suggerendo che da altre parti del mondo si vive e convive serenamente con la pandemia grazie a strategie vincenti che consentono di limitare il suo impatto mortale.

Un problema di immunizzazione

La falla alla base, come accennato, è figlia delle immunizzazioni poco performanti. I vaccini "di casa", voluti dal presidente Xi Jinping, come confermano i numeri, non sono affatto paragonabili per efficacia a quelli somministrati in Europa e Stati Uniti, ovvero i vaccini a mRNA.

Sono infatti ancora figli di un approccio tradizionale, sicuramente meno costoso, ma che ora mostra tutti i suoi limiti.

Coronavac di Sinovac Biotech, uno dei più utilizzati in Cina, appartiene alla categoria dei vaccini a virus inattivato. Si tratta dunque di un prodotto in cui è presente Sars-Cov-2 nella sua forma integrale - quella isolata in origine a fine 2019 - ma incapace di replicarsi e dare luogo a malattia. Secondo un recente studio realizzato ad Honk Kong, l'efficacia della vaccinazione con Coronavac in due dosi si attesta intorno al 60%. Lo stesso studio, confrontando i vaccini a mRNA, ha concluso che negli over-60 le probabilità di andare incontro allo sviluppo di malattia grave e morte è tre volte superiore con il vaccino di Sinovac rispetto a due dosi di Comirnaty di Pfizer-BioNTech. Ciò non significa che il vaccino "Made in China" non funzioni ma che è sicuramente meno efficace.

Il tasso di efficacia di Sinovac, vaccino cinese, nella prevenzione dei contagi è attestato, da ricercatori brasiliani, al 50,4%, dato ancora più basso. In confronto, il vaccino prodotto da Pfizer è risultato efficace al 97%.

In questo quadro assume un valore storico la (rara) ammissione di debolezza, nel 2021, da parte delle autorità cinesi. Gao Fu, a capo del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie della Cina, ha ammesso che l'efficacia dei vaccini cinesi contro il Covid è bassa, annunciando inoltre l'intenzione del governo di valutare anche la possibilità di mixarne diversi per potenziarli:

"Non hanno tassi di protezione molto elevati", aveva spiegato Gao nel corso di una conferenza stampa nella città di Chengdu.

Uno studio pubblicato su Nature Medicine suggeriva come soluzione migliore quella di un richiamo con vaccino a mRNA.

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