Per ridurre il debito pubblico la Francia vuole abolire la Pasquetta (e un'altra festa)
A rischio anche la Festa della Vittoria (8 maggio). Proteste bipartisan contro il premier François Bayrou

Ci sono tantissimi modi per sistemare le finanze, guadagnare qualcosa in più e risparmiare un po'. E ciascuno lo sperimenta probabilmente tutti i giorni a casa propria. Uno dei metodi può essere anche rinunciare alle vacanze e fare qualche straordinario in più al lavoro.
Una situazione che potrebbe riguardare a breve tutti i francesi.
La Francia vuole abolire la Pasquetta
Il primo ministro francese François Bayrou ha infatti presentato un piano di austerità per il bilancio del 2026 che comprende la soppressione di due festività nazionali: il Lunedì di Pasqua e l’8 maggio (Festa della Vittoria nella Seconda Guerra Mondiale). Questa misura rientra in un pacchetto volto a tagliare 43,8 miliardi di euro e ridurre il deficit dal 5,8 % del Pil nel 2024 al 4,6 % nel 2026.
Le motivazioni del Governo
Secondo Bayrou, eliminare questi giorni festivi - due degli 11 ufficiali all’anno - servirebbe ad aumentare la produttività a favore di attività economiche, imprese e pubblica amministrazione, generando circa 4 miliardi di euro di entrate aggiuntive . Il premier ha definito la situazione finanziaria del paese una “maledizione senza via d’uscita”, con un debito pari al 114 % del Pil e pagamenti di interessi stimati in 62 miliardi di euro nel 2025, e superiori a 100 miliardi entro il 2029.
Impatto previsto
Sebbene il governo preveda un risparmio complessivo di circa 43,8 miliardi, con la cancellazione delle due festività si otterrebbero in particolare quasi 4,2 miliardi di euro in ricavi addizionali Tuttavia, l’Insee stima che l’impatto sulla crescita economica sia modesto, intorno allo 0,06 % del Pil, considerando che i giorni festivi contribuiscono anche al settore turistico e al benessere dei lavoratori.
Reazioni politiche e sociali
La proposta ha suscitato un’ondata di proteste da ogni parte dello spettro politico:
Marine Le Pen e il partito Rassemblement National hanno definito la misura un “attacco diretto alla nostra storia, alle nostre radici e al mondo del lavoro”.
Jean-Luc Mélenchon (France Insoumise) ha chiesto le dimissioni di Bayrou, sostenendo che le proposte rappresentino un’ingiustizia sociale grave.
Il Partito Socialista e il sindacato Cgt hanno denunciato il piano come penalizzante per i lavoratori e i pensionati, suggerendo invece una tassazione maggiore per le imprese e i più ricchi.
Un sondaggio di Harris Interactive mostra che il 70 % dei francesi si oppone all’abolizione delle festività e il 61 % rigetta anche il congelamento della spesa sociale previsto dal piano.
Conseguenze politiche
La questione potrebbe avere anche conseguenze sul piano politico. Bayrou governa senza una maggioranza parlamentare definita e ha già superato otto mozioni di sfiducia. Se non riuscirà a ottenere l’astensione o il sostegno dei Socialisti (che non escludono di negoziare in autunno), potrebbe dover ricorrere all’uso della clausola costituzionale per far passare la legge, esponendosi a una nuova mozione di sfiducia.
In conclusione, la proposta di tagliare due festività, ben lungi dall’essere solo simbolica, rappresenta un punto centrale nel dibattito sulla sostenibilità dei conti pubblici francesi. Se approvata, sarà l’ennesimo scontro tra esigenze di bilancio e identità culturale del paese.