Colpo di scena

Graziato Patrick Zaki: niente carcere in Egitto

Il presidente egiziano Al Sisi ha cambiato le carte in tavola dopo la condanna di ieri: il ricercatore libero tra poche ore

Graziato Patrick Zaki: niente carcere in Egitto
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Quando sembrava tutto perduto, ecco il colpo di scena. Patrick Zaki, ricercatore bolognese arrestato in Egitto il 7 febbraio 2020 per "diffusione di notizie false, incitamento alla protesta e istigazione alla violenza e ai crimini terroristici", è stato graziato. Mercoledì 19 luglio 2023 il presidente egiziano Al Sisi gli ha concesso la grazia. Il giovane, quindi non finirà in carcere, come invece aveva stabilito ieri il tribunale.

Patrick Zaki graziato

La notizia, in questi ore, ha fatto rapidamente il giro di tutta la Penisola. Patrick Zaki, ricercatore bolognese di 32 anni, nel corso dell'undicesima udienza del processo che lo vedeva imputato per diffusione di notizie false, era stato condannato martedì 18 luglio 2023, a tre anni di carcere in Egitto.

A distanza di poche ore il clamoroso colpo di scena, con la decisione del presidente egiziano. Zaki potrebbe dunque essere rilasciato già in queste ore.

Patrick Zaki

A emettere la sentenza era stato il Tribunale di emergenza per reati contro la sicurezza dello Stato di Mansoura.

Hossam Bahgat (attivista per i diritti umani e fondatore dell'Egyptian Initiative for Personal Rights (Eipr), stessa ong con cui ha collaborato Zaki) aveva scritto così sul suo profilo Twitter:

"Patrick George Zaki, ricercatore presso l'Egyptian Initiative for Personal Rights, è stato condannato a tre anni di carcere dal Tribunale per la Sicurezza di Stato d'Emergenza, sulla base di un articolo di opinione pubblicato nel 2020. La sentenza non è soggetta ad appello o cassazione. Patrick è stato arrestato in tribunale in preparazione del suo trasferimento alla stazione di polizia di Gamasa".

Una notizia scioccante che era giunta a soli pochi giorni da quella della laurea magistrale che Patrick Zaki aveva conseguito, in collegamento video, all'Università di Bologna con valutazione finale di 110 e lode. La sua tesi ha avuto come argomento cardine giornalismo, media e impegno pubblico.

"Sono grato a tutti e ringrazio tutti - aveva dichiarato Zaki - Lo studio mi ha aiutato a resistere. Sono fortunato a essere uno studente dell'Università di Bologna, ringrazio le istituzioni e anche la città, la stampa e tutti coloro che mi sono stati vicino e spero presto di essere a Bologna con voi. Nelson Mandela una volta ha detto che tutto è impossibile finché non viene fatto, questa frase si avvicina molto al mio caso".

 

L'arresto e la successiva liberazione

Il ricercatore era stato arrestato in circostanze controverse il 7 febbraio 2020 ed è stato detenuto per quasi tutto il tempo a Torah, famigerato carcere del Cairo.

"L'accusa di aver pubblicato un articolo in cui racconta i fatti della sua vita di cristiano egiziano" non fa altro che "confermare che l'unico motivo per privarlo della sua libertà è il suo legittimo esercizio della libertà di espressione per difendere i suoi diritti e quelli di tutti gli egiziani, in particolare i copti, all'uguaglianza e alla piena cittadinanza", avevano sottolineato le ong egiziane.

Il 7 febbraio 2020, quando torna al Cairo per una breve vacanza in famiglia, con l'idea di tornare a Bologna e proseguire gli studi nel master europeo, viene fermato in aeroporto e, secondo le denunce di attivisti e legali, viene sottoposto a torture durante un interrogatorio su questioni legate al suo lavoro e al suo attivismo per i diritti Lgbt.

La formalizzazione dell'arresto in Egitto arriva il giorno dopo, l’8 febbraio, quando il ricercatore compare a Mansoura, sua città natale, in stato di arresto per un mandato di cattura emesso nel 2019. Fra le accuse formalizzate allo studente dall’Egitto ci sono: istigazione alla violenza, alle proteste, al terrorismo e gestione di un account social che punta a minare la sicurezza pubblica.

Dopo 19 mesi di custodia cautelare arriva il rinvio a giudizio. Il processo si apre a Mansura e Amnesty International fa sapere che lo studente egiziano rischia cinque anni di carcere. Cadute le accuse più gravi di incitamento al "rovesciamento del regime", l'accusa ora è di "diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese" riferita ad alcune frasi scritte sui social in difesa della minoranza copta.

L'8 dicembre Patrick Zaki è stato scarcerato da un commissariato di Mansura. Appena uscito, il ragazzo ha abbracciato la madre.

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