MEDIORIENTE

Occupazione Gaza, Governo ed esercito di Israele spaccati

È scontro tra i ministri Ben Gvir e Sa'ar sui social. Rinviata la riunione speciale di stasera

Occupazione Gaza, Governo ed esercito di Israele spaccati
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"Il dado è tratto". Così, secondo indiscrezioni riportate da diversi media israeliani, l’entourage del primo ministro Benjamin Netanyahu avrebbe definito la prospettiva di un’occupazione totale della Striscia di Gaza. L’ipotesi, ventilata da tempo, avrebbe ricevuto nuovo impulso dopo la diffusione di un video pubblicato da Hamas, nel quale alcuni ostaggi israeliani appaiono visibilmente denutriti e debilitati.

Attualmente le forze israeliane controllano circa il 75% dell’enclave palestinese. Il piano di Netanyahu, stando alle indiscrezioni, prevederebbe un’avanzata militare fino a portare l’intera Striscia sotto controllo israeliano. Ma l’iniziativa incontra resistenze: tra i contrari, il capo di Stato Maggiore Eyal Zamir, che ha espresso riserve operative e strategiche, sottolineando la mancanza di un piano chiaro per la gestione post-occupazione e il rischio di aggravare la crisi umanitaria già in corso.

La frattura tra Netanyahu e l’esercito

Lo scontro tra il premier e il vertice militare si è intensificato dopo che Zamir ha deciso di revocare lo stato di emergenza bellica in vigore dal 7 ottobre 2023, che estendeva di quattro mesi il servizio di riserva per i soldati di leva. La decisione è arrivata in un clima di crescenti critiche sull’eccessivo stress fisico e psicologico a cui sono sottoposti i militari, aggravato da un’ondata di suicidi tra soldati e riservisti.

Zamir teme che un’occupazione totale metta ulteriormente a rischio gli ostaggi e richieda anni di operazioni per eliminare la presenza di Hamas, con costi militari e umani altissimi.

Ben Gvir contro Sa’ar: lo scontro social

La tensione è esplosa anche sui social. Il ministro della Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, tra i più decisi sostenitori della conquista totale, ha scritto su X:

"Il Capo di Stato Maggiore è tenuto a dichiarare chiaramente che rispetterà pienamente le direttive politiche, anche se non è d’accordo".

A stretto giro, il ministro degli Esteri Gideon Sa’ar ha replicato:

"Il Capo di Stato Maggiore deve esprimere la sua opinione professionale in modo chiaro alla leadership politica. Non è tenuto a ribadire la sua subordinazione al governo".

Lo scambio arriva alla vigilia della riunione del gabinetto di sicurezza, che avrebbe dovuto tenersi questa sera - martedì 5 agosto 2025 - alle 19:00 (18:00 in Italia), in cui Netanyahu, Zamir e i ministri chiave avrebbero dovuto discutere la prossima fase dell’operazione. Ma l'incontro è stato rinviato, sostituito da un ristretto appuntamento tra il premier e alcuni ministri.

L’“architettura dell’occupazione”

Secondo fonti israeliane, un’eventuale occupazione prevederebbe la creazione di avamposti fortificati nei quartieri di Gaza, demolizioni per realizzare zone di sicurezza e strade militari, pattugliamenti costanti e operazioni mirate con droni. Il controllo verrebbe supportato da sistemi di intelligenza artificiale e sensori di sorveglianza, con un rischio elevato di colpire civili innocenti.

Le esperienze passate di Israele in Libano e degli Stati Uniti in Iraq indicano che una simile strategia comporterebbe una trasformazione radicale del tessuto urbano e sociale della Striscia, con conseguenze durature per i civili.

Pressioni internazionali e scenari futuri

Sul fronte diplomatico, l’Unione Europea ha ribadito la propria opposizione a qualsiasi modifica demografica e territoriale imposta a Gaza in violazione del diritto internazionale.

"Gaza deve essere parte di uno Stato di Palestina e Hamas non deve avere alcun ruolo", ha dichiarato la portavoce della Commissione UE Anitta Hipper, chiedendo il rilascio immediato degli ostaggi.

Nel frattempo, Netanyahu sarebbe impegnato anche in una delicata mediazione internazionale tra Donald Trump e Vladimir Putin per ridurre le tensioni tra Washington e Mosca.

Il gabinetto di sicurezza israeliano si riunirà questa sera. Sul tavolo ci sono due strade: portare avanti l’offensiva militare fino alla totale occupazione di Gaza, o puntare a un accordo che garantisca il rilascio degli ostaggi e un cessate il fuoco. La decisione potrebbe definire il prossimo capitolo della guerra e il destino di milioni di civili.