GAZA

Nonostante la pausa tattica, 62 morti in un giorno (34 in fila per il cibo)

Hamas: "Non ha senso negoziare quando la gente muore di fame"

Nonostante la pausa tattica, 62 morti in un giorno (34 in fila per il cibo)
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Israele ha annunciato una pausa tattica per consentire l’arrivo degli aiuti umanitari, ma nella sola giornata di domenica 27 luglio sono comunque state uccise dalle forze di difesa di Tel Aviv almeno 62 persone nella Striscia di Gaza.

E il numero delle vittime continua inesorabilmente a crescere.

Israele annuncia pausa, ma uccide 62 palestinesi

Non solo 62 morti nonostante la pausa, tra questi, 34 persone erano in fila per ricevere del cibo - il motivo per cui era stata proclamata la piccola tregue. A tracciare il quadro sempre più drammatico è l’emittente Al Jazeera.

Il bilancio quotidiano dei morti non si è fermato, la pressione sulla popolazione non è stata alleggerita. E il mondo si sconvolge nel sapere che, secondo il ministero della Salute di Gaza, i decessi per malnutrizione sono in forte aumento.

Si parla di 133 morti di fame in totale dall’inizio del conflitto, 87 sono bambini.

Hamas: "Niente accordi se si muore di fame"

Dal suo esilio, il leader di Hamas per la Striscia di Gaza Khalil al-Hayya ha affidato ai social un videomessaggio in cui denuncia l’insensatezza dei negoziati in condizioni del genere.

“Non ha senso continuare a trattare un cessate il fuoco mentre la nostra gente, inclusi bambini e donne, muore di fame e viene sterminata”.

Al-Hayya accusa Israele di utilizzare i colloqui come pretesto per ottenere concessioni e di perpetuare un assedio disumano.

Netanyahu continuerà con l'operazione

Se dovesse continuare su questa ripugnante strada, Israele rischierà di ricevere sanzioni come Putin dall'Unione Europea. È per questo che ha annunciato la pausa per fare entrare gli aiuti. Ma è evidente che non è andata come doveva andare.

Avrebbe dovuto rappresentare un contentino perché per quanto riguarda l'operazione militare, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ribadito che proseguirà e che Israele sta facendo progressi nei combattimenti e nei negoziati per la liberazione degli ostaggi.

Ha annunciato l’apertura di percorsi sicuri per i convogli umanitari dell’Onu, ma ha anche chiarito che gli aiuti autorizzati saranno ridotti al minimo indispensabile. Una posizione che sembra difficilmente conciliabile con la crescente emergenza alimentare e sanitaria all’interno della Striscia.

Troppo pochi gli aiuti umanitari

Dopo la chiusura quasi totale degli accessi a Gaza imposta a marzo, solo a fine maggio Israele ha riaperto parzialmente alcuni varchi.

Da allora, però, gli aiuti continuano ad arrivare in quantità irrisorie. Il Qatar, tra i pochi attori regionali ancora attivi sul fronte umanitario, ha inviato 49 camion carichi di beni di prima necessità in Egitto e Giordania, destinati alla popolazione dell'enclave.

Diplomazia in stallo

Sul fronte internazionale, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che di recente ha ritirato la delegazione americana dai colloqui di Doha, ha dichiarato - in risposta a una domanda postagli durante l'incontro con la leader Ue Ursula von der Leyen - che Israele dovrà decidersi su un accordo con Hamas.

Nessun piano concreto, nessun intervento diplomatico efficace all’orizzonte e mentre i negoziati si trovano a un punto fermo, la gente di Gaza continua a morire sotto le bombe di Israele e anche di fame.