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Netanyahu: "La carestia è una menzogna. Hamas sta affamando gli ebrei come facevano i nazisti"

La replica: "Mangiano quello che mangia il popolo. Pronti a collaborare con la Croce Rossa, ma quando Israele aprirà corridoi umanitari in tutta la Striscia"

Netanyahu: "La carestia è una menzogna. Hamas sta affamando gli ebrei come facevano i nazisti"
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Il conflitto in Medio Oriente entra nel suo 667º giorno, con un nuovo appello del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. In un videomessaggio rivolto alla popolazione israeliana, il premier ha espresso profonda costernazione dopo la diffusione di nuovi filmati sugli ostaggi detenuti da Hamas. Netanyahu si è detto “scioccato” dalle immagini, definendole “orribili”, e ha indirizzato parole di vicinanza alle famiglie dei prigionieri.

Netanyahu: "La carestia è una menzogna. Hamas sta affamando gli ebrei"

Nel suo intervento, il premier ha tracciato un paragone storico estremo:

“Mentre i nostri ostaggi deperiscono in una prigione, attorno a loro ci sono i mostri di Hamas, ben nutriti, con braccia grosse e carnose. Loro hanno tutto il necessario per nutrirsi, mentre stanno facendo morire di fame i nostri prigionieri, come i nazisti fecero con gli ebrei”. Ha poi ribadito la determinazione del governo: “Non ci arrenderemo. Sono ancora più risoluto nel liberare i nostri figli, nell’eliminare Hamas e nel garantire che Gaza non rappresenti mai più una minaccia per Israele”. Le dichiarazioni sono state riportate dal Times of Israel.

Netanyahu ha inoltre affermato di comprendere “esattamente cosa vuole Hamas: non cerca un accordo, ma punta alla nostra distruzione, usando questi video e diffondendo propaganda di orrore costruita ad arte”.

Appello alla Croce Rossa: “Fornire subito aiuti agli ostaggi”

In parallelo al videomessaggio, l’ufficio del primo ministro ha diffuso una nota ufficiale in cui si riferisce di un colloquio tra Netanyahu e Julien Larison, capo della delegazione della Croce Rossa nella regione. Durante la conversazione, il premier israeliano ha chiesto un intervento immediato per garantire cibo e cure mediche agli ostaggi detenuti nella Striscia di Gaza.

Netanyahu ha denunciato la narrazione di Hamas, secondo cui Gaza soffrirebbe la fame a causa del blocco israeliano, definendola una “menzogna che riecheggia nel mondo”. Ha poi ribaltato l’accusa:

“La fame sistematica è imposta ai nostri rapiti, che subiscono abusi fisici e psicologici estremi”.

La risposta di Hamas: “Nessun privilegio speciale per gli ostaggi”

Dal canto loro, le Brigate Al-Qassam — braccio armato di Hamas — hanno risposto sostenendo di essere disposte a collaborare con la Croce Rossa per portare cibo e medicine ai prigionieri, a condizione che Israele consenta l’apertura stabile dei corridoi umanitari e sospenda ogni attività militare durante le operazioni di consegna.

Nella dichiarazione, Hamas sottolinea che non intende “affamare intenzionalmente i prigionieri”, ma che questi ricevono “lo stesso cibo di cui dispongono i combattenti e la popolazione civile”. Il gruppo ha chiarito che gli ostaggi non riceveranno “alcun trattamento speciale” in risposta a quella che definisce “la punizione collettiva imposta alla popolazione palestinese”.

Nonostante le dichiarazioni, Hamas non ha mai concesso alla Croce Rossa l’accesso diretto agli ostaggi nei 22 mesi di guerra.

Aiuti umanitari sotto sequestro: solo il 10% arriva a destinazione

Intanto, i dati del sistema Monitoring & Tracking DashboardUN2720, sviluppato dalle Nazioni Unite per tracciare gli aiuti destinati a Gaza tramite QR code, rivelano un quadro allarmante. Tra il 19 maggio e il 2 agosto, circa 40.000 tonnellate di aiuti umanitari sono state scaricate nella Striscia, ma solo 4.100 tonnellate — appena il 10% — sono effettivamente giunte a destinazione.

Il restante 90% è stato segnalato come “intercettato”: i carichi sono stati dirottati lungo il tragitto da civili affamati o da gruppi armati. Secondo fonti mediche palestinesi riportate dall’agenzia Wafa, sei persone sono decedute nelle ultime 24 ore a causa di carestia e malnutrizione. I decessi sono stati registrati in diversi ospedali del territorio.

Crimini di guerra: il 90% delle indagini israeliane chiuse senza esiti

Secondo un rapporto dell’organizzazione Action on Armed Violence (AOAV), con sede a Londra, circa il 90% delle indagini condotte da Israele su presunti crimini di guerra o violazioni dei diritti umani commessi dai suoi militari a Gaza è stato archiviato senza che venisse individuata alcuna responsabilità. Il Guardian riferisce che, tra i casi più emblematici rimasti irrisolti, vi è l’uccisione di almeno 112 civili palestinesi in coda per la farina a Gaza City, nel febbraio 2024, e un bombardamento aereo che ha causato la morte di 45 persone in un campo profughi a Rafah, nel maggio dello stesso anno.

Netanyahu: "La carestia è una menzogna. Hamas sta affamando gli ebrei come facevano i nazisti"
Fame a Gaza

Un altro episodio ancora sotto esame è l’uccisione di 31 civili palestinesi il 1° giugno scorso, mentre si recavano a ritirare generi alimentari in un punto di distribuzione a Rafah. Secondo testimoni oculari, le forze israeliane avrebbero aperto il fuoco. L’esercito israeliano ha inizialmente smentito i fatti definendoli “notizie false”, ma ha successivamente comunicato al Guardian che l’accaduto è “ancora in fase di revisione”.

Iain Overton e Lucas Tsantzouris, ricercatori della AOAV, hanno commentato i risultati delle inchieste parlando di “modello di impunità” in cui Israele non riesce — o non vuole — assumersi la responsabilità degli atti compiuti dalle proprie forze armate.