Prove di pace

Musk: "Ho esagerato con i miei post". Trump: "Carino a scusarsi"

Secondo i media a stelle e strisce, fondamentale sarebbe stato il ruolo di mediatore ricoperto dal vicepresidente J.D. Vance

Musk: "Ho esagerato con i miei post". Trump: "Carino a scusarsi"
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Nella serata di mercoledì 11 giugno 2025, Donald Trump ha ricevuto una telefonata da Elon Musk. Una chiamata che ha segnato un punto di svolta nel durissimo scontro pubblico tra i due protagonisti della politica e dell’economia americana. A rivelarlo è il New York Times, citando tre fonti informate sulla conversazione. Secondo il quotidiano, il miliardario sudafricano avrebbe espresso rammarico per i toni e i contenuti usati contro il presidente degli Stati Uniti durante la lite esplosa la settimana precedente.

Musk: "ho esagerato con i miei post". Trump: "carino a scusarsi"
Crisi tra Musk e Trump

Musk: "ho esagerato con i miei post"

Il gesto di distensione è stato anticipato da una serie di colloqui riservati, tenuti venerdì, tra Musk, il vicepresidente JD Vance e la capa dello staff della Casa Bianca, Susie Wiles. L’obiettivo era chiaro: disinnescare la tensione e riportare il dialogo su binari più pacati. Proprio questo intervento sembra aver aperto la strada alla riconciliazione.

Il primo segnale concreto è arrivato con un post pubblicato da Musk su X (ex Twitter) nella mattinata di martedì 12 giugno.

“Alcuni dei miei post recenti sul presidente sono andati troppo oltre. Me ne rammarico”, ha scritto il fondatore di Tesla e SpaceX, segnando un passo indietro significativo. Una dichiarazione che la Casa Bianca ha accolto con favore.

"Il presidente ha preso atto della dichiarazione rilasciata da Elon questa mattina e l'ha apprezzata", ha dichiarato Karoline Leavitt, portavoce di Trump. Secondo Leavitt, la minaccia — più volte ventilata da Trump — di revocare i lucrosi contratti governativi in mano a Musk non si è concretizzata, almeno per ora.

La lite: attacchi personali e accuse pesanti

Il conflitto tra Trump e Musk era esploso pubblicamente la settimana scorsa, con una serie di post infuocati pubblicati da Musk sulla piattaforma X. Al centro delle critiche, la proposta di legge voluta da Trump, il “One Big, Beautiful Bill Act”, che prevede, tra le altre cose, l’eliminazione degli incentivi per le auto elettriche. Musk aveva definito la proposta "un disgustoso abominio", scatenando la reazione del presidente.

Lo scontro è poi degenerato ulteriormente. Quando Trump ha risposto con sorpresa e fastidio alle critiche, Musk ha rincarato la dose, accusandolo di essere un ingrato: secondo lui, Trump non avrebbe vinto le elezioni senza il suo sostegno. Il patron di Tesla aveva anche lanciato un sondaggio sull’ipotesi di fondare un terzo partito politico, aumentando la pressione sull’ex alleato.

Ma è stato un altro post, pubblicato e poi cancellato sabato, a far deflagrare la crisi. “È ora di sganciare la bomba più grande”, aveva scritto Musk, insinuando che il nome di Trump comparisse nei file legati a Jeffrey Epstein.

“È questo il vero motivo per cui non sono stati resi pubblici”, aggiungeva nel post, poi rimosso.

Trump controbatte, poi rallenta

Anche Donald Trump, colto di sorpresa dalla violenza degli attacchi, aveva reagito con durezza. Inizialmente aveva definito Musk “impazzito” e minacciato di porre fine ai suoi contratti con il governo federale, evocando “gravi conseguenze” qualora il miliardario avesse deciso di sostenere i Democratici. Ma, con il passare delle ore, il presidente aveva progressivamente ridimensionato i toni, dicendosi “non particolarmente interessato” a una riconciliazione, ma augurando comunque a Musk “ogni bene”.

Il ruolo di Vance: mediatore e paciere

Dietro le quinte, però, si stava già lavorando per spegnere l’incendio. Secondo un retroscena del Wall Street Journal, il vicepresidente JD Vance e Susie Wiles hanno svolto un ruolo chiave nel riportare Musk e Trump al dialogo. I due avrebbero telefonato personalmente al patron di Tesla per invitarlo a fare un passo indietro. È difficile immaginare che si siano mossi senza il benestare diretto di Trump.

Musk: "ho esagerato con i miei post". Trump: "carino a scusarsi"
JD Vance, vicepresidente degli USA

Le scuse di Musk, arrivate giorni dopo la telefonata, lasciano intuire che dietro il gesto possa esserci stato un accordo informale: magari, come ipotizza il WSJ, la promessa di non toccare l’impero industriale di Musk — dagli appalti federali a eventuali ritorsioni politiche.

Vance, in particolare, si è mosso con abilità, mantenendosi vicino a Trump senza mai attaccare direttamente Musk, costruendosi così una reputazione da mediatore efficace.

Una pace (forse) siglata

Martedì, dopo la pubblicazione del messaggio di scuse, sembrava che la pace fosse stata (almeno temporaneamente) raggiunta. Il gesto ha attirato l’attenzione mediatica, al punto da oscurare — almeno per qualche ora — persino le notizie sugli scontri in corso a Los Angeles. E a Wall Street, l’effetto è stato immediato: le azioni Tesla hanno chiuso in rialzo per il quarto giorno consecutivo, segno che i mercati hanno interpretato la tregua come un segnale positivo per la stabilità del gruppo di Musk.

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