Musk chiede a Trump di togliere i dazi, ma non riesce a fargli cambiare idea e posta frecciatine su X
Sempre più aperto lo scontro tra il miliardario e l'amministrazione Usa, il consigliere economico: "Elon è solo un assemblatore di auto"

È finito l'idillio tra Elon Musk e il presidente degli Usa Donald Trump. Mr Tesla non è d'accordo sui dazi e sta cercando di convincere il Tycoon a ritirarli, con scarsi risultati.
E tra frecciatine su X e insulti reciproci con pezzi grossi della Casa Bianca, la spaccatura sta attirando sempre di più l'attenzione della politica mondiale. Il miliardario verrà allontanato da Washington prima del tempo?
Musk contro i dazi di Trump
Secondo quanto riportato dal Washington Post, Musk avrebbe chiesto direttamente a Trump di revocare i dazi, una mossa che lo pone per la prima volta in aperto e pubblico disaccordo con l'amico presidente.
Intervistato dal nostro vicepremier Matteo Salvini al congresso della Lega, il magnate di Space X ha parlato esplicitamente della sua speranza di arrivare presto a una zona di libero scambio tra Europa e Stati Uniti, auspicando la fine dei dazi.
Di questo, ha spiegato successivamente, ne ha parlato con il presidente nel tentativo diretto di influenzare la sua politica economica. Ma il suo intervento non è riuscito a smuovere la posizione di The Donald neanche di un centimetro.
Guerra commerciale tra Usa e Cina
La battaglia sui dazi continua a essere una delle priorità dell’amministrazione con conseguenze devastanti per tutto il mondo. Lo dimostrano i crolli delle Borse. Di questa scellerata politica ne risentiranno anche molte aziende americane, tra cui la stessa Tesla.
Non solo Musk non vorrebbe si applicassero i dazi sull'Europa, li abolirebbe anche per quanto riguarda la Cina. Peccato che giusto ieri, Trump abbia minacciato Pechino di alzare le tariffe al 50% nel caso in cui non ritirino i contro dazi del 34%. Il ministero del Commercio cinese ha reagito dichiarando che non accetteranno mai i ricatti degli Usa. E guerra commerciale sia.
Le frecciatine di Musk su X
Neanche il capo di X riesce a far ragionare Trump ed è proprio sul suo social che ha pubblicato l'ennesima frecciatina alle politiche commerciali statunitensi. Sull'ex Twitter ha condiviso infatti un video di Milton Friedman, uno dei più celebri sostenitori del libero mercato.
Il post incriminato:
— Elon Musk (@elonmusk) April 7, 2025
Nel filmato, Friedman spiega come il commercio internazionale senza barriere sia fondamentale persino per realizzare i prodotti più semplici e prende come esempio una matita. Per costruirla serve il legno che proviene da Washington, la grafite dal Sud America, la gomma dalla Malesia e così via.
Senza interventi governativi come i dazi, migliaia di persone in diverse parti del mondo lavorano insieme per produrre una matita che possiamo acquistare a basso costo. Questo dimostra come il libero mercato, attraverso il sistema dei prezzi, promuova l'efficienza economica e favorisca la pace tra i popoli.
"È solo un assemblatore di automobili"
Il messaggio, condiviso dal patron di Tesla senza commenti, non lascia dubbi sulle sue convinzioni. Sta criticando indirettamente la politica protezionistica di Trump.
Non è un caso, infatti, che abbia recentemente preso di mira il consigliere economico della Casa Bianca Peter Navarro, considerato il vero architetto dei dazi. Musk lo ha definito un "egocentrico che non ha mai costruito un c...".
Navarro, da parte sua, ha replicato piccato: "Elon non è un produttore ma solo un assemblatore di automobili".
L'economista ha voluto sottolineare, in negativo, che Tesla importa molti dei suoi componenti da Paesi come la Cina, il Giappone e Taiwan. Il governo, invece, vuole che "gli pneumatici siano realizzati in Ohio e le trasmissioni in Indiana".
È finito l'amore
Questo scambio di battute è solo l’ultimo episodio di un crescente distacco tra il magnate della tecnologia e l'amministrazione Trump. Secondo fonti interne riportate da Politico, Trump avrebbe confidato a alcuni dei suoi più stretti collaboratori che Musk potrebbe presto abbandonare il suo ruolo di consigliere speciale.
Nonostante le smentite del miliardario e della Casa Bianca stessa, i continui scontri rivelano una situazione piuttosto compromessa. Il ruolo di Musk prevede un limite di 130 giorni lavorativi all'anno e dovrebbe scadere tra la fine di maggio e l’inizio di giugno.