STALLO

Mosca chiude la porta sul Donbass: “Referendum? È territorio russo. Cessate il fuoco solo dopo il ritiro di Kiev”

Ushakov: "Non abbiamo ancora visto la versione rivista delle proposte americane, ma quando la vedremo potremmo non apprezzarla affatto"

Mosca chiude la porta sul Donbass: “Referendum? È territorio russo. Cessate il fuoco solo dopo il ritiro di Kiev”

Nel braccio di ferro che continua a bloccare ogni prospettiva di tregua, il Cremlino ribadisce la sua linea più dura: nessun referendum sul Donbass e nessun cessate il fuoco finché le truppe ucraine resteranno nell’area. A scandire la posizione russa è Yuri Ushakov, consigliere presidenziale e stretto collaboratore di Vladimir Putin, che nelle ultime ore ha tracciato con chiarezza i paletti di Mosca, respingendo qualsiasi ipotesi di compromesso sul territorio conteso.

Ushakov: “Donbass appartiene alla Russia”

Ushakov, citato dalle agenzie russe Tass e Interfax, ha dichiarato che “tutto il Donbass appartiene alla Russia secondo la Costituzione”, chiudendo così definitivamente alla proposta del presidente ucraino Volodymyr Zelensky di consultare i cittadini con un referendum sul destino del territorio. Un’idea, quella del voto popolare, che Kiev considera un passaggio democratico necessario, ma che per Mosca è priva di significato giuridico: la regione, dopo le annessioni proclamate dal Cremlino, è considerata già parte integrante della Federazione.

La posizione russa è accompagnata da un’altra condizione irremovibile:

“Nessun cessate il fuoco finché l’esercito ucraino sarà in Donbass”, ha ribadito Ushakov.

Yuri Ushakov

Per il Cremlino, la tregua potrà cominciare solo quando Kiev ritirerà le sue forze dalla zona. Non solo: secondo il consigliere, perfino un ipotetico ritiro simultaneo delle truppe ucraine e russe non cambierebbe l’assetto finale, perché la regione – ha spiegato – rimarrebbe comunque sotto la competenza russa, con presenza di polizia, guardia nazionale e altre forze di sicurezza di Mosca.

Ushakov ha espresso scetticismo anche sul nuovo piano americano di pace, che Stati Uniti, Ucraina ed Europa stanno negoziando da settimane:

“Non abbiamo ancora visto la versione rivista delle proposte americane, ma quando la vedremo potremmo non apprezzarla affatto”, ha avvertito, aggiungendo che prima o poi Washington dovrà presentare formalmente a Mosca il contenuto dei contatti attualmente in corso con Kiev e l’Unione Europea. “Quando succederà, ci sarà la nostra risposta”, ha assicurato.

Clima di stallo

Sul fronte ucraino, intanto, la presidenza smentisce seccamente le ricostruzioni secondo cui Kiev sarebbe pronta ad accettare la creazione di una “zona cuscinetto” nel Donbass. L’ufficio di Zelensky definisce “errate” le interpretazioni pubblicate da Le Monde, chiarendo che la questione non è stata approvata a livello politico. Il consigliere Dmitry Lytvyn sottolinea che qualsiasi decisione di questo tipo può essere presa solo dal presidente o dagli stessi cittadini ucraini.

Il clima resta quindi di assoluto stallo. Mentre sul terreno proseguono gli attacchi russi – con nuove infrastrutture energetiche colpite nella regione di Odessa e vaste aree rimaste senza elettricità – i negoziati faticano perfino a definire le basi minime per una tregua.