CASO INTERNAZIONALE

Mandato d'arresto internazionale per Netanyahu, Tajani a Salvini: "Sugli Esteri decidiamo io e Giorgia"

Fa discutere la posizione del numero uno dell'Ungheria Orban. Ma anche in Italia è polemica per l'uscita del leader della Lega Salvini

Mandato d'arresto internazionale per Netanyahu, Tajani a Salvini: "Sugli Esteri decidiamo io e Giorgia"
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Il caso Netanyahu agita il Governo. La sentenza del mandato di arresto per il numero uno di Israele ha avuto ripercussioni dialettiche e diplomatiche tra i leader dei tre maggiori partiti della coalizione di Centrodestra.

Il risultato? La "fuga in avanti" di Salvini, la marcia indietro del segretario della Lega e le stoccate di Tajani e Meloni.

Il tutto mentre in Europa, dall'Ungheria Orban apre le porte di casa al leader israeliano.

La "fuga in avanti" di Salvini

Ad aprire il dibattito (e forse la polemica) il leader della Lega e vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini che sulla vicenda Netanyahu è incappato in quella che è la più classica delle "fughe in avanti":

"Netanyahu qui in Italia è il benvenuto, i criminali sono altri. E' irrispettoso definire criminale di guerra il premier di una delle poche democrazie che ci sono in Medioriente".

Poi ha corretto il tiro, con una parziale marcia indietro:

"Sono convinto che Giorgia Meloni troverà una sintesi, il problema è a livello internazionale".

Il commento della premier Meloni

Interpellata sulla vicenda internazionale, la presidente del Consiglio ha osservato:

"La presidenza italiana del G7 intende porre il tema all’ordine del giorno della prossima ministeriale esteri che si terrà a Fiuggi dal 25 al 26 novembre. Un punto resta fermo per questo governo: non ci può essere una equivalenza tra le responsabilità dello Stato di Israele e l'organizzazione terroristica Hamas".

E ha aggiunto:

"Approfondirò le motivazioni che hanno portato alla sentenza della Corte penale internazionale. Motivazioni che dovrebbero essere sempre oggettive e non di natura politica".

Tajani: "Decidiamo io e Giorgia"

Sull'uscita di Matteo Salvini è stato invece lapidario (e tra i due recentemente c'è stata più di una tensione) il segretario nazionale di Forza Italia oltre che vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Esteri, Antonio Tajani:

"Sugli esteri decidiamo io e Meloni. La linea è espressa dal premier e dal ministro competente. Il resto sono opinioni di un leader di partito".

Poi in maniera più "diplomatica" ha aggiunto:

"Noi rispettiamo e sosteniamo la Corte penale internazionale, ma siamo convinti che quello che deve svolgere sia un ruolo giuridico e non politico".

Incredibile dall'Ungheria, "Netanyahu venga qui"

Nel frattempo, un aggiornamento clamoroso che farà sicuramente discutere arriva dall'Ungheria dove Viktor Orban ha di fatto sfidato la Corte dell'Aja e ha rilanciato:

"Netanyahu venga a Budapest, dove posso garantirgli che la sentenza della Corte penale internazionale non avrà alcun effett0. Non abbiamo altra scelta che sfidare questa decisione dei giudici".

La reazione UE: "Violazione degli obblighi internazionali"

Un "invito" che ha portato all'immediata reazione dell'Unione Europea che ha subito sottolineato come "in questo modo l'Ungheria violi gli obblighi internazionali".

Ma non solo. Proprio un alto funzionario della Commissione Europea (che dovrebbe iniziare il suo nuovo mandato a dicembre) ha aggiunto:

"Tutti gli Stati che hanno ratificato lo Statuto di Roma, tra cui tutti gli Stati membri dell'Ue, hanno l'obbligo di eseguire i mandati di arresto emessi dalla Corte Penale Internazionale".

E naturalmente questa sorta di colpo di scena (per di più nel mandato di presidenza UE dell'Ungheria) ha causato una "reazione a catena" con la presa di posizione praticamente immediata degli altri maggiori Stati europei.

Sulla stessa lunghezza d'onda di Orban anche la Russia. Anche il leader serbo-bosniaco Milorad Dodik ha duramente criticato il mandato di arresto nei confronti di Netanyahu.

La posizione degli altri Stati alla provocazione di Orban

Ecco allora che,  dal Regni Unito, da Londra e Dublino hanno subito assicurato:

"Rispetteremo il mandato d'arresto".

Più attendiste le posizioni di Germania e Francia dove i rispettivi Governi si sono limitati a "prendere atto" dell'iniziativa di Orban.

E difatti in una nota del Ministero degli Esteri francesi si legge:

"Fedeli all'impegno di lunga data a sostegno della giustizia internazionale, ricordiamo l'attaccamento al lavoro indipendente della Corte".

Da Berlino, il Governo tedesco ha commentato:

"Esamineremo coscienziosamente i passi da compiere. E ulteriori passi saranno compiuti solo quando sarà prevedibile una visita in Germania del Primo Ministro Benjamin Netanyahu e dell'ex Ministro della Difesa Yoav Galant".

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