NEW YORK

Macron all’Onu: È tempo di finire la guerra: Stato di Palestina unico modo per fermare Hamas”

Negato dagli Usa il visto capo della Anp Abu Mazen, che si collega da remoto. Meloni interverrà giovedì all'alba

Macron all’Onu: È tempo di finire la guerra: Stato di Palestina unico modo per fermare Hamas”

All’Assemblea generale delle Nazioni Unite si è aperta oggi a New York la Conferenza di alto livello per la soluzione dei due Stati, con il conflitto in Medio Oriente al centro dell’agenda. Sotto i riflettori del dibattito internazionale, il presidente francese Emmanuel Macron è stato chiaro:

È arrivato il tempo di fermare la guerra, il massacro, è arrivato il tempo della pace a Gaza e in Medio Oriente.

Macron: “Il peggio potrebbe ancora arrivare”

Il capo dell’Eliseo ha annunciato il riconoscimento ufficiale della Palestina come Stato da parte della Francia, sottolineando che questa scelta non toglie nulla ai diritti di Israele ma rappresenta, al contrario, “l’unico modo per arrivare a una pace duratura”.

Israele e Palestina vivono in una doppia solitudine – ha aggiunto – ma il peggio potrebbe ancora arrivare, dall’annessione della Cisgiordania allo sfollamento dei palestinesi in Egitto. Oggi dobbiamo aprire la strada alla pace”.

Macron all'Onu: È tempo di finire la guerra: Stato di Palestina unico modo per fermare Hamas"
Emmanuel Macron durante il suo discorso all’Onu

Macron ha chiesto il rilascio immediato dei 48 ostaggi ancora detenuti da Hamas, ha denunciato i bombardamenti su Gaza e ha invocato un cessate il fuoco, ribadendo che “una vita vale una vita, sia israeliana che palestinese”. Il presidente francese ha inoltre annunciato la disponibilità ad aprire un’ambasciata in Palestina, una volta garantito il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi, e la partecipazione della Francia a una futura missione internazionale di stabilizzazione a Gaza, insieme ai partner europei.

Hamas deve essere neutralizzato politicamente – ha dichiarato – ma nulla giustifica la guerra in corso”.

Un messaggio di segno opposto rispetto alla prudenza italiana. Mentre Macron e altri Paesi come Regno Unito, Canada, Australia e Portogallo formalizzano il riconoscimento della Palestina, l’Italia resta ferma sulla posizione tradizionale: sostegno alla prospettiva dei due Stati, ma senza riconoscimento immediato. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha ribadito che Roma appoggerà un futuro Stato palestinese “libero da Hamas e con Gaza e Cisgiordania riunificate”, ricordando le iniziative umanitarie italiane come Food for Gaza.

Abu Mazen in videocollegamento all’Assemblea

Assente fisicamente dall’assemblea, il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Abu Mazen, a cui gli Stati Uniti hanno negato il visto. Il leader palestinese è intervenuto in videocollegamento, chiedendo la consegna delle armi da parte di Hamas all’ANP, il cessate il fuoco e l’apertura dei corridoi umanitari:

Hamas non avrà alcun ruolo nella governance palestinese. Dobbiamo salvare vite e fermare questa guerra.

Meloni interverrà giovedì mattina

L’Italia sarà rappresentata dalla premier Giorgia Meloni, attesa nella Grande Mela per il dibattito generale. Il suo intervento è previsto per giovedì mattina presto (le 20 di mercoledì ora locale), dopo i discorsi di leader come António Guterres, Lula e Donald Trump.

Incontro Meloni-Trump: le luce e le ombre
Giorgia Meloni e Donald Trump alla Casa Bianca

La presidente del Consiglio ribadirà la linea del governo: sostegno al processo di pace, contrarietà all’occupazione di Gaza e Cisgiordania, ma nessun riconoscimento formale della Palestina nelle condizioni attuali.

Oltre al Medio Oriente, si parlerà anche della guerra in Ucraina e della riforma delle Nazioni Unite, dossier su cui l’Italia intende rilanciare la sua proposta di un Consiglio di Sicurezza più rappresentativo e inclusivo, senza nuovi membri permanenti. Ma è la questione palestinese, con la svolta francese, a segnare la giornata di apertura e a tracciare un solco tra chi spinge per il riconoscimento immediato e chi, come Roma e Washington, continua a rimandare.