Botta e risposta

L’Europa risponde a Trump: “Non abbandoneremo l’Ucraina come qualcun altro ha fatto con l’Afghanistan”

Lavrov: "Non faremo la guerra all'Europa, che pensa invano di poter sconfiggere la Russia"

L’Europa risponde a Trump: “Non abbandoneremo l’Ucraina come qualcun altro ha fatto con l’Afghanistan”

Mentre Donald Trump lanciava (le ennesime) bordate a Ucraina ed Europa, la Ue non è stata a guardare. Durissima la risposta del presidente del Consiglio Europeo Antonio Costa che ha replicato:

“Non abbandoneremo l’Ucraina come qualcun altro ha fatto con l’Afghanistan”

Non si è però trattato solo di una frase “politica”. Costa ha rievocato uno dei momenti più traumatici della recente storia occidentale: il ritiro del 2021 dall’Afghanistan, considerato da molti analisti il più grande fallimento strategico, politico e morale degli ultimi decenni (in copertina Antonio Costa, presidente del Consiglio Europeo).

L’Afghanistan 2021: un ritiro che ha cambiato la geopolitica occidentale

Per capire perché Costa abbia usato questa metafora con tanta forza, è necessario ricostruire cosa accadde davvero a Kabul e perché quell’episodio continua a influenzare la credibilità internazionale dell’Europa e degli Stati Uniti.

Nel 2021, dopo vent’anni di presenza militare, enormi investimenti economici e migliaia di vite umane perse nel tentativo di stabilizzare il Paese, gli Stati Uniti e i loro alleati della NATO decisero il ritiro totale dall’Afghanistan.

La decisione, già avviata sotto l’amministrazione Trump e confermata da Joe Biden, aveva un obiettivo chiaro: chiudere una guerra logorante e mal sopportata dall’opinione pubblica americana. Ma nelle settimane successive, ciò che sarebbe dovuto essere un ritiro pianificato si trasformò in un collasso tanto rapido quanto inaspettato.

Mentre gli aerei occidentali lasciavano il Paese, i Talebani avanzavano con velocità impressionante, conquistando intere province quasi senza combattere. L’esercito afghano, addestrato e finanziato dall’Occidente per vent’anni, si dissolse in pochi giorni. Kabul cadde l’11 agosto 2021; il governo fuggì; la capitale venne presa senza resistenza.

Le immagini simbolo di un fallimento

Le scene all’aeroporto di Kabul — civili disperati arrampicati sugli aerei, famiglie che tentavano di consegnare i figli ai militari occidentali, collaboratori afghani abbandonati — sono entrate nella memoria collettiva.

Afghani in fuga all’aeroporto di Kabul

Per molti analisti, quel caos è diventato la prova di una strategia fallita in tre punti chiave:

  • mancanza di pianificazione del ritiro
  • assenza di un piano per proteggere le persone che avevano collaborato con l’Occidente
  • crollo immediato di un governo che avrebbe dovuto essere stabile e democratico.

Con l’ultimo aereo americano decollato il 30 agosto 2021, l’Occidente lasciava alle spalle un Paese al collasso umanitario e politico.

Perché gli analisti parlano di “grande fallimento occidentale”

Sono almeno sette i motivi che hanno portato studiosi, militari ed esperti di politica internazionale a definire l’Afghanistan “il fallimento più significativo dell’Occidente nel XXI secolo”:

  1. Vent’anni di guerra per un risultato quasi nullo
    Trilioni di dollari spesi, migliaia di vite di soldati e civili perse, e una missione ventennale dissolta in undici giorni.
  2. Stato afghano costruito su basi fragili
    Corruzione, dipendenza totale dalla NATO e scarsa legittimità interna: il governo sostenuto dall’Occidente non ha retto nemmeno una fase di crisi.
  3. Ritorno dei Talebani al potere
    La riconquista del Paese da parte dei Talebani, sconfitti nel 2001, è stata un simbolo devastante dell’inefficacia del “nation building”.
  4. Credibilità occidentale compromessa
    Molti alleati hanno letto il ritiro come un segnale: l’Occidente può lasciare un Paese partner improvvisamente, anche in situazioni critiche.
  5. Obiettivi fondamentali mancati
    Il mandato originario — sradicare il terrorismo ed evitare il ritorno dei Talebani — è stato tradito dai risultati finali.
  6. Conseguenze umanitarie drammatiche
    Il nuovo regime talebano ha imposto restrizioni durissime soprattutto su donne, giornalisti e oppositori, mentre l’economia è precipitata in una crisi profonda.
  7. Perdita strategica in una regione cruciale
    Il ritiro ha lasciato un vuoto geopolitico in un’area sensibile tra Russia, Iran e Cina, con nuovi rischi legati al jihadismo.

Lavrov: “Non dichiareremo guerra all’Europa”

Intanto, una sorta di “replica” sulla possibilità del dispiegamento di truppe europee in Ucraina, arriva dal ministro degli Affari esteri di Mosca Sergei Lavrov:

Non faremo la guerra all’Europa, non abbiamo nessuna intenzione di farlo. Lo ha detto anche il presidente Vladimir Putin”.

Lavrov: "Completato lo scambio di prigionieri, invieremo nostre condizioni per la pace in Ucraina"
Sergej Lavrov

Il funzionario del Cremlino, però, ha poi aggiunto:

”Mosca risponderà a qualsiasi azione ostile, tra cui lo schieramento di contingenti militari europei in Ucraina e l’espropriazione di beni russi”.

“L’Europa ha l’illusione di pensare di poter sconfiggere la Russia. Avendo investito tutto il loro capitale politico nella guerra contro la Russia, usando le mani e i corpi dei cittadini ucraini, continuano, in una cecità politica senza speranza, a illudersi di poter in qualche modo sconfiggere il nostro Paese”.