Le scuse dell'esercito israeliano dopo gli spari ai diplomatici non bastano alle cancellerie
Compatta la reazione europea: "Inaccettabile". Ira di Tajani, che convoca l’Ambasciatore di Israele a Roma

Il 21 maggio 2025 si è trasformato in una giornata di alta tensione diplomatica, dopo che una delegazione composta da 25 diplomatici internazionali è stata bersaglio di colpi d’arma da fuoco nei pressi del campo profughi di Jenin, in Cisgiordania. Il gruppo, che includeva rappresentanti provenienti da Europa, Asia e Medio Oriente — tra cui il vice console italiano Alessandro Tutino — era impegnato in una visita ufficiale per monitorare la situazione umanitaria nella regione.

La visita, concepita come una missione di osservazione e documentazione, ha preso una piega drammatica quando, come mostrato da un video diffuso dal Ministero degli Esteri palestinese, alcuni soldati israeliani in divisa hanno aperto il fuoco nei pressi dell’ingresso del campo. Le immagini mostrano due militari israeliani appostati dietro un cancello metallico, con le armi puntate contro la delegazione. I colpi, sebbene definiti “di avvertimento”, hanno generato panico tra i diplomatici, che si sono rifugiati ai lati della strada prima di interrompere la visita per motivi di sicurezza.
La denuncia palestinese
L’Autorità Palestinese ha immediatamente condannato l’accaduto, accusando il governo israeliano di un “attacco criminale” deliberato.
"La delegazione stava svolgendo una missione ufficiale per documentare le violazioni dell’esercito israeliano. Il governo israeliano è pienamente responsabile. Questi atti non passeranno inosservati", si legge nella nota ufficiale.
Statement of Condemnation by the Ministry of Foreign Affairs and Expatriates of the State of Palestine
The Ministry of Foreign Affairs and Expatriates of the State of Palestine condemns, in the strongest possible terms, the heinous crime committed by the Israeli occupation… pic.twitter.com/HoG9KV9KJh
— State of Palestine - MFA 🇵🇸🇵🇸 (@pmofa) May 21, 2025
La versione dell’esercito israeliano
A stretto giro è arrivata la replica delle Forze di Difesa Israeliane (IDF), che hanno definito l’incidente un “errore operativo”. Secondo il comunicato, la delegazione si sarebbe allontanata dal percorso concordato con le autorità militari, entrando in una zona non autorizzata.
"Una prima indagine indica che alcuni colpi di avvertimento sono stati esplosi da una pattuglia IDF operativa sul posto. I rappresentanti dei Paesi coinvolti verranno contattati e aggiornati sui risultati preliminari dell’indagine", ha dichiarato il portavoce militare.

La reazione europea: “Inaccettabile”
Le spiegazioni israeliane non hanno placato l’indignazione delle cancellerie europee. La tensione, già alta in seguito all’annuncio dell’Alto Commissario europeo Kaja Kallas di voler rivedere i rapporti commerciali con Israele, ha trovato ulteriore benzina negli spari di Jenin.

L’Italia ha reagito prontamente. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, dopo aver consultato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha convocato l’ambasciatore israeliano Jonathan Peled al ministero degli Esteri. Intervistato dal Tg1, Tajani ha dichiarato:
"È un errore inaccettabile. Le scuse non bastano. Quando ci sono diplomatici in missione, non si può rispondere con le armi. Gli avvertimenti armati sono inaccettabili".
Ho appena dato disposizione al Segretario generale del Ministero degli Esteri di convocare l’Ambasciatore di Israele a Roma per avere chiarimenti ufficiali su quanto accaduto a Jenin.
— Antonio Tajani (@Antonio_Tajani) May 21, 2025
Tajani ha inoltre firmato, insieme ad altri Paesi coinvolti nell’assistenza umanitaria a Gaza, un documento che chiede l’immediata apertura di corridoi per la distribuzione di alimenti e beni di prima necessità alla popolazione civile.
"Il nostro obiettivo è una tregua duratura, che porti alla pace e alla creazione di uno Stato palestinese accanto a quello israeliano", ha ribadito.
Francia, Germania, Spagna: proteste a catena
Anche Francia, Spagna, Germania, Portogallo e Irlanda hanno reagito con fermezza. A Parigi, il ministro degli Esteri Jean-Noël Barrot ha convocato l’ambasciatore israeliano, definendo “inaccettabile” l’accaduto.
La Germania ha chiesto “un’indagine rapida” e ha condannato “con fermezza” l’uso delle armi contro una delegazione diplomatica.
Il ministro degli Esteri irlandese Simon Harris si è detto "scioccato e inorridito", sottolineando come sia "del tutto inaccettabile" che l’esercito israeliano abbia aperto il fuoco contro diplomatici internazionali.
Anche l’Alto Commissario europeo Kaja Kallas ha chiesto un’indagine trasparente, sottolineando:
"Ogni minaccia alla vita dei diplomatici è inaccettabile. Non bastano le giustificazioni, servono responsabilità".
Il dibattito politico in Italia
L’episodio ha sollevato un’onda di proteste anche all’interno del Parlamento italiano. Il Movimento 5 Stelle ha attaccato frontalmente il governo:
"Non bastavano i quasi 60mila civili palestinesi uccisi. Ora anche i nostri diplomatici sono nel mirino. Bisogna interrompere le relazioni diplomatiche e commerciali con uno Stato che si comporta da criminale", hanno dichiarato i parlamentari delle Commissioni Esteri.
Il leader del M5s Giuseppe Conte ha rincarato la dose:
"Ben svegliato, ministro Tajani. C’è voluta una sventagliata di proiettili per ottenere un minimo atto di fermezza. È vergognoso".
Duro anche il commento di Peppe Provenzano del Partito Democratico:
"Il governo ha respinto la nostra mozione per sanzionare Israele. Ora arrivano gli spari. Ma è tutto chiaro: non avete il coraggio di fare nulla".
Federica Onori, deputata di Azione, ha denunciato:
"Israele ha colpito un ospedale a Gaza e ora spara sui diplomatici. Il tempo delle parole è finito. Servono sanzioni, serve giustizia".
Il precedente: l'attacco di Israele alla postazione Onu
Quanto accaduto nelle scorse ore in Cisgiordania non è un caso isolato. Nell'ottobre 2024, l'esercito israeliano si rese protagonista di attacchi alle postazioni Onu in Libano. Due caschi blu rimasero feriti, uno in modo grave.
Erano stati presi di mira il quartier generale delle Nazioni Unite a Naqura nel Libano del sud (dove appunto sono rimasti feriti due militari indonesiani) e due basi italiane: nella fattispecie, due postazioni a Labbouneh e Ras Naqoura che ospitano il contingente italiano.
Dure erano state le reazioni del Ministro della Difesa, Guido Crosetto, e della premier Giorgia Meloni che aveva convocato l'ambasciatore di Israele, Jonathan Peled.