FARNESINA IN CAMPO

Le due versioni sulla giovane hostess veneta in carcere in Arabia per traffico di droga

Vittima di un quiproquo dopo una festa in spiaggia o prelevata dopo l'ultimo servizio in aeroporto?

Le due versioni sulla giovane hostess veneta in carcere in Arabia per traffico di droga
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Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha coinvolto anche l'ambasciata saudita a Roma, mentre l'ambasciata italiana in Arabia Saudita aveva già effettuato passi sulle autorità locali nei giorni scorsi. L'unica certezza al momento sul caso della giovane hostess trevigiana Ilaria De Rosa, arrestata alcune settimane fa e in carcere in Arabia Saudita con l'accusa di detenzione e spaccio internazionale di stupefacenti, è il fatto che le autorità saudite hanno concesso per domani, martedì 23 maggio 2023, la visita consolare.

Le due versioni sulla giovane hostess veneta

Sono informazioni scarse, frammentarie e contrastanti, quelle sulla 23enne di Resana, in provincia di Treviso, hostess di linea per la compagnia lituana Avion Express.

La prima versione, veicolata soprattutto dal racconto della madre, Marisa Boin, dipingerebbe un madornale quiproquo.

La donna, avvertita da un superiore della giovane, ha sporto una denuncia di scomparsa ai Carabinieri di Castelfranco Veneto l'8 maggio. Ilaria sarebbe stata arrestata quattro giorni prima, il 4 maggio.

Ci sarebbe un fantomatico video proprio di quel giorno (forse ripreso dalle telecamere di sicurezza dell’hotel Spectrum Residence Sultan, dove la hostess alloggiava) in cui tre uomini (presumibilmente poliziotti) la portano via in auto.

"La Farnesina ci ha detto che Ilaria è stata fermata mentre si trovava su un’automobile con tre ragazzi dopo una festa in spiaggia. E uno di questi aveva una canna. Non droga da spacciare, ma una sigaretta con della sostanza stupefacente. Non so se hashish o marijuana. Ma ce l’aveva appunto un ragazzo, non mia figlia. Ilaria non aveva nessuna canna. Eppure hanno arrestato anche lei insieme a tutti gli altri".

Così la donna, che descrive la figlia come una professionista responsabile ed esperta nonostante la giovane età, e conscia dei pericoli legati agli stupefacenti nei Paesi arabi. Non è chiaro se i ragazzi arrestati con lei fossero tunisini o colleghi europei.

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A questo punto, se stessero così le cose, si tratterebbe di un sopruso bell e buono da parte della Polizia saudita. Tra l'altro un assistente di volo, posizione designata sensibile alla sicurezza, è soggetto a test antidroga regolamentati dalla Federal Aviation Administration. E la 23enne veneta, al di là della madre che dice che non si sia mai fatta una canna, risulta esser sempre stata in regola coi controlli.

Dietro le sbarre per uno spinello nemmeno suo? Sarebbe inaccettabile. Avvalorata la tesi della festa e dell'equivoco, la faccenda è destinata a sgonfiarsi per la trevigiana, laureatasi in Olanda al United World College a Maastricht, città d'origine del padre, dove s'è trasferita.

La seconda versione invece descrive uno scenario completamente diverso e più complesso. Ilaria sarebbe stata prelevata direttamente all’aeroporto appena scesa dall'ultimo aereo sul quale prestava servizio.

In questo caso, l'accusa di traffico internazionale di stupefacenti sarebbe indipendente dal fatto se la ragazza abbia o meno mai consumato droga e la vedrebbe fra le maglie di un’operazione antidroga più articolata, con coinvolte anche altre persone probabilmente accusate di essere corrieri.

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