IL RETROSCENA

La rappresaglia "soft" dell'Iran contro le basi Usa in Qatar, Iraq e Siria: hanno avvertito per evitare vittime

Wall Street addirittura in salita, dopo l'attacco "inevitabile" in risposta ai americani contro tre siti nucleari

La rappresaglia "soft" dell'Iran contro le basi Usa in Qatar, Iraq e Siria: hanno avvertito per evitare vittime
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La risposta dell’Iran agli attacchi statunitensi del fine settimana contro tre impianti nucleari iraniani è arrivata, ma è stata ben più contenuta del previsto. Teheran ha colpito nella tarda serata di lunedì la base americana di Al-Udeid, in Qatar – la più grande installazione militare Usa in Medio Oriente – oltre a strutture militari in Iraq e Siria. Tuttavia, lo ha fatto dopo aver preavvertito le autorità locali, consentendo così l’evacuazione e scongiurando vittime o feriti. La premier Meloni ha anche espresso la sua vicinanza per questo attacco con un post su X.

Trump: "Attacco atteso, danni minimi"

A rassicurare l'opinione pubblica è stato direttamente il presidente americano Donald Trump, che su Truth Social ha definito la mossa di Teheran una "reazione molto debole" agli attacchi aerei statunitensi contro i siti nucleari di Fordow, Natanz e Isfahan, condotti con bombe perforanti.

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Il presidente Usa Donald Trump

"L’attacco era atteso e ha causato danni minimi", ha scritto Trump, ringraziando l’Emiro del Qatar per il ruolo svolto nella mediazione e sottolineando come l’Iran, con questo gesto, si sia semplicemente "sfogato".

"Forse ora potrà voltare pagina e scegliere la pace", ha aggiunto, auspicando che "non ci sia più odio" e concludendo: "CONGRATULAZIONI, MONDO, È TEMPO DI PACE".

Missili intercettati

Secondo quanto riportato dalla CNN, l’attacco missilistico iraniano ha portato alla temporanea chiusura dello spazio aereo del Qatar, poi riaperto dopo poche ore. Le autorità di Doha hanno confermato che le difese aeree hanno intercettato con successo la maggior parte dei tredici razzi lanciati da Teheran, mentre uno è caduto in un’area non sensibile. Nessun danno significativo è stato riportato e nessuna vittima è stata registrata.

Il governo iraniano ha dichiarato che il numero di missili lanciati è stato deliberatamente equivalente al numero di bombe sganciate dagli Stati Uniti sui tre siti nucleari, in un apparente tentativo di segnalare proporzionalità e volontà di contenere l’escalation.

Il presidente iraniano Massud Peseschkian, poco prima della rappresaglia, aveva pubblicato su X un messaggio diretto a Washington, affermando che "l’aggressione non sarebbe rimasta senza risposta".

Mercati in ripresa: Wall Street premia la moderazione

La reazione dei mercati globali non si è fatta attendere. Wall Street ha chiuso in forte rialzo, interpretando l’attacco iraniano come simbolico e privo di conseguenze sistemiche. Il Dow Jones ha guadagnato 374,96 punti (+0,89%), chiudendo a 42.581,78. Ancora meglio l’S&P 500, salito dello 0,96% a 6.025,17, mentre il Nasdaq Composite è cresciuto dello 0,94%, chiudendo a 19.630,97.

In particolare, il calo della tensione ha influito fortemente sui mercati energetici: i future sul greggio West Texas Intermediate sono crollati di oltre il 7%, chiudendo a 68,51 dollari al barile, dopo aver toccato nella notte precedente i massimi da gennaio (oltre 78 dollari). Gli investitori, che temevano la chiusura dello Stretto di Hormuz e il blocco delle forniture petrolifere, hanno accolto con favore la prudenza dimostrata da Teheran.

Sul fronte settoriale, le migliori performance all’interno dell’S&P 500 sono arrivate dai beni di consumo secondari (+1,92%), utilities (+1,26%) e informatica (+0,94%). L’energia si è invece confermata il fanalino di coda, con un calo del 2,20%.

Tra i big di Wall Street, spiccano IBM (+2,19%), Microsoft (+2,13%), Nike (+1,67%) e Home Depot (+1,55%). Nel comparto tecnologico, il Nasdaq 100 è stato trainato da Tesla Motors, che ha messo a segno un balzo del +9,70%, seguita da DoorDash (+3,62%) e Fortinet (+3,13%).

Al contrario, si sono distinte in negativo Diamondback Energy (-3,89%), Marvell Technology (-3,38%) e Baker Hughes (-3,10%), penalizzate dal crollo del prezzo del petrolio.

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