La foto che commuove il mondo: il papà che tiene la mano del bimbo di 13 anni ucciso dai russi a Kharkiv
La disperazione di un genitore che ha visto morire il proprio amato figlio, ucciso da un attacco missilistico nel distretto di Saltivskyi.
Di certo quest'immagine, che ora sta facendo rapidamente il giro del mondo attraverso i social network e i canali mediatici tradizionali, è destinata a diventare una delle foto simbolo del conflitto bellico tra Russia ed Ucraina. Una testimonianza fortissima di quello che rappresenta l'orrore di una guerra che continua da 148 giorni consecutivi e che al momento si è portata con sé solo morte e distruzione. L'immagine in questione mostra un padre devastato dalla morte del proprio figlio di 13 anni, ucciso brutalmente dalle truppe russe durante un attacco missilistico nel distretto di Saltivskyi a Kharkiv. Una perdita sconvolgete a cui a stento riesce a crederci: straziato dal dolore il padre tiene la mano del figlio appena ucciso per non farlo andare via.
Bimbo di 13 anni ucciso dai russi a Kharkiv
E' stato il capo dell'amministrazione militare regionale Oleh Syniehubov a rendere pubblica la notizia dell'attacco missilistico russo nel distretto di Saltivskyi a Kharkiv, nella parte orientale dell'Ucraina. Una vicenda che ha portato alla morte di 11 civili, uno dei quali era un bimbo di soli 13 anni. Prosegue senza sosta la guerra tra Russia e Ucraina, giunta al suo 148esimo giorno di conflitto. Una guerra che fin dall'inizio ha generato solo morte e devastazione, con i civili ucraini che ne hanno dovuto pagare le spese più grandi.
Tra questi c'è anche un padre che, nel corso delle ultime ore, è diventato il triste protagonista di quella che forse diventerà l'immagine simbolo del conflitto russo-ucraino. Sia sui social network che sui canali mediatici tradizionali, infatti, sta diventando virale a livello globale la fotografia che lo ritrae in ginocchio davanti alla salma del figlio appena ucciso dalle truppe russe.
Il padre gli tiene la mano per non lasciarlo andare via
Proprio come farebbe qualsiasi genitore nel tentativo di proteggere e salvare l'amato figlio di fronte ad un destino crudele, il padre gli tiene la mano, la stringe più forte che può, quasi a fargli capire che "andrà tutto bene". Anche quando i soccorsi, constata la morte del 13enne, coprono il corso del ragazzo con un telo rosso, il padre non riesce a lasciarlo andare.
L'amore nei confronti di un figlio, quello incommensurabile, gli è stato portato via a causa di un brutale conflitto che da giorni sta mietendo vittime e facendo terra bruciata. Una poliziotta ucraina, vedendo la scena, si è chinata verso di lui per dargli qualche parola di conforto di fronte ad una vicenda straziante.
Stando a quando emerso dal resoconto dell'attacco russo a Kharkiv, tra gli 11 civili morti, oltre al bimbo di 13 anni, ci sarebbe anche la sorella 15enne. Per il genitore quindi si tratterebbe di una doppia atroce perdita: i tre stavano aspettando un autobus, probabilmente quello della salvezza, per fuggire dal campo di battaglia, alla fermata vicino alla moschea. All'improvviso, però, sono arrivati i missili.
A seguito di quanto accaduto è arrivata la denuncia dell'Unicef:
"Il persistere della guerra continua a mettere sempre più a rischio la vita dei bambini ucraini, intrappolati e sfollati nel paese, o rifugiati in quelli di arrivo".
Andrea Iacomini, portavoce dell'Unicef in Italia, fa un bilancio delle vittime e degli sfollati dall'Ucraina fin dall'inizio della guerra:
"Oltre 15,4 milioni di persone sono in fuga, in maggioranza madri e bambini, considerando oltre 6,3 milioni di sfollati in Ucraina e 9,1 milioni di rifugiati nei paesi limitrofi. Sono inoltre più di 3 milioni i minori in Ucraina e 2,25 milioni i minori rifugiati nei paesi d'arrivo che hanno urgente bisogno di assistenza umanitaria. Sono almeno 11.544 le vittime civili – aggiunge – tra cui 5.024 persone uccise e 6.520 ferite, di cui quasi 1000 minori: 343 i bambini uccisi e 533 feriti ad oggi, con il numero reale verosimilmente molto più alto".
Alessandro Balconi