Dopo mesi di guerra e trattative, il giorno tanto atteso è finalmente arrivato. Israele e Hamas hanno siglato la “prima fase” di un piano che prevede la sospensione dei combattimenti e la liberazione di almeno venti ostaggi ancora in vita.
L’intesa è stata confermata poche ore prima dell’arrivo in Medio Oriente – e, secondo alcune fonti, forse anche a Gaza – dell’uomo che ne è stato l’artefice: Donald Trump. Il presidente degli Stati Uniti ha annunciato personalmente l’accordo sul suo social network, Truth Social, definendolo un “traguardo storico”.
Le reazioni non si sono fatte attendere: sia in Israele che nella Striscia di Gaza le strade si sono riempite di persone in festa, tra applausi, canti e manifestazioni di gioia per quella che molti sperano possa essere la fine di un lungo conflitto.
The celebrations of the ceasefire announcement in Gaza and Tel Aviv. pic.twitter.com/bXUtlOdsgp
— Ihab Hassan (@IhabHassane) October 9, 2025
Trump: “Israele ritirerà le sue truppe secondo una linea concordata”
Attraverso un messaggio pubblicato online, Trump ha dichiarato:
“Sono molto orgoglioso di annunciare che Israele e Hamas hanno entrambi firmato la prima fase del nostro piano di pace. Ciò significa che tutti gli ostaggi saranno rilasciati molto presto e Israele ritirerà le sue truppe secondo una linea concordata, come primo passo verso una pace forte e duratura.”
Il leader americano ha espresso soddisfazione per il risultato raggiunto al termine di una giornata segnata da segnali sempre più evidenti dell’imminente accordo.
Anche il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha reagito con entusiasmo, affermando:
“Con l’aiuto di Dio, riporteremo tutti a casa.”
Subito dopo l’annuncio, Netanyahu ha convocato il parlamento israeliano per approvare il piano e ha contattato direttamente Trump per congratularsi.
Hamas: “Fine della guerra e ritiro delle forze israeliane”
Dal canto suo, Hamas ha diffuso un comunicato ufficiale in cui si legge che
“l’accordo determina la fine della guerra a Gaza, il ritiro dell’IDF, l’ingresso degli aiuti umanitari e lo scambio di prigionieri, dopo negoziati responsabili e seri che il movimento ha condotto insieme alle fazioni.”
Il gruppo palestinese ha inoltre espresso “profonda gratitudine ai fratelli mediatori di Qatar, Egitto e Turchia, e al presidente americano per gli sforzi compiuti”.
La lettera delle famiglie degli ostaggi a Trump
Le famiglie degli ostaggi israeliani detenuti a Gaza hanno inviato una lettera aperta a Donald Trump, ringraziandolo per il ruolo decisivo avuto nella mediazione. Nel messaggio, il Forum delle famiglie degli ostaggi e delle persone scomparse scrive:
“Ci avete restituito quello che pensavamo di aver perso per sempre. Ha mantenuto la sua promessa e per questo le nostre famiglie le saranno eternamente grate.”
Celebrating at hostages Square in Tel Aviv . Everyone is really happy 🎗️ pic.twitter.com/RV6gUAI0MS
— Iris (@streetwize) October 9, 2025
Il Forum ha anche proposto che Trump tenga un discorso pubblico nella “Piazza degli Ostaggi” a Tel Aviv – cuore simbolico del movimento delle famiglie – oppure che li incontri in forma privata.
“Saremmo profondamente onorati se potesse incontrarci durante la sua prossima visita in Israele. Le mogli, i figli, i genitori e i fratelli delle persone a cui ha cambiato la vita desiderano ringraziarla di persona,” scrivono, aggiungendo: “Abbiamo bisogno di guardarla negli occhi ed esprimere ciò che le parole da sole non possono trasmettere appieno: che ci ha restituito le nostre famiglie e, con loro, la nostra speranza.”
Fra i commentatori, non sono mancate le voci che invocano per Trump un riconoscimento internazionale, come il Premio Nobel per la Pace, per il suo ruolo di mediatore.
Festeggiamenti a Tel Aviv e a Gaza
In Israele, i festeggiamenti principali si sono svolti nella Piazza degli Ostaggi di Tel Aviv, dove la folla ha accolto la notizia con un lungo applauso. Le famiglie hanno acceso fumogeni colorati e stappato bottiglie di vino per celebrare l’imminente ritorno dei propri cari.
Nel frattempo, nella Striscia di Gaza, anche la popolazione ha reagito con entusiasmo. Secondo Reuters, gli abitanti di Khan Yunis, nel sud della Striscia, hanno applaudito a lungo la notizia.
“Siamo molto felici che la guerra sia finita, è motivo di gioia per noi e ringraziamo i nostri fratelli e chiunque abbia contribuito, anche solo a parole, a fermare la guerra e lo spargimento di sangue,” ha dichiarato Wael Radwan all’agenzia.
This was the moment the ceasefire agreement was announced at Nasser Hospital in Khan Yunis pic.twitter.com/cCfjtUNlSh
— HatsOff (@HatsOffff) October 9, 2025
Diversi video diffusi sui social mostrano uomini e donne che ballano e cantano “Allahu Akbar” fuori dall’ospedale di al-Aqsa, nella città di Deir al-Balah. In altre immagini, la gente festeggia per le strade di Gaza gridando parole di sollievo e gratitudine.
“Grazie a Dio per il cessate il fuoco, la fine dello spargimento di sangue e delle uccisioni. Non sono l’unico ad essere felice: tutta la Striscia di Gaza, tutto il popolo arabo, tutto il mondo è felice per il cessate il fuoco,” ha affermato Abdul Majeed Rabbo, un altro cittadino palestinese.
Now, Gazans celebrate the ceasefire deal at Al-Aqsa Martyrs Hospital. pic.twitter.com/GYSz7HF8L3
— Martyrs of Gaza (@GazaMartyrs) October 8, 2025
Tra speranza e cautela
Nonostante l’entusiasmo diffuso, non mancano le voci caute. Il coordinatore degli aiuti umanitari Eyad Amawi ha espresso dubbi sulla piena attuazione dell’accordo, affermando:
“Ci crediamo e non ci crediamo. Proviamo sentimenti contrastanti, tra felicità e tristezza, ricordi… tutto è confuso.”
Il clima generale, tuttavia, resta di speranza.