PELOPONNESO

La Cutro della Grecia è una tragedia dieci volte più grave: 79 morti, 600 dispersi, solo 104 sopravvissuti

Il naufragio è una delle più strazianti disgrazie di migranti nella storia del mar Mediterraneo

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La Cutro della Grecia è una tragedia dieci volte più grave: 79 morti, 600 dispersi, solo 104 sopravvissuti

In viaggio da giorni senz’acqua. Sono centinaia e centinaia le vittime del naufragio a sud del Peloponneso, una delle più strazianti tragedie di migranti nella storia del mar Mediterraneo.

La Cutro della Grecia è una tragedia dieci volte più grave

Sono solo 104 finora i sopravvissuti, poche decine i corpi recuperati dall'acqua, ma soprattutto al di là dei 79 morti finora accertati, sono più di 600 i dispersi. Secondo il racconto dei superstiti, nella pancia del peschereccio sprofondato partito dall'Egitto e passato per la Libia alla volta dell'Italia, c'erano almeno 100 bambini.


Una tragedia dalle proporzioni immani, dieci volte più grave rispetto a quanto accaduto a Cutro, davanti alle coste della Calabria, il 26 febbraio 2023 (93 vittime il bilancio finale delle vittime del naufragio, 81 i superstiti).

In Grecia, 12 scafisti sono già stati arrestati e non si fermano le polemiche sulle responsabilità del disastro: sul piatto ci sono la mancata risposta agli SOS lanciati dall'imbarcazione fatiscente dopo l'avvistamento e un aiuto rifiutato alquanto dubbio.

Infatti, secondo l'attivista che tra i primi ha ricevuto la richiesta d'aiuto - subito girata alle autorità greche - non era stata affatto manifestato da parte dei migranti la volontà di continuare il percorso verso l'Italia a tutti i costi, come invece riferito dalla Guardia costiera ellenica.

Era ben chiaro che l'imbarcazione fosse sovraffollata e inadeguata: anche il centro di coordinamento del Soccorso Marittimo italiano martedì aveva ricevuto un'email che segnalava un barcone in difficoltà e, accertato che si trovasse nell'area di responsabilità greca, aveva contattato subito la guardia costiera ellenica.

Il Governo greco prova a scaricare le responsabilità dell'intervento su Bruxelles nonostante la competenza dei soccorsi resti sempre nazionale, così il dibattito si sposta in Europa alla ricerca di un complicato fronte comune con le autorità competenti dei 27 Paesi.

Il nodo è individuare criteri oggettivi per stabilire quando una situazione di pericolo fa scattare le operazioni di soccorso, in modo che ogni singolo Paese abbia meno discrezionalità in merito e gli interventi possano scattare più rapidamente.

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