SCONTRO POLITICO

La Corte Suprema frena Trump: sospesa l'espulsione dei venezuelani dal Texas

I migranti erano stati accusati di far parte della gang criminale Tren de Agua. Un giudice federale di Washington ha pubblicamente accusato l’amministrazione Trump di oltraggio alla corte

La Corte Suprema frena Trump: sospesa l'espulsione dei venezuelani dal Texas
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La Corte Suprema degli Stati Uniti ha sospeso temporaneamente, nelle prime ore di sabato 19 aprile 2025, la controversa espulsione dal Texas di un gruppo di migranti venezuelani accusati dall’amministrazione Trump di appartenere alla gang criminale Tren de Aragua. Il provvedimento arriva mentre erano già in corso le operazioni di espulsione verso un carcere di massima sicurezza in El Salvador, sollevando pesanti dubbi sulla legittimità e umanità delle recenti politiche migratorie del presidente degli Stati Uniti.

L’Alien Enemies Act e l’accusa di "invasione"

La decisione dell’Alta Corte fa seguito a un ricorso d'urgenza presentato dagli avvocati dell’American Civil Liberties Union (ACLU), che hanno denunciato una campagna discriminatoria e fondata su prove inconsistenti: molti dei migranti fermati non avevano commesso reati, né facevano parte di bande criminali, ma erano stati individuati in base a semplici tatuaggi o all’origine venezuelana.

L’ordinanza impone: "Il governo ha l'ordine di non espellere alcun membro della presunta classe di detenuti dagli Stati Uniti fino a nuovo ordine di questa corte".

Il mese scorso, l’ex presidente Donald Trump ha invocato una legge del 1798, l’Alien Enemies Act, raramente utilizzata nella storia americana – principalmente in periodi bellici come la guerra del 1812 o la Seconda guerra mondiale – per giustificare l’espulsione di migranti venezuelani sospettati di "minaccia alla sicurezza nazionale". Trump ha accusato il Venezuela di "perpetrarne un’invasione" attraverso l’infiltrazione della gang Tren de Aragua, promettendo in campagna elettorale l’espulsione di milioni di migranti "clandestini e criminali".

La legge, pensata per cittadini di Paesi formalmente nemici durante periodi di guerra, ha ricevuto una nuova interpretazione da parte dell’amministrazione, attirando critiche bipartisan per l’uso improprio di strumenti di emergenza a fini migratori.

Il caso Abrego García e le accuse di oltraggio alla corte

L’attenzione dell’opinione pubblica si è focalizzata anche sul caso personale di Kilmar Abrego García, un cittadino salvadoregno residente legale nel Maryland, deportato illegalmente lo scorso marzo nonostante una protezione legale in vigore. Secondo il senatore democratico Chris Van Hollen, che ha incontrato García in El Salvador, l’uomo è stato arrestato senza poter contattare un avvocato, trasferito in Texas e poi deportato nel carcere di massima sicurezza Cecot, noto per le sue condizioni disumane.

García è stato recentemente spostato in una prigione a Santa Ana, "dalle condizioni migliori", ma resta isolato dal mondo esterno. L’amministrazione Trump, nonostante un’ordinanza della Corte Suprema che ne impone il ritorno, continua a sostenerne la pericolosità, in linea con le accuse della presidenza salvadoregna. Trump ha deriso pubblicamente il senatore Van Hollen, definendolo "un idiota" per essere volato in America Centrale a incontrare García.

"Questa è la mano dell'uomo che i Democratici ritengono debba essere riportato negli Stati Uniti, perché è "una persona così buona e innocente" - recita il post di Donald Trump su X corredato da foto -. Hanno detto che non è un membro della MS-13, anche se ha il nome della MS-13 tatuato sulle nocche, e due Corti di tutto rispetto hanno stabilito che era un membro della MS-13, che aveva picchiato la moglie, ecc. Sono stato eletto per cacciare la gente cattiva dagli Stati Uniti, tra le altre cose. Devo avere la possibilità di fare il mio lavoro. RENDIAMO L'AMERICA DI NUOVO GRANDE!".

La Corte Suprema frena Trump: sospesa l'espulsione dei venezuelani dal Texas
Il senatore democratico Chris Van Hollen

Il caso ha scatenato ulteriori polemiche dopo che un giudice federale di Washington ha pubblicamente accusato l’amministrazione Trump di oltraggio alla corte per aver ignorato un ordine che vietava proprio la deportazione dei migranti venezuelani. Un report di 46 pagine firmato dal giudice James E. Boasberg denuncia il "disprezzo volontario" mostrato dai funzionari federali verso le direttive giudiziarie.

In un’altra rivelazione scottante, il senatore Van Hollen ha denunciato che gli Stati Uniti stanno pagando 15 milioni di dollari a El Salvador per accogliere i migranti espulsi nelle prigioni locali.

"Non è solo in gioco la sorte di un solo uomo", ha detto, "ma la tutela dei diritti costituzionali di chiunque risieda negli Stati Uniti".

Scontro politico sui diritti civili

Il caso riflette un più ampio scontro politico tra l’amministrazione Trump, determinata a usare ogni mezzo per restringere l’immigrazione, e una parte della magistratura e dell’opposizione che denuncia violazioni dei diritti civili e costituzionali. La Casa Bianca ha già annunciato l’intenzione di ricorrere in appello contro l’ordinanza della Corte Suprema.

"Il Presidente è impegnato al 100% a garantire che terroristi e immigrati clandestini criminali non rappresentino più una minaccia per gli americani e le loro comunità", ha dichiarato il direttore della comunicazione Steven Cheung.

Nel frattempo, il destino dei migranti rimane in sospeso. Con la decisione della Corte Suprema, la loro deportazione è stata temporaneamente bloccata, ma il caso è tutt’altro che chiuso. Resta ora da vedere se la giustizia americana confermerà la sospensione definitiva delle espulsioni o se la controversa strategia migratoria del presidente Trump troverà legittimazione legale.

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