come si cambia

La Cina dalla politica del figlio unico agli incentivi a chi fa bambini

Ma i sussidi, avvertono gli analisti, non bastano per aiutare le famiglie

La Cina dalla politica del figlio unico agli incentivi a chi fa bambini
Pubblicato:

Dal figlio unico al Bonus Bebè: la Cina volta pagina sul fronte della natalità. Dopo decenni di rigido controllo delle nascite, il governo di Pechino annuncia per la prima volta un sussidio nazionale per i bambini sotto i tre anni. L’obiettivo è chiaro: invertire un declino demografico sempre più preoccupante.

La Cina dalla politica del figlio unico agli incentivi a chi fa figli
Neonata

Ma senza importanti riforme strutturali, Pechino potrebbe trovarsi a ripetere la parabola di altri paesi asiatici: grandi investimenti in natalità, ma pochi risultati concreti.

Cina: dalla politica del figlio unico agli incentivi a chi fa figli

A partire dal 1° gennaio 2025, le famiglie con figli piccoli riceveranno 3.600 yuan l’anno – circa 460 euro – per ogni bambino nato dopo quella data. È un cambio di rotta simbolico rispetto alla politica del figlio unico, che dal 1980 al 2015 aveva imposto a milioni di famiglie di fermarsi a un solo erede.

Tuttavia, economisti e sociologi avvertono: questo bonus potrebbe essere soltanto un palliativo. Il problema della natalità in Cina affonda le radici in fattori economici, sociali e culturali molto più complessi.

Dalla politica del figlio unico agli incentivi economici

Per oltre trent’anni, la Cina ha applicato una delle politiche demografiche più restrittive al mondo, introdotta per contenere una crescita della popolazione ritenuta insostenibile. Il risultato è stato un forte squilibrio di genere, dovuto alla preferenza per figli maschi, e un rapido invecchiamento demografico.

Nel 2015 Pechino ha iniziato ad allentare i vincoli, consentendo prima due figli, poi tre. Ma la risposta è stata tiepida. La nuova misura, con un bonus su scala nazionale, segna quindi un passo importante sul piano simbolico, pur scontrandosi con la memoria collettiva di decenni di controllo sulle nascite.

Come funziona il nuovo bonus

Il provvedimento, emanato dal Ministero delle Finanze, prevede un rimborso fiscale annuo di 3.600 yuan per ogni figlio sotto i tre anni. Alcune amministrazioni locali hanno già annunciato misure integrative: asili gratuiti o a tariffa ridotta, esenzioni fiscali e bonus una tantum alla nascita.

Oltre a sostenere i costi della prima infanzia, il governo spera di stimolare la spesa interna in un momento di rallentamento economico.

Il nodo dei costi: i sussidi non bastano

Secondo stime internazionali, crescere un figlio nelle aree urbane cinesi fino ai 18 anni può costare oltre 300.000 yuan (circa 38.000 euro). Una cifra che spiega perché molte coppie scelgano di avere un solo figlio o rinunciare del tutto alla genitorialità.

La Cina dalla politica del figlio unico agli incentivi a chi fa figli
Maternità in Cina

Il bonus annunciato, seppur apprezzato, rappresenta solo una frazione minima di questa spesa. A pesare sono anche la precarietà lavorativa, i costi abitativi altissimi e l’assenza di un sistema di welfare familiare esteso con congedi parentali lunghi e parità di genere nel lavoro domestico.

Un cambiamento culturale profondo

Il calo della natalità non dipende solo dal portafoglio. Urbanizzazione, emancipazione femminile e livelli di istruzione più alti hanno cambiato le priorità delle nuove generazioni. Sempre più donne posticipano la maternità per concentrarsi sulla carriera, spesso oltre l’età considerata socialmente “ideale” per avere figli (esattamente come sta accadendo in occidente).

A ciò si aggiungono l’aumento dei divorzi, il costo del matrimonio e la pressione sociale verso genitori e figli, che rendono la scelta di mettere al mondo un bambino sempre più gravosa.

Esperimenti locali e proposte degli esperti

Alcune città come Hangzhou e Shenzhen stanno già sperimentando politiche più ampie: case più accessibili, orari di lavoro flessibili, incentivi per l’educazione. I risultati sono incoraggianti ma ancora troppo limitati per incidere su scala nazionale.

Gli esperti insistono che per fermare il declino serva una strategia integrata: politiche abitative, servizi per l’infanzia diffusi e accessibili, più congedi parentali e reale condivisione delle responsabilità tra madri e padri.

Lezioni dal Giappone e dalla Corea del Sud

L’esperienza di paesi vicini dimostra che gli incentivi monetari da soli non bastano. In Giappone, nonostante bonus e congedi, il tasso di fertilità resta tra i più bassi al mondo. In Corea del Sud, nonostante miliardi di dollari investiti, nel 2023 si è scesi a 0,72 figli per donna, un record negativo globale.

In entrambi i casi, i costi abitativi, la pressione sociale sulle madri e l’instabilità del lavoro hanno pesato più dei sussidi.