Israele revoca lo stato d’emergenza anche nel sud del Paese, nelle aree confinanti con la Striscia di Gaza, ponendo fine per la prima volta in oltre due anni al “regime speciale sul fronte interno” in vigore dal 7 ottobre 2023, giorno dell’attacco di Hamas.
Katz: “Adottata raccomandazione Idf”
La decisione, approvata dal ministro della Difesa Israel Katz su raccomandazione delle Forze di Difesa Israeliane (Idf), entrerà in vigore domani.

“Ho deciso di adottare la raccomandazione delle Idf e di rimuovere, per la prima volta dal 7 ottobre, la situazione particolare sul fronte interno”, ha dichiarato Katz, spiegando che la scelta riflette “la nuova realtà della sicurezza nel sud del Paese, raggiunta grazie alle azioni determinate e potenti delle nostre eroiche truppe contro l’organizzazione terroristica Hamas”.
Lo stato di emergenza, che permetteva all’esercito di limitare gli assembramenti e chiudere alcune aree civili, era stato dichiarato in tutto il Paese il giorno degli attacchi e poi mantenuto solo nelle zone meridionali. La revoca arriva dopo il cessate il fuoco del 10 ottobre, nell’ambito dell’accordo siglato sulla base del piano di Donald Trump, che prevede la restituzione di tutti gli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas e l’avvio della ricostruzione nei territori a ridosso della cosiddetta Linea Gialla.
La situazione degli ostaggi e le tensioni sull’accordo
Secondo l’intesa, Hamas avrebbe dovuto restituire 28 salme oltre ai 20 ostaggi liberati vivi. Il gruppo palestinese ha annunciato ieri la consegna del sedicesimo corpo, sostenendo che i ritardi nel recupero degli altri resti sono dovuti alla difficoltà di estrarli dalle macerie di Gaza, con l’aiuto della Croce Rossa e di un team di esperti egiziani.
Israele contesta questa versione ed è convinto che Hamas conosca l’esatta localizzazione di tutti i corpi. Le squadre di ricerca israeliane hanno ricevuto l’autorizzazione a oltrepassare la Linea Gialla “per individuare il luogo in cui si trovano i nostri ostaggi, sotto la stretta supervisione dell’esercito”, ha spiegato la portavoce del governo Shosh Bedrosian. Le famiglie degli ostaggi, intanto, avvertono: “Non si proceda con la fase 2 del piano Trump finché Hamas non avrà restituito tutti gli ostaggi”.
Nel frattempo, la Croce Rossa ha confermato di aver preso in consegna da Hamas un corpo, successivamente trasferito alle truppe israeliane a Gaza e poi all’Istituto forense di Abu Kabir a Tel Aviv per l’identificazione. Secondo fonti dell’Idf, la bara contiene resti che potrebbero appartenere a un ostaggio già restituito in precedenza, circostanza che, se confermata, accrescerebbe le tensioni tra le parti. Al momento, i corpi di 12 ostaggi israeliani restano ancora a Gaza.
Il capo dell’Idf: “La guerra non è finita”
La revoca dello stato d’emergenza segna un passo simbolico verso la normalità per le comunità del sud, situate fino a 80 km dal confine con la Striscia. Tuttavia, il capo di stato maggiore dell’Idf, Eyal Zamir, avverte che “la guerra a Gaza non è finita” e che le forze israeliane continueranno la loro missione “finché anche l’ultimo degli ostaggi uccisi non sarà riportato a casa”.

“La nostra missione sacra è completare il ritorno dei nostri caduti e continuare la campagna contro Hamas”, ha detto Zamir, sottolineando che “imparare da questa guerra costituisce un dovere morale e professionale”.
Mentre Israele tenta di consolidare il cessate il fuoco e avviare la ricostruzione, la tregua resta fragile: l’esercito israeliano prosegue con “raid mirati” su Gaza, che secondo fonti palestinesi avrebbero già provocato 93 morti e 337 feriti dall’inizio della tregua, oltre al recupero di 472 corpi.
Per la prima volta dal 7 ottobre 2023, Israele non sarà più sotto “situazione speciale”. Ma la fine dello stato d’emergenza non coincide ancora con la fine della guerra.