NUOVI RAID

Israele ordina l’evacuazione di Gaza: “Spostatevi verso il sud della Striscia”

Nelle ultime 24 ore, oltre 50 palestinesi uccisi. Trump ammonisce Hamas: "Se non libera tutti gli ostaggi, se la vedrà brutta"

Israele ordina l’evacuazione di Gaza: “Spostatevi verso il sud della Striscia”

L’esercito israeliano ha esortato oggi la popolazione di Gaza City a evacuare immediatamente verso sud, dichiarando l’area costiera di Al-Mawasi, nel sud della Striscia, una nuova “zona umanitaria”. In un messaggio in arabo diffuso sui social, il portavoce militare Avihai Adraee ha invitato i residenti a “trasferirsi senza indugio” e a unirsi alle migliaia di persone che vi si sono già recate.

L’Onu stima che circa un milione di civili si trovino ancora nell’area urbana di Gaza City e ha lanciato l’allarme su un imminente disastro” legato all’offensiva israeliana.

I raid su Gaza City

Nelle ultime 24 ore, secondo Al Jazeera, oltre 50 palestinesi sono stati uccisi dagli attacchi israeliani, tra cui almeno sette bambini. Bombardamenti hanno colpito abitazioni nel campo profughi di Shati, causando dieci morti, e una palazzina residenziale nello stesso quartiere, dove altre cinque persone hanno perso la vita.

Le Idf hanno inoltre demolito la torre Al-Mushtaha, accusata di ospitare infrastrutture di Hamas. Il ministro della Difesa Yoav Gallant ha dichiarato che Israele ha “aperto la porta dell’inferno a Gaza” e che l’operazione continuerà “finché Hamas non accetterà le condizioni imposte”. Amnesty International ha avvertito che l’escalation avrà “conseguenze catastrofiche e irreversibili” per la popolazione civile.

Nuovo video di ostaggi

Hamas ha diffuso un nuovo video di 28 secondi che mostra due ostaggi israeliani ancora vivi a Gaza City: Guy Gilboa-Dalal e Alon Ohel. Nel filmato, i due uomini chiedono il ritorno alle loro famiglie.

Secondo le Idf, 47 ostaggi dei 251 rapiti il 7 ottobre 2023 si trovano ancora a Gaza, ma 25 sarebbero già morti. Il premier Benjamin Netanyahu ha ribadito che “nessun video di propaganda malevola indebolirà la nostra determinazione” e che gli obiettivi restano: liberazione di tutti gli ostaggi, disarmo di Hamas, smilitarizzazione della Striscia e controllo di sicurezza israeliano.

Un retroscena rivelato dall’emittente Kan racconta che l’ex capo di stato maggiore Herzi Halevi avrebbe tentato invano di convincere Netanyahu a un accordo che prevedeva la liberazione di tutti gli ostaggi prima dell’offensiva su Rafah, proposta respinta dal premier come una “sconfitta”.

Scontri diplomatici e nuove “zone umanitarie”

Le Idf hanno annunciato anche la creazione di un’altra “zona umanitaria” a Khan Younis, con ospedali da campo, condotte idriche, impianti di desalinizzazione e la distribuzione di cibo e medicinali coordinata con l’Onu e organizzazioni internazionali. Ma poche ore dopo, tre palestinesi in attesa di aiuti sarebbero stati uccisi dal fuoco israeliano vicino a un centro di distribuzione nella città.

Il governo egiziano ha avvertito che “lo sfollamento forzato sarebbe la fine della causa palestinese” e ha definito “una linea rossa” i piani israeliani. La vicepresidente della Commissione Ue Teresa Ribera aveva parlato nei giorni scorsi di “genocidio”, ma Bruxelles ha chiarito che la qualificazione giuridica spetta solo alle corti internazionali.

Verso l’Onu, tra guerra e ricostruzione

Mentre i raid proseguono, Stati Uniti e Nazioni Unite stanno preparando un piano per la ricostruzione della Striscia, da discutere a margine dell’Assemblea generale del 22 settembre. Il progetto prevede un governo tecnico palestinese per un anno, una forza internazionale di stabilizzazione, il disarmo di Hamas e il rifiuto della deportazione di massa. Nel frattempo, Regno Unito, Francia, Canada, Belgio e Malta si preparano a riconoscere lo Stato di Palestina.

Il presidente americano Donald Trump, dal canto suo, ha ammonito Hamas:

“Se non libera tutti gli ostaggi, se la vedrà brutta. I negoziati sono in fase avanzata, ma la palla è nel loro campo”.