Iran, Khamenei tuona dopo l'ultimatum di Trump: "Danni irreparabili se Usa intervengono"
Mosca avverte Washington: “Non intervenite”. Cina invita il tycoon a "moderare i toni", verso una de-escalation

La tensione in Medio Oriente raggiunge livelli critici dopo l’annuncio del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che si è detto pronto a intervenire militarmente nel conflitto in corso tra Iran e Israele.
Le sue dichiarazioni hanno acceso una reazione immediata e durissima da parte della guida suprema iraniana, l’Ayatollah Ali Khamenei che, nella giornata di mercoledì 18 giugno 2025, ha pronunciato parole che hanno fatto tremare l'intero scacchiere internazionale: “La battaglia ha inizio”.
Iran risponde (e minaccia) gli Usa
Durante un discorso trasmesso in diretta sulla televisione di Stato iraniana, Khamenei ha definito “inaccettabile” l’ultimatum imposto da Trump per una resa incondizionata dell’Iran. Ha chiarito che Teheran non accetterà né una pace né una guerra imposta da potenze esterne, soprattutto se accompagnate da minacce.à
“Chi conosce la storia dell'Iran sa che gli iraniani non rispondono bene al linguaggio delle minacce”, ha aggiunto il leader spirituale e politico iraniano, ribadendo che la Repubblica Islamica non si piegherà a diktat stranieri, nemmeno se a lanciarli è la prima potenza mondiale.
Nel suo messaggio alla nazione, pronunciato nel sesto giorno dall’inizio dell’offensiva israeliana contro l’Iran, Khamenei ha inoltre accusato lo Stato ebraico di aver “commesso un errore gravissimo” violando lo spazio aereo iraniano, promettendo che “verrà punito”. Ha quindi rassicurato la popolazione sulla prontezza dell’apparato militare iraniano, sostenuto – ha detto – “dalle autorità e da tutto il popolo”, pronto a difendere la patria.
Khamenei ha anche ammonito che qualsiasi tipo di intervento militare da parte degli Stati Uniti porterà a “danni irreparabili”:
“Il popolo iraniano non dimenticherà il sangue dei martiri – ha dichiarato – e non lascerà impuniti gli atti di aggressione subiti sul proprio territorio”.
Una risposta “graduale, ma devastante”
A dare ulteriori dettagli sulla strategia iraniana è stato Abbas Moghtadaei, alto esponente del Parlamento iraniano e vicepresidente della Commissione Esteri e Sicurezza Nazionale. In un’intervista all’agenzia ILNA, ripresa anche dal sito di opposizione Iran International, Moghtadaei ha spiegato che la risposta dell’Iran seguirà una logica “passo per passo”, lasciando intendere che Teheran non ha ancora mostrato tutte le proprie carte.
Moghtadaei ha confermato che il lancio dei missili ipersonici nei primi giorni di conflitto non rappresenta il culmine della capacità offensiva iraniana:
“Abbiamo altre sorprese”, ha affermato con tono minaccioso.
Mosca avverte Washington: “Non intervenite”
La Russia è intervenuta per mettere in guardia gli Stati Uniti contro qualsiasi tentativo di fornire aiuti militari diretti a Israele. Il viceministro degli Esteri russo, Sergei Ryabkov, citato dall’agenzia Interfax, ha parlato chiaramente: un coinvolgimento militare diretto degli USA destabilizzerebbe radicalmente la situazione in Medio Oriente.

“Gli Stati Uniti sono costantemente protagonisti nei processi geopolitici della regione. Pensare che prima non fossero coinvolti e ora lo siano diventati sarebbe errato”, ha dichiarato Ryabkov. “Ma se si dovesse andare oltre, verso un’assistenza militare diretta, sarebbe un passo pericoloso. Mettiamo in guardia Washington anche solo dal considerare tale opzione”.
Erdogan contro Netanyahu: “Peggio di Hitler”
Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha approfittato del momento per tornare a lanciare duri attacchi contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu:
“È peggio di Hitler”. Erdoğan ha denunciato le immagini di devastazione provenienti da Gaza, paragonandole a quelle della Seconda Guerra Mondiale. “Rivediamo oggi la stessa crudeltà dell’Olocausto. La disumanità e l’assenza di coscienza che vediamo a Gaza superano persino quella dell’epoca nazista”, ha dichiarato.
La Cina invita alla de-escalation
Anche la Cina è intervenuta ufficialmente, esortando gli Stati Uniti a premere su Israele affinché si fermi la spirale della violenza. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Guo Jiakun, ha chiesto a Washington di “assumersi le proprie responsabilità” e di svolgere un ruolo positivo per impedire l’espansione del conflitto.
Riferendosi alle recenti dichiarazioni di Trump – secondo cui “per ora” non intende uccidere il leader iraniano Khamenei – Guo ha invitato gli USA a moderare i toni, sottolineando l’importanza di mantenere una posizione obiettiva e costruttiva nella crisi.
La posizione degli Stati Uniti sarà decisiva. Ma le pressioni internazionali – da Mosca a Pechino – spingono in direzione opposta rispetto all’interventismo dichiarato da Trump. Il rischio che un’escalation tra Iran e Israele diventi un conflitto globale è oggi più concreto che mai.