GAZA

Il piano di Netanyahu: occupare la Striscia in 5 mesi e un milione di sfollati

Stasera il voto del Governo. Contrari l'opposizione, i riservisti e le famiglie degli ostaggi

Il piano di Netanyahu: occupare la Striscia in 5 mesi e un milione di sfollati
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È attesa per questa sera alle 18 (le 17 ora italiana) a Gerusalemme la delicata riunione del gabinetto di sicurezza israeliano, chiamato a votare sul cosiddetto "piano Netanyahu" per l’occupazione progressiva della Striscia di Gaza.

Il progetto, i cui dettagli sono trapelati da fonti qualificate e rilanciati dall’emittente Channel 12, prevede una campagna militare graduale della durata di 4-5 mesi, con l’obiettivo iniziale di conquistare Gaza City.

L'operazione sul tavolo

La fase iniziale dell’operazione – descritta come una logistica di primo livello – prevede l’evacuazione di circa un milione di persone, ovvero metà della popolazione della Striscia. Per ospitare gli sfollati saranno costruite infrastrutture temporanee come ospedali da campo, complessi di tende e container abitativi, con l’ingresso massiccio di aiuti umanitari.

Secondo fonti militari, il piano operativo dei generali prevede l’accerchiamento di Gaza City e dei campi centrali, al fine di isolare il territorio e confinare i combattimenti, seguiti da fuoco massiccio e ingressi di truppe mirati, evitando trappole e imboscate.

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Donald Trump e Benjamin Netanyahu

Parallelamente, l’amministrazione americana guidata da Donald Trump ha promesso un aumento dei centri di distribuzione alimentare, che passeranno da 4 a 16, per fronteggiare l’emergenza fame. Washington si prepara a stanziare circa un miliardo di dollari, finanziati insieme ad altri Paesi alleati, per garantire una distribuzione diretta degli aiuti, scollegata dai canali di Hamas.

Le preoccupazioni dei vertici militari

Ma il piano non è privo di forti contrarietà interne, anche ai vertici dell’esercito. Il capo di stato maggiore delle IDF, generale Eyal Zamir, avrebbe messo in guardia i collaboratori sulla portata e i rischi dell’operazione, affermando che “la conquista della Striscia trascinerà Israele in un buco nero”. Le sue preoccupazioni sono legate a una possibile insurrezione prolungata, all’aggravarsi delle responsabilità umanitarie e al rischio concreto per la sorte degli ostaggi ancora detenuti all’interno dell’enclave.

Eyal Zamir

Durante il forum dello Stato Maggiore, Zamir ha tenuto la sua prima dichiarazione ufficiale dopo le frizioni con la leadership politica, ribadendo il ruolo indipendente dell’esercito:

“La cultura del dissenso è parte integrante della storia del popolo d’Israele. Continueremo a esprimere la nostra posizione senza timore, in modo oggettivo, indipendente e professionale. Non ci occupiamo di teorie, ma di vite umane e della difesa dello Stato”.

Opposizione e società civile in allarme

Il voto previsto questa sera rischia di spaccare il governo. L’opposizione parlamentare ha già espresso forti riserve, mentre gruppi di riservisti, famiglie degli ostaggi e parte dell’opinione pubblica si dichiarano contrari a un’escalation che appare priva, al momento, di una chiara strategia per il "dopo". A preoccupare è soprattutto l’assenza di una visione politica sulla gestione della Striscia in caso di occupazione prolungata.

Un ulteriore elemento di discussione sarà la proposta di annessione permanente del cosiddetto “perimetro” – la fascia di sicurezza che Israele controlla lungo la barriera di confine sin dall’inizio del conflitto. Una mossa che rischia di accrescere le tensioni internazionali e minare ulteriormente ogni possibilità di soluzione diplomatica.