VOTO IN PARLAMENTO

Il Parlamento greco approva la legge sulla giornata lavorativa di 13 ore

Il nuovo disegno di legge sul lavoro promosso dal governo conservatore di Nea Dimokratia, guidato da Kyriakos Mitsotakis, aveva provocato proteste in tutto il Paese

Il Parlamento greco approva la legge sulla giornata lavorativa di 13 ore

Dopo settimane di proteste e due scioperi generali che hanno paralizzato il Paese, il Parlamento ellenico ha approvato la contestata riforma del lavoro voluta dal governo conservatore di Nea Dimokratia, guidato da Kyriakos Mitsotakis. La legge consente, in determinate condizioni, di lavorare fino a 13 ore al giorno per un unico datore di lavoro, suscitando forti critiche da parte dei sindacati e delle opposizioni.

Il voto in Parlamento

Il disegno di legge, presentato dalla ministra del Lavoro Niki Kerameos, è stato approvato con 158 voti favorevoli e 109 contrari; i deputati di Syriza, principale partito di opposizione di sinistra, si sono astenuti. Il voto è arrivato dopo due giornate di intenso dibattito e di scontro politico, durante le quali l’opposizione ha accusato il governo di voler “smantellare i diritti dei lavoratori” e di introdurre una “flessibilità selvaggia” nel mercato del lavoro.

La nuova norma stabilisce che i dipendenti del settore privato potranno lavorare fino a 13 ore al giorno – superando il limite standard di 8 ore – per un massimo di 37 giorni all’anno, sulla base di un accordo volontario e con un aumento del 40% della retribuzione. La legge mantiene invariato il limite massimo settimanale di ore lavorative, ma consente di distribuire gli straordinari in modo più flessibile: fino a 13 ore giornaliere per tre giorni al mese e 150 ore di straordinari all’anno.

Le motivazioni del governo

Secondo il primo ministro Mitsotakis, la riforma “garantisce libertà di scelta a datori di lavoro e dipendenti” e risponde “al desiderio di molti giovani di poter guadagnare di più”. La ministra Kerameos ha difeso la legge in Parlamento spiegando che “chi non vorrà fare straordinari sarà tutelato” e che la norma non intacca la giornata lavorativa standard:

“Molti lavoratori già oggi si spostano tra due impieghi nella stessa giornata, senza guadagnare un euro in più. Con questa legge permettiamo loro di fare lo stesso lavoro in un’unica sede e con una retribuzione superiore del 40%”, ha dichiarato.

Il governo di centrodestra sostiene inoltre che la riforma renderà il mercato del lavoro più flessibile e aiuterà ad affrontare la crisi demografica che colpisce il Paese.

Le proteste e le critiche

La legge è stata approvata in un clima di forte tensione sociale. Giovedì 2 ottobre la Grecia si era fermata per un’intera giornata di sciopero nazionale, indetto contro il disegno di legge.

Trasporti pubblici, traghetti, metropolitane e autobus sono rimasti fermi, causando disagi in tutto il Paese. Alla mobilitazione hanno partecipato insegnanti, medici, infermieri e funzionari pubblici, sostenuti dalle principali sigle sindacali: la Confederazione dei lavoratori greci (GSEE), la Confederazione dei dipendenti pubblici (ADEDY) e il sindacato comunista PAME.

I sindacati denunciano che la legge rappresenta “un attacco ai diritti dei lavoratori e che la cosiddetta “volontarietà” degli straordinari è solo apparente, poiché “molti dipendenti non potranno rifiutarsi, tenuto conto dei rapporti di forza squilibrati e della precarietà diffusa”.

Secondo le organizzazioni sindacali, inoltre, la norma rischia di violare il diritto al riposo giornaliero di 11 ore, soprattutto per chi impiega molto tempo negli spostamenti casa-lavoro.

Grecia ed Europa: confronto sugli orari di lavoro

Il caso greco mette in luce un divario significativo con il resto d’Europa. In Paesi come la Germania e i Paesi Bassi, la settimana lavorativa media si aggira intorno alle 34-35 ore, con una forte diffusione del part-time e una maggiore tutela del bilanciamento vita-lavoro. In Francia, nonostante le deroghe e gli straordinari, il riferimento resta la settimana di 35 ore.

All’opposto, la Grecia e l’Europa dell’Est registrano un numero di ore lavorate più elevato, spesso superiore alle 39 ore settimanali, con meno protezioni in tema di straordinari e riposi. Questo squilibrio contribuisce non solo a differenze nei redditi, ma anche alla qualità della vita e al benessere dei lavoratori, temi oggi centrali nel dibattito europeo sulla sostenibilità del lavoro.