Il nuovo leader siriano Al Jolani chiede di estradare il "tiranno" Assad fuggito in Russia
Colloqui avvenuti con una delegazione russa, guidata dal vice ministro degli Esteri Mikhail Bogdanov
Il nuovo leader Al Jolani - che in 11 giorni si è "preso" la Siria - ha ufficialmente richiesto alla Russia l'estradizione dell'ex presidente Bashar al Assad, rifugiatosi a Mosca dopo il crollo del suo regime lo scorso dicembre. La notizia, diffusa dall’agenzia Reuters, proviene da una fonte siriana a conoscenza dei colloqui avvenuti tra al Sharaa e una delegazione russa, guidata dal vice ministro degli Esteri Mikhail Bogdanov, nel primo incontro diplomatico post-regime.
Al Jolani chiede a Mosca l'estradizione di Assad
La caduta di Assad, avvenuta in pochi giorni sotto l’offensiva ribelle, ha segnato una svolta storica per la Siria. Ora, Damasco preme affinché la Russia, storica alleata dell’ex presidente, contribuisca alla ricostruzione del Paese attraverso misure concrete di risarcimento e ripristino delle infrastrutture devastate dalla guerra civile. Secondo quanto riportato dall’agenzia statale siriana Sana, il nuovo governo punta a stabilire meccanismi di transizione giudiziaria per garantire giustizia alle vittime del conflitto.
Mosca, consapevole delle implicazioni geopolitiche della caduta di Assad, si trova ora a dover bilanciare il proprio ruolo nella regione. Durante i colloqui a Damasco, Bogdanov ha sottolineato il sostegno russo alla Siria in un “momento cruciale” per la stabilizzazione del Paese e il ripristino delle relazioni bilaterali. Tuttavia, il nuovo governo islamico ha avvertito che tali relazioni dovranno basarsi sul rispetto della volontà popolare e sulla correzione degli errori del passato.
Poco si sa della vita di Assad dopo la fuga in Russia. Fonti suggeriscono che si trovi in uno dei quartieri più esclusivi di Mosca, circondato da fedelissimi. Sua moglie, Asma al Assad, avrebbe chiesto di poter ricevere cure nel Regno Unito per la leucemia, richiesta finora respinta dal premier britannico Keir Starmer. La Russia, intanto, deve affrontare le conseguenze strategiche della perdita del suo storico alleato siriano, con implicazioni anche per Teheran, che aveva sostenuto Assad sin dal conflitto del 2015.
Militari russi in Siria
La presenza militare russa in Siria è un altro nodo chiave. Le basi di Tartus e dell’aeroporto militare di Hmeimim, da cui Assad e la sua famiglia sono fuggiti, rappresentano un interesse vitale per il Cremlino. Tuttavia, secondo immagini satellitari occidentali, Mosca avrebbe già iniziato a ritirare equipaggiamenti militari da Tartus, dopo che il nuovo governo siriano ha revocato il contratto che garantiva la presenza russa, costringendo Mosca a ridistribuire le proprie risorse militari, forse in Libia.
Nonostante le tensioni, Bogdanov ha descritto l’incontro come “tutto sommato positivo”, assicurando che la Russia è pronta a contribuire alla stabilizzazione della Siria. A Damasco, insieme a lui, era presente anche Alexander Lavrentiev, inviato speciale del presidente russo per la Siria, e il nuovo ministro degli Esteri siriano Hassan al Shibani. Resta ora da vedere come Mosca deciderà di gestire la richiesta di estradizione e il proprio futuro nella regione.