extrema ratio

Il leghista che sulla guerra in Ucraina dice: "Ce la siamo andata a cercare"

E' convinto che sia stata una reazione legittima "dopo che la Russia aveva ripetutamente richiesto alla Nato e agli Usa un accordo formale vincolante sulla propria sicurezza strategica".

Il leghista che sulla guerra in Ucraina dice: "Ce la siamo andata a cercare"
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Si chiama Vito Comencini, ha 34 anni, ed è un deputato della Lega. In Parlamento, martedì 22 marzo 2022, quando ha parlato il presidente ucraino zelensky in videocollegamento, lui non c'era.

Per Comencini la responsabilità dell’invasione dell’Ucraina è dell’Occidente. Non parla di invasione, ma coerentemente in ottica filo-Putin la definisce un'operazione militare, ed è convinto che sia stata una reazione legittima "dopo che la Russia aveva ripetutamente richiesto alla Nato e agli Usa un accordo formale vincolante sulla propria sicurezza strategica".

Insomma, "Ce la siamo andata a cercare" secondo il parlamentare, che nei giorni scorsi a Verona, dov'è anche consigliere comunale, ha partecipato a un incontro pubblico organizzato dall’Associazione Veneto-Russia per smontare le "false informazioni" dei media che "vorrebbero additare nella Federazione russa e nel presidente Putin gli unici responsabili del conflitto".

Comencini assente in Parlamento durante il discorso di Zelensky

Come racconta Prima Verona, Comencini non era presente quando il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky ha pronunciato un discorso al Parlamento italiano. Sui social ha spiegato il motivo della sua assenza:

“Questa non è la strada per ottenere la pace che tutti noi auspichiamo per il popolo ucraino. Ritengo sia necessario, invece, privilegiare in modo netto la via diplomatica, per arrivare quanto prima al cessate il fuoco. È anche il motivo per cui in Parlamento ho votato contro all’invio di armi in Ucraina. Presenziare ieri in Aula sarebbe stato irrispettoso verso la popolazione del Donbass, che ho sempre sostenuto e che in questi ultimi otto anni ha subito una enorme tragedia, ancora oggi quasi completamente ignorata dai media occidentali. Una terra martoriata, in cui sono stato due volte e che ho conosciuto molto da vicino. Sono scelte coerenti, che mi espongono anche a delle critiche, ma questo è il prezzo da pagare e io di certo non mi tiro indietro. Non rinnegherò mai quei valori che hanno guidato fino ad oggi la mia attività politica e che mi hanno portato ad essere dove sono oggi. Tutto questo grazie al sostegno della gente e alle tante persone che condividono i miei stessi ideali. Questo non lo dimentico. Continuerò sempre ad essere una voce libera e identitaria”.

Forse bisognerebbe far notare a Comencini che pur considerando la situazione di sofferenza patita da ormai otto anni a questa parte nel Donbass, è quanto meno difficile giustificare l'invasione di un Paese sovrano intero, la distruzione delle città, i bombardamenti sui civili, la fuga di migliaia di profughi.

Uno "scontro di civiltà"

Ad ogni modo, l’onorevole ha ribadito ancora:

“Questo intervento militare in Ucraina ha rappresentato per la Federazione Russa l'extrema ratio, dopo oltre 8 anni di tentativi di trovare una soluzione diplomatica al conflitto nel Donbass, per porre fine alle continue sofferenze inferte a quella popolazione dai continui bombardarmenti dei battaglioni neonazisti ucraini, diventati di fatto il braccio armato dei nazionalisti insediatisi nel governo di Kiev dopo il colpo di Stato di piazza Maidan del 2014, con l'appoggio esplicito degli USA e della NATO, il cui obiettivo era l'insediamento di basi militari americane e NATO in Ucraina rivolte contro la Russia”.

“L'operazione militare è scattata dopo che la Russia aveva ripetutamente richiesto alla NATO e agli USA un accordo formale vincolante sulla propria sicurezza strategica, che comprendesse tra le altre cose, la rinuncia dell'Ucraina ad entrare nella NATO e la rinuncia ad installare basi militari con armi nucleari nei territori confinanti con la Federazione Russa, richieste più che legittime e ragionevoli, alle quali però non è stata data alcuna risposta positiva. Quello in atto è anche uno scontro di civiltà tra i valori in cui la nuova Russia post sovietica si riconosce, i millenari valori tradizionali cristiani e gli anti valori portati avanti invece dagli USA di Biden e dalla maggior parte dei governanti europei ormai totalmente scristianizzati”.

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