Il Canada riconoscerà la Palestina. Trump: "Se lo fa, difficile l'accordo sui dazi"
Il riconoscimento di Ottawa, però, solo a determinate condizioni: riforme, elezioni e fuori Hamas

L'idea di uno Stato palestinese riconosciuto ufficialmente guadagna terreno nella diplomazia globale. Dopo il recente annuncio della Francia, che ha promesso di procedere con il riconoscimento formale dello Stato di Palestina durante l'Assemblea Generale dell'ONU di settembre, anche altri Paesi occidentali si stanno muovendo in quella direzione.
Canada has long been committed to a two-state solution — an independent, viable, and sovereign Palestinian state living side by side with the State of Israel in peace and security.
My statement on Canada’s recognition of a Palestinian state: pic.twitter.com/VHW1ziQ9s0
— Mark Carney (@MarkJCarney) July 30, 2025
Tra questi c’è anche il Canada, che ha dichiarato la propria intenzione di aderire alla decisione, a precise condizioni. A comunicarlo è stato il premier canadese Mark Carney, spiegando che il riconoscimento da parte di Ottawa dipenderà dall’attuazione di riforme da parte dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), compresa l’organizzazione di nuove elezioni nel 2026, dalle quali Hamas dovrà essere escluso.

Un approccio simile è stato manifestato anche dal Regno Unito.
Trump contro Carney: “Così addio agli accordi commerciali”
Il gesto canadese ha però suscitato una forte reazione da parte di Israele e degli Stati Uniti. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha condannato la posizione di Ottawa, trovando sponda nel leader statunitense Donald Trump, che ha definito il riconoscimento dello Stato palestinese "un regalo ad Hamas".
Trump ha inoltre spostato la questione sul piano economico, avvertendo che un accordo commerciale con il Canada diventerà "molto difficile" se il governo canadese porterà avanti questa scelta diplomatica. Washington e Ottawa stanno cercando di chiudere un nuovo accordo entro il 1° agosto, ma Trump ha già minacciato di imporre una tariffa del 35% su tutte le merci canadesi non incluse nei precedenti trattati.
Intanto, la Casa Bianca ha confermato che l'amministrazione Trump non riconoscerà la Palestina come Stato sovrano, pur dichiarando l’intenzione di "concentrarsi sull’invio di cibo" alla popolazione, riconoscendo implicitamente – e in contrasto con quanto affermato da Netanyahu – la presenza di una carestia nella Striscia di Gaza.

La conferenza ONU: 15 Paesi verso il sì alla Palestina
Nonostante le pressioni statunitensi, la spinta verso il riconoscimento internazionale della Palestina non si arresta. Alla fine di tre giorni di incontri alle Nazioni Unite, la conferenza congiunta promossa da Francia e Arabia Saudita ha prodotto due risultati politicamente rilevanti, anche se simbolici.
Il primo è rappresentato da un documento congiunto firmato da 15 Paesi occidentali, che invita le nazioni che non lo hanno ancora fatto a riconoscere lo Stato di Palestina. Fra i firmatari figurano anche governi che non hanno ancora formalizzato il riconoscimento, come Canada, Australia, Finlandia, Nuova Zelanda, Lussemburgo e Portogallo, ma che guardano con favore a questa possibilità, in vista dell’Assemblea ONU di settembre.
L’Italia ha scelto di non aderire, sfilandosi dalla dichiarazione. Giorgia Meloni, ieri sera, mercoledì 30 luglio 2025, ha chiamato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu chiedendo un cessate il fuoco immediato.

La dichiarazione ribadisce inoltre la condanna per l’attacco del 7 ottobre, chiede un cessate il fuoco immediato, la liberazione incondizionata degli ostaggi in mano ad Hamas, e il libero accesso degli aiuti umanitari alla popolazione civile.
Lega Araba: “Hamas consegni le armi all’Autorità Palestinese”
Il secondo importante risultato della conferenza è la presa di posizione della Lega Araba nei confronti di Hamas, una svolta senza precedenti. Nel documento conclusivo, sottoscritto anche da Qatar, Egitto, Giordania, Turchia, Indonesia, oltre che da Parigi, Riad e dalla stessa Lega Araba, si chiede esplicitamente al gruppo islamista di:
“Porre fine al proprio controllo su Gaza e consegnare le armi all’Autorità Nazionale Palestinese.”
È la prima volta che la Lega Araba assume una posizione così netta e pubblica sulla questione del potere militare di Hamas nella Striscia, a partire dagli eventi del 7 ottobre 2023.
Il documento prevede anche la possibilità di dispiegare una missione internazionale temporanea a Gaza, con l’obiettivo di: garantire la protezione della popolazione civile, facilitare una transizione della sicurezza verso l’ANP, istituire un meccanismo di monitoraggio in caso di cessate il fuoco.
In sostanza, si chiede a Hamas di lasciare il potere come parte della prospettiva per mettere fine alla guerra. Tuttavia, il gruppo ha già respinto il contenuto della dichiarazione, rifiutando di cedere il controllo della Striscia.