Il Belgio annuncia che riconoscerà ufficialmente lo Stato di Palestina all’Assemblea generale delle Nazioni Unite prevista a fine mese. La decisione, resa pubblica dal ministro degli Esteri Maxime Prévot, viene giustificata “alla luce della tragedia umanitaria in atto in Palestina, in particolare a Gaza, e in risposta alla violenza perpetrata da Israele in violazione del diritto internazionale”.
Durissima la reazione di Israele.
La reazione di Israele
La mossa di Bruxelles ha scatenato la dura reazione del ministro israeliano della Sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir, esponente dell’ala più radicale del governo Netanyahu.
“I Paesi europei che si abbandonano all’ingenuità e si arrendono alle manipolazioni di Hamas finiranno per sperimentare il terrore in prima persona. Qui in Israele, c’era chi un tempo credeva a tali illusioni, e il risultato sono stati stupri, omicidi e massacri. Invece di premiare il terrore, il mondo libero deve unirsi contro di esso”.
L’accoglienza palestinese
Il ministero degli Esteri dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) ha accolto positivamente la decisione belga e, in un post su X, ha chiesto ad altri Paesi di fare lo stesso:
“Invitiamo i Paesi che non hanno ancora riconosciuto lo Stato di Palestina a farlo rapidamente e a intensificare gli sforzi per fermare crimini di genocidio, sfollamento, fame e annessione, aprendo un vero percorso politico per risolvere il conflitto e porre fine all’occupazione israeliana”.
Arrestato il sindaco di Hebron
Parallelamente, la tensione sul terreno continua a salire. A Hebron, in Cisgiordania, l’esercito israeliano ha arrestato il sindaco Tayseer Abu Sneina durante un raid nella sua abitazione.
Secondo quanto riferito da Haaretz e dai media palestinesi, Abu Sneina è stato prelevato per un interrogatorio e successivamente trattenuto per motivi ancora non chiariti. Il figlio, Meza, ha raccontato ai giornalisti che la famiglia non conosce l’attuale ubicazione del padre. Da ieri, inoltre, le forze israeliane hanno imposto un coprifuoco totale nel distretto di Hebron, bloccando ingressi e uscite dalla città.
Gaza tra raid e fame
Nella Striscia di Gaza, la situazione umanitaria resta drammatica. Secondo Al Jazeera, almeno 17 palestinesi sono stati uccisi nelle ultime ore da attacchi aerei israeliani su Gaza City e Deir el-Balah. Fra le vittime, sei persone che tentavano di accedere agli aiuti umanitari.

Il ministero della Sanità di Hamas denuncia inoltre 13 decessi nelle ultime 24 ore dovuti a fame e malnutrizione, fra cui tre bambini. Il bilancio complessivo delle vittime per malnutrizione, secondo Hamas, sale così a 361 persone, di cui 130 bambini. Si tratta di dati impossibili da verificare in modo indipendente, dal momento che Israele impedisce l’ingresso nella Striscia a giornalisti stranieri e israeliani.
Netanyahu contro i briefing dell’esercito
Sul fronte interno israeliano emergono nuove tensioni politiche. Durante la riunione del gabinetto di sicurezza, il premier Benjamin Netanyahu avrebbe criticato il capo di stato maggiore Eyal Zamir, invitandolo a interrompere i briefing dell’esercito con i media.

Secondo il sito Ynet, Netanyahu avrebbe dichiarato:
“I briefing danneggiano la coesione e lo spirito combattivo e non sono legittimi in una democrazia. Si può discutere all’interno della stanza, ma all’esterno ci deve essere un pugno di ferro e un fronte unito”.
Zamir non avrebbe replicato alle parole del primo ministro.