I ministri del governo guidato da Sébastien Lecornu, rimasti in carica soltanto per 12 ore, avranno comunque diritto a un’indennità transitoria di circa 28 mila euro ciascuno. La vicenda ha naturalmente sollevato polemiche e interrogativi sull’equità del sistema di compensi pubblici, in un periodo in cui il Paese affronta una difficile situazione economica e la necessità di tagli alla spesa pubblica.
L’indennità per i ministri francesi: cosa prevede la legge
La normativa vigente stabilisce che ogni ministro nominato ufficialmente e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale ha diritto, al momento della cessazione dell’incarico, a un’indennità transitoria equivalente a tre mesi di stipendio lordo.
Nel caso del governo Lecornu, tale somma ammonta a circa 28 mila euro, anche se i ministri hanno ricoperto la carica per meno di un giorno.
Un caso surreale: dimissioni lampo e diritto all’indennità
L’episodio ha assunto toni quasi surreali: mentre i nomi dei 18 ministri venivano pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale nella mattinata, il primo ministro Sébastien Lecornu presentava le proprie dimissioni, immediatamente accettate dal presidente Emmanuel Macron.
Di conseguenza, i neo ministri, sebbene in carica per appena 12 ore, risultano comunque beneficiari di un diritto automatico previsto dalla legge.
Chi sono i ministri interessati
Tra i 18 membri del governo Lecornu, 12 facevano già parte del precedente esecutivo guidato da François Bayrou, mentre gli altri erano nuovi ingressi. Tutti, in base alla normativa vigente, potrebbero ricevere la medesima indennità, senza distinzione di anzianità o durata effettiva del mandato.
Ministri “pieni” (ministres d’État / ministres de plein exercice):
- Élisabeth Borne — Éducation nationale, Enseignement supérieur et Recherche
- Manuel Valls — Outre-mer
- Gérald Darmanin — Justice (Garde des Sceaux)
- Bruno Retailleau — Intérieur
- Bruno Le Maire — Armées & Anciens combattants
- Catherine Vautrin — Travail, Santé, Solidarités, Familles, Autonomie, Personnes handicapées
- Rachida Dati — Culture
- Roland Lescure — Économie, Finances, Souveraineté industrielle et énergétique
- Jean-Noël Barrot — Europe & Affaires étrangères
- Éric Woerth — Aménagement du territoire, Décentralisation, Logement
- Agnès Pannier-Runacher — Transition écologique, Biodiversité, Forêt, Mer et Pêche
- Annie Genevard — Agriculture et Souveraineté alimentaire
- Amélie de Montchalin — Comptes publics
- Naïma Moutchou — Transformation & Fonction publique, IA et Numérique
- Philippe Tabarot — Transports
- Marina Ferrari — Sports, Jeunesse et Vie associative.
Ministri delegati (ministres délégués auprès du Premier ministre) :
17. Aurore Bergé — auprès du Premier ministre, chargée de l’Égalité femmes-hommes & Lutte contre les discriminations, porte-parole du Gouvernement
18. Mathieu Lefèvre — délégué chargé des Relations avec le Parlement.
Lecornu e la promessa di tagliare i privilegi
Paradossalmente, lo stesso Lecornu aveva annunciato pochi giorni prima l’intenzione di eliminare diversi benefici permanenti riservati agli ex ministri, come la protezione della polizia o la disponibilità di un segretariato privato.
Le nuove regole dovrebbero entrare in vigore dal 1° gennaio 2026, nell’ambito di una più ampia riforma volta a ridurre le spese pubbliche.
Polemiche e contesto economico
La notizia dell’indennità ai ministri dimissionari arriva in un momento particolarmente delicato per la Francia, alle prese con un debito pubblico crescente e la necessità di contenere la spesa in vista della legge finanziaria 2026.
Molti osservatori e cittadini considerano questa situazione incoerente e ingiusta, poiché i ministri riceveranno un compenso consistente nonostante la brevissima durata del loro incarico.
Il caso del governo Lecornu mette in luce le contraddizioni di un sistema che, pur nel rispetto della legge, rischia di minare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Mentre la Francia si prepara a riforme fiscali e tagli di bilancio, l’episodio delle indennità da 28 mila euro per 12 ore di lavoro è destinato a far discutere ancora a lungo.