I cinque principi di Israele per la fine della guerra
Hamas: "Un palese colpo di stato" contro il processo negoziale"

Dopo dieci ore di riunione, conclusasi intorno alle 3:30 del mattino, il gabinetto di sicurezza israeliano ha approvato a larga maggioranza il piano del primo ministro Benjamin Netanyahu per la conquista di Gaza City, nel nord della Striscia di Gaza, da parte delle Forze di Difesa Israeliane (Idf).
Il piano e i cinque principi per la fine della guerra
Secondo quanto reso noto dall’ufficio del premier, l’operazione militare prevede il controllo della città e l’evacuazione di circa un milione di residenti verso campi profughi centrali e altre aree entro il 7 ottobre 2025, data simbolica che segnerà il secondo anniversario dell’attacco di Hamas nel sud di Israele. Israele ha assicurato che fornirà assistenza umanitaria alla popolazione civile al di fuori delle zone di combattimento.
Durante il vertice, il gabinetto ha adottato cinque principi che Israele intende porre come condizioni per la fine della guerra con Hamas:
- Smantellamento dell’arsenale di Hamas.
- Ritorno di tutti i 50 ostaggi rimasti — vivi e deceduti — nelle mani dell’organizzazione.
- Smilitarizzazione della Striscia di Gaza.
- Controllo della sicurezza della Striscia da parte di Israele.
- Creazione di un’amministrazione civile alternativa, che non sia né Hamas né l’Autorità Palestinese.
Netanyahu ha ribadito di non avere intenzione di annettere o governare direttamente la Striscia, ma di consegnarne il controllo a “forze arabe che la governeranno correttamente” una volta “liberata da Hamas”. Il ministro della Difesa Yoav Gallant e il premier sono stati autorizzati a dare il via libera al piano operativo finale dell’Idf.

Non sono mancate però voci contrarie. Il capo di Stato maggiore dell’esercito, Eyal Zamir, ha espresso forti perplessità:
“Non esiste una risposta umanitaria per un milione di persone che sposteremo. Sarà tutto estremamente complesso. Propongo di rimuovere l’obiettivo del ritorno degli ostaggi dagli scopi della guerra”.
La reazione di Hamas
Immediata la risposta del movimento islamista. Hamas ha definito il piano israeliano “un palese colpo di stato contro il processo negoziale” e ha accusato Netanyahu di voler “sacrificare gli ostaggi per interessi personali”, sottolineando che l’espansione dell’operazione militare “non sarà una passeggiata” e comporterà “un prezzo alto e doloroso”.
Hamas ha inoltre avvertito che considererà “una forza occupante legata a Israele” qualsiasi entità che venga istituita per governare Gaza al posto suo, promettendo di combattere chiunque tenti di assumere il controllo del territorio.