tragico anniversario

Hiroshima ricorda gli 80 anni dall'atomica: leader da 120 Paesi e monito contro le armi nucleari

La commemorazione del 6 agosto 1945, nella città nipponica, si è trasformata in un appello per un futuro senza minaccia atomica

Hiroshima ricorda gli 80 anni dall'atomica: leader da 120 Paesi e monito contro le armi nucleari
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Hiroshima si è fermata alle 8:15 di questa mattina, 6 agosto 2025, l’ora esatta in cui, 80 anni fa, la bomba atomica sganciata dagli Stati Uniti devastò la città giapponese.

Hiroshima, 80 anni dopo: il ricordo della bomba atomica

Migliaia di persone – tra funzionari, studenti, sopravvissuti e delegazioni straniere – si sono riunite davanti al cenotafio del Parco della Pace, con le rovine dell’iconico edificio a cupola sullo sfondo, per un minuto di silenzio e la deposizione di fiori in memoria delle vittime.

Atomica su Hiroshima

All’evento hanno partecipato rappresentanti e ambasciatori provenienti da circa 120 Paesi e regioni. Quest’anno, dopo le polemiche del passato, il Giappone ha modificato il meccanismo di invito: niente più inviti formali selettivi, ma semplici notifiche aperte a tutti, senza esclusioni.

Nel 2024 il sindaco di Hiroshima era stato accusato di doppi standard per aver escluso la Russia ma invitato Israele, mentre il sindaco di Nagasaki aveva fatto l’opposto, invitando la Palestina e non Israele, provocando il boicottaggio di diversi Paesi occidentali, Italia inclusa. Per evitare tensioni simili, quest’anno le porte sono state aperte a tutte le delegazioni: nessun veto, solo comunicazioni ufficiali di disponibilità.

Mosca, tuttavia, non ha accolto l’invito, mentre la Bielorussia partecipa per la prima volta dal 2021, dopo l’assenza dovuta alla sua alleanza con il Cremlino. Storica anche la presenza contemporanea di rappresentanti israeliani e palestinesi, questi ultimi alla loro prima volta a Hiroshima.

Chi c’era e chi mancava

Fra le potenze nucleari, erano presenti Stati Uniti, Regno Unito, Francia, India e Israele. Assenti Pakistan, Corea del Nord e Cina. Quest’ultima, come da tradizione, non partecipa ritenendo che il Giappone non abbia mai riconosciuto pienamente crimini di guerra come il massacro di Nanchino.

Il messaggio di Hiroshima: eliminare le armi nucleari

La cerimonia è stata anche occasione per lanciare un appello globale. Il primo ministro giapponese Shigeru Ishiba ha ricordato che il Giappone, unico Paese ad aver subito bombardamenti atomici in guerra, ha la missione di guidare gli sforzi internazionali verso un mondo libero da armi nucleari.

Il sindaco di Hiroshima, Kazumi Matsui, ha ammonito i leader mondiali che continuano a considerare le armi atomiche “essenziali per la difesa nazionale”, ignorando le lezioni della storia. Ha evidenziato che Stati Uniti e Russia detengono insieme il 90% dell’arsenale nucleare globale e, nel contesto della guerra in Ucraina e delle tensioni in Medio Oriente, il potenziamento militare sta accelerando.

L’allarme degli attivisti

La Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari (ICAN) ha colto l’occasione per ricordare che il rischio di un nuovo impiego di armi atomiche non è un capitolo chiuso. La direttrice esecutiva, Melissa Parke, ha avvertito:

“Oggi vediamo conflitti che coinvolgono Stati dotati di armi nucleari. Ottant’anni fa gli Stati Uniti inventarono e usarono queste armi, che hanno causato centinaia di migliaia di morti e feriti, con danni ambientali e sanitari che si tramandano ancora”.

Gli hibakusha, memoria vivente della tragedia

A ottant’anni dall’attacco, i sopravvissuti alla bomba – noti come hibakusha – sono ormai meno di 100.000. Tra loro, Yoshiko Niiyama, intervistata dal Guardian, ha raccontato il terrore di quella mattina del 1945, quando aveva appena dieci anni:

“L’aria era piena di fumo, faceva un caldo terribile. I volti dei sopravvissuti erano sfigurati al punto da non volerli guardare, ma dovevo farlo”.

Hiroshima ricorda gli 80 anni dall'atomica: leader da 120 Paesi e monito contro le armi nucleari
I sopravvissuti alla bomba, noti come hibakusha

Niiyama non ha mai ritrovato il padre, probabilmente incenerito insieme ai colleghi della banca in cui lavorava. La donna, oggi novantenne, ha spiegato che per anni molti hibakusha hanno taciuto per paura di discriminazioni, come l’impossibilità di sposarsi o trovare lavoro, e per il pregiudizio secondo cui i figli nati a Hiroshima sarebbero stati deformi.

“Non mi piace il mese di agosto. Ogni anno, vicino all’anniversario, ho incubi. Non voglio ricordare, ma non riesco a dimenticare. Sono comunque orgogliosa di essere ancora un’hibakusha”.

Un anniversario che guarda al futuro

La commemorazione di Hiroshima, quest’anno, è stata non solo un momento di memoria, ma anche un appello politico e morale.

Il messaggio emerso è chiaro: evitare che il passato si ripeta e che la tragedia di Hiroshima e Nagasaki resti per sempre un monito, non un preludio.